Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ILARIA SALIS – SORVEGLIARE E PUNIRE  (di Matteo Fais)

È stato il filosofo francese Michel Foucault a porsi l’annosa domanda “È davvero necessario essere puniti?”. La risposta è semplice, dolorosa, ma inequivocabile: SÌ! Senza punizione, la società non esiste. Torneremmo altrimenti allo stato di natura, al homo homini lupus.

Eppure, al contempo, è necessario che l’ammenda sia proporzionata e, poiché lo Stato è il supremo giudice etico, che questa non sfoci mai nella sopraffazione gratuita. Per tutti questi motivi, se vero quanto detto, ciò che sta accadendo a Ilaria Salis è inaudito, roba da Terzo Mondo, da gulag comunista.

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Certo, se la donna in questione ha procurato le ferite che si vedono in alcune foto che, da giorni, circolano sui social, sul presunto neonazista, deve pagare – pagare caro. Tanto più che si sarebbe recata in un altro Paese per imporre la sua idea di giustizia, la qual cosa è certo da scoraggiare in ogni modo.

Volendo sarebbe anche giusto, qualora risultasse colpevole, per assurdo, chiuderla in una stanza con l’aggredito e lasciare che le cose facciano il proprio corso. Alla fin fine, tutto sarebbe meglio del trattamento disumano descritto nella sua lettera. Se veramente lei ha cercato di uccidere, che le si renda la pariglia e tanti saluti. La risposta non può, a ogni modo, mai essere sproporzionata rispetto all’attacco subito.

Insomma, ben lungi dal giustificare la quarantenne detenuta in Ungheria – che, se ha fatto ciò che ha fatto, è ragionevole dubitare che sia nella posizione di insegnare a dei bambini. Però, non si può neppure tornare alla punizione fisica che si è conosciuta nei secoli passati e, meno che mai, alla tortura non legale, frutto dell’arbitrio che vige nelle carceri di tutto il mondo.

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Ha ragione, infatti, Vittorio Feltri (https://www.ilgiornale.it/news/attualit/detenzioni-disumane-anche-italia-2276446.html) a sostenere che i nostri istituti penitenziari non sono meglio per tanti versi. Il punto è che proprio tale presa d’atto dovrebbe portare a ridiscutere tutto il sistema della carcerazione.

Dovrebbero essere gli Italiani a farlo, nella consapevolezza che la possibilità di ritrovarsi a guardare il sole a scacchi potrebbe riguardare ognuno di loro, che si tratti di colpevoli o innocenti. Basterebbe una minima misura di empatia.

I diritti umani devono valere per tutti e ciascuno dovrebbe indignarsi ogni volta che vengono calpestati. Voltarsi dall’altra parte, fare finta di non sapere o, peggio ancora, non voler sentire, non sono atteggiamenti che ci porteranno lontano. Salvo che poi, qualora dovessimo trovarci nella situazione, non avremmo scuse da accampare per difendere la nostra misera situazione.

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Inutile anche sostenere che in altri Paesi vige un altro costume, diverse regole e via dicendo. Pazienza! Se le loro regole sono sbagliate e assurde, gli imporremo le nostre a cannonate. Questa stronzata, secondo cui ciò che avviene in un altro posto non dovrebbe riguardarci, è surreale. Se in un Paese altro è ammesso torturare i bambini, noi che abbiamo fatto della salvaguardia dell’infanzia un valore – e l’abbiamo fatto a ragione, non per capriccio – dobbiamo assolutamente far valere tale principio. Ok la tolleranza e il relativismo, ma finché questi non comportano la sofferenza umana.

Nel caso di Ilaria Salis è necessario muoversi e farlo in fretta proprio perché siamo democratici e la democrazia implica una clemenza massima verso il dissenso, una superiore comprensione anche rispetto alla sua brutalità.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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