Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – A SCUOLA CON LA MASCHERINA? NO A UNA GENERAZIONE DI SPAVENTATI (di Matteo Fais)

Cinque ore con la mascherina! Così vorrebbero alcuni. Oppure, un metro di distanza in classe. E poi, il dimezzamento dei posti sugli autobus che portano i bimbi a scuola. 

Avanti di questo passo, ai maschietti imporremo pure la gonnellina e lo smalto sulle unghie. E si può solo immaginare le femminucce, poverine, istigate nelle loro fragilità, che genere di donne diventeranno, o come si comporteranno un giorno in sala parto. 

Che generazioni andremo a formare? Spaventati, ansiosi, timorosi di ogni morbo. Come potranno affrontare questa giungla che li attende? 

Cresciuti in una pace meschina e aliena a qualunque eroismo, come potranno i ragazzi opporre alla violenza del mondo la sola risposta possibile, una violenza ancora più forte. E le ragazze, santo cielo, le ragazze! Già perse da decenni dietro estetiste, manicure, e depilazione totale della figa. Che ne sarà di loro? Almeno per la prima metà del ‘900 le nostre nonne, quasi tutte, hanno dovuto fare i conti con la morte di un bimbo al momento del parto o poco dopo. Spesso, quella che oggi sarebbe appena una ragazzina di vent’anni, aveva già visto uscire da sé una creatura senza vita, fatto i conti con la brutalità dell’esistenza. Non c’erano neppure riscaldamenti, scaldabagni. 

Oggi, se partono due schiaffi, si convocano genitori, assistenti sociali, psicologi, medici, pedagoghi e altri paraculi vari. Si parla pure di bullismo. In compenso, quello stesso studente, una volta uscito dall’università, scoprirà che per lui ci sono solo lavori del cazzo, retribuzioni che fanno apparire il Reddito di Cittadinanza una buona posizione sociale. E, ovviamente, nessuno che reagisca. Sapete perché? Perché abbiamo messo in testa a questi poveri infanti che non bisogna mai replicare alla forza con la forza, ma solo subire e rivolgersi al medico dell’anima, al Dirigente Scolastico, ai vari ingranaggi della Burocrazia travestiti da fattucchiere dei buoni sentimenti. 

E vedrete cosa accadrà tra un po’, dopo qualche anno di mascherine. Abbiamo avuto la generazione snowflake, fiocco di neve, ma si preannuncia una di castrati totali. Dopo il terrore delle malattie veneree ereditata dai loro genitori, questi aggiungeranno al novero delle paranoie il timore quotidiano di un maligno e invisibile microrganismo che può colpire da un momento all’altro, in modo silente. Pensate un po’ che manipolo di cagasotto che ci troveremo tra i piedi. Inutili a sé stessi e al mondo, si conosceranno unicamente a mezzo web e, se mai dovessero incontrarsi per scopare, lo faranno solo previa presa di visione di cinquanta tra test e tamponi. L’Altro non dovrà mai più essere un rischio. La disumanizzazione totale dell’uomo si fa sempre più vicina. Tra vent’anni rimpiangeremo i vecchi e cari schiaffi della Maestra, la punizione dietro la lavagna, le botte in cortile, le sigarette in bagno, una vita che era orribile ma era ancora vita.

Matteo Fais 

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A settembre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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