Il Detonatore

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Che cos’è, oggi, l’antirazzismo

Le scene più sconvolgenti delle proteste antirazziste non sono le vetrine rotte, le auto in fiamme o i saccheggi, bensì quelle che hanno come protagonisti gruppi di uomini e donne bianche che, volontariamente, baciano i piedi dei neri chiedendo perdono per il razzismo della società occidentale. In alcuni video, si vedono comitive di militanti progressisti che, inginocchiati davanti a dei neri, recitano un rosario antirazzista e implorano pietà per le loro colpe razziali. Non bastava più genuflettersi davanti agli extra-europei in modo simbolico, ad esempio eliminando i crocifissi dalle aule scolastiche o censurando le opere letterarie considerate offensive verso le «minoranze», ora bisogna prostrarsi anche fisicamente, possibilmente in pubblico o, se siete un conduttore della televisione, in diretta nazionale. Sembra di essere tornati al Medioevo, al tempo dei flagellanti e degli scudiscianti, dei predicatori fanatici che attraversano le vie battendosi la schiena con la sferza. Nei secoli passati ci si frustava per penitenza e devozione verso Dio, oggi lo si fa per il «Nero platonico», dal quale discendono i tanti neri empirici che incontriamo per strada.

L’africano, possibilmente migrante e musulmano, è il messia della religione secolare dei diritti umani. Una figura luminosa (pur nella sua pelle nera), sacra, venuta a guarirci dal dramma dell’omogeneità etnica e culturale. Al tempo stesso, è anche il martire della Storia, la vittima prediletta della crudeltà europoide davanti al quale i bianchi devono prostrarsi mille volte. Quella degli antirazzisti è una setta parareligiosa e manichea, divide il mondo in due principi: il Bene e il Male, il Bianco e il Nero, dove, almeno per questa volta, il Bene coincide col Nero. Sul primo volume della rivista “La difesa della razza”, appariva un giovane statuario col volto deturpato da una macchia scura, oggi quella macchia è un simbolo di redenzione. L’uomo bianco deve contaminarsi, meticciarsi, mescolarsi, centrifugarsi se vuole liberarsi dalla colpa di aver plasmato il mondo. Se per genocidio intendiamo la sistematica distruzione di una popolazione, allora l’antirazzismo oicofobico è genocidario. Auspicando la scomparsa dei bianchi, la loro centrifugazione col mondo africano, non si pongono, nella sostanza, obiettivi diversi da quelli dei neonazisti.

I militanti del Nuovo Ordine Razziale sognano la scomparsa di un fenotipo e di una cultura, quella di Omero e Platone, di Dante e Cervantes, di Michelangelo e Bach. Tutti «bianchi», quindi non così «geniali» ma sicuramente «oppressori». L’antirazzismo militante, gnostico, estremista, antioccidentale è un progetto criminale ammantato di «bontà». Ufficialmente lavorano per un mondo più «giusto» ed «equo». Sotto la superficie patinata, covano un odio che brucia come un forno crematorio. A volte, però, il loro odio tracima e allora, come in queste ore, abbiamo linciaggi di bianchi, aggressioni a poliziotti e vandalismo culturale. Trattasi di una violenza catartica, purificatrice, orientata a salvare il mondo dalla nefasta presenza degli occidentali e delle loro creazioni. Una siffatta aggressività trova la sua legittimazione negli obiettivi che si pone: ritorna il fantasma della «violenza che metterà fine a ogni violenza». Della Prima Guerra Mondiale si diceva che avrebbe posto termine a ogni conflitto, la guerriglia razziale globale si è data una missione più alta: sradicare la peggiore civiltà che sia mai esistita e istituire un nuovo paradiso in terra, un eden di neri o meticci. È l’antico sogno rivoluzionario e pantoclastico di rifare un mondo sbagliato. Ogni regime totalitario ha portato avanti il proprio processo di riscatto del presente rendendo criminali delle identità precise. Per la moderna setta della lotta al razzismo, se sei un maschio bianco occidentale eterosessuale, devi essere cancellato o rieducato. Come osi appartenere alla stirpe dei colonialisti? Fare ammenda diventa un obbligo sociale, una necessità per essere accolti fra i «benemeriti dell’Umanità». L’antirazzismo è il nuovo totalitarismo che avanza, deciso a pavimentare il mondo per l’utopia.

Davide Cavaliere

Un commento su “Che cos’è, oggi, l’antirazzismo

  1. Ma se invece di genufletterci, di chiedere perdono e pietà per il male fatto dai bianchi , agissimo con intelligenza e cercassino di aiutare questa povera gente che ,dobbiamo riconoscerlo, non è riuscita mai ad alzarsi e a fare qualcosa di sano e di utile per il loro paese , se non fuggire da esso per raggiungere un mondo falso: il nostro che li rende idoli e schiavi cone tante altre volte ha fatto!

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