Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PER CAPIRE LA SINISTRA ATTUALE BISOGNA LEGGERE MARIO MIELI, IL GENIO DEL MALE (di Matteo Fais)

Non è solo l’immagine dell’infante mezza nuda, in un post di Sky TG 24, che abbiamo visto tutti – alcuni ancora con sincero raccapriccio, grazie al cielo. Se non l’avete capito, è in atto una rivoluzione. L’artefice è lui, un uomo orribile e geniale, Mario Mieli. Se tra qualche decennio i bambini non avranno più un padre e una madre, ma solo un genitore 1 e 2 – o addirittura due padri o due madri che li concepiranno con un utero in affitto – sappiate che è tutto merito suo, di un ragazzo morto suicida a trent’anni, laureato in Filosofia e figlio della buona borghesia meneghina.

Il paradosso, quando si legge Mieli, è che non lo si può odiare, persino se si è acerrimi nemici degli studi di genere e della società a trazione lgbttina. Anzi, quell’uomo è davvero superiore, una specie di Gramsci della cultura omosessuale. Se il filosofo sardo, nella prigione fascista, riesce a concepire il più grandioso progetto di conquista del potere, a uso e consumo della Sinistra, ovvero l’egemonia culturale; Mario Mieli, nel suo delirio psichiatrico e nella posizione allora ancora marginalizzante di “checca”, prospetta e incoraggia, tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli 80, la società omo-dittatoriale che stiamo vivendo oggi, palesemente orientata verso l’accettazione della pedofilia.

È la sua tesi di laurea, successivamente rielaborata per la pubblicazione, Elementi di critica omosessuale, il caposaldo del pensiero che vediamo trionfare di questi tempi, dallo scandalo di Bibbiano alle cure ormonali che bloccano lo sviluppo di un bambino, fino ad arrivare a queste contorte forme di famiglia che vanno diffondendosi e che presto saranno maggioranza.

La Summa Theologiae del pensiero LGBTQ, il primo libro di Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, originariamente stampato da Einaudi e ora distribuito da Feltrinelli

Una delle idee più perversamente affascinanti del testo – sapientemente espressa sottotraccia – è che il nuovo omosessuale non si deve limitare ad accampare il diritto alla sua sessualità, ma ha la missione di trasformare l’essere umano in un’entità a metà tra l’uomo e la donna, il trans appunto. Il concetto è meno semplice di quanto sembri. Per il filosofo milanese, ognuno di noi ha una sessualità poliforme, come il bambino nella concezione freudiana, e i cosiddetti generi sono caratterizzati da divisioni meno nette di quanto si ritenga (“transessualità la disposizione erotica polimorfa e ‘indifferenziata’ infantile, che la società reprime e che, nella vita adulta, ogni essere umano reca in sé allo stato di latenza oppure confinata negli abissi dell’inconscio sotto il giogo della rimozione. Il termine ‘transessualità’ mi sembra il più adatto a esprimere, a un tempo, la pluralità delle tendenze dell’Eros e l’ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo”).

Il punto è chiaro: in verità non siamo né maschi né femmine e dobbiamo essere liberati dall’eterosessualità imposta dal capitalismo – manco a dirlo, il pensatore in questione è ovviamente un marxista. E, non per niente, oggi come oggi, l’élite dominante sinistra – di cui Mieli era in una certa misura parte – spinge sempre più per l’androginia e per certe pratiche già menzionate, a base di ormoni, tutte gloriosamente contro natura.

Fin qui, saremo ancora nei limiti dell’aberrante accettabile, ma il pensiero di questo geniale coprofago – eh sì, era anche questo – non si accontenta certo di simili risultati. Del resto, sostenere che “presso la maggior parte delle persone l’omosessualità è latente”, o quantomeno che esiste un componente tale, sarebbe una banalità.

È fin dalle prime pagine che l’idolo incontrastato dell’attuale Sinistra arcobaleno e petalosail meglio di sé. Leggete cosa scrive dei bambini: “La società repressiva e la morale dominante considerano ‘normale’ soltanto l’eterosessualità – e, in particolare, la genitalità eterosessuale. La società agisce repressivamente sui bambini, tramite l’educastrazione, allo scopo di costringerli a rimuovere le tendenze sessuali congenite che essa giudica “perverse” (e, in realtà, si può dire che ancor oggi vengano considerati ‘perversi’ più o meno tutti gli impulsi sessuali infantili, compresi quelli eterosessuali, dal momento che ai bambini non viene riconosciuto il diritto di godere eroticamente). L’educastrazione ha come obiettivo la trasformazione del bimbo, tendenzialmente polimorfo e ‘perverso’, in adulto eterosessuale, eroticamente mutilato ma conforme alla Norma.”

Ancora il suo pensiero appare unicamente ambiguo ed espresso un po’ confusamente, ma basta andare avanti di poco perché tutto si chiarisca. Ed è come fare un passo oltre e finire dritti in un pozzo nero: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una ‘vita’ latente. La pederastia, invece, ‘è una freccia di libidine scagliata verso il feto’ (Francesco Ascoli)”.

Non so cosa ne pensi il lettore, o se affiderebbe suo figlio a un individuo simile – o a quelli che ne hanno fatto un simbolo. Certo, la complessità del suo pensiero non può essere ridotta a tre citazioni, né la dimensione palesemente provocatoria dei suoi scritti sminuita. Io mi limito a segnalare che il filosofo in questione è idolatrato da folle di persone che girano col loro carnevale, per le piazze d’Italia, tra uomini in perizoma, festoni, e gente al guinzaglio. Tra parentesi, non parliamo di un Pasolini che specula contro la società dell’omologazione capitalistica e che, incidentalmente, è anche un pederasta. No, Signori. Mario Mieli ha edificato sé stesso sull’aberrazione più immonda. Traete voi le vostre conclusioni…

Matteo Fais 


L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A settembre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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