Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’UOMO IN CRISI SI SALVERÀ NON TORNANDO A ESSERE BARBARO, MA ACCETTANDO L’INCERTEZZA (di Matteo Fais)

È sempre così: quando un certo gruppo sociale si sente messo in discussione, inasprisce il proprio modo d’essere fino a rasentare il ridicolo, parodiando sé stesso. Il maschio, ingiustamente posto all’angolo, trattato come un inutile fardello, addirittura demonizzato, si sente al tramonto e giustamente rivendica i propri diritti, lo spazio negato, le conquiste garantite alla civiltà oggi colpevolmente sminuite.

Tanto per parlarci chiaro, questa è la condizione dell’uomo nei nostri tempi. Il pensiero – si fa per dire – woke e la cancrena femminista lottano per marginalizzarci, castrarci, ridurci a una posizione di inferiorità. In realtà, quei miserabili bastardi privi di coglioni sanno benissimo che senza di noi il mondo, per come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi, non esisterebbe. Chi è stato relegato in cucina ci è finito perché mancava di forza e coraggio, spalle e palle – e, tra parentesi, pure tra i fornelli, fino a prova contraria, i migliori siamo noi, c’è poco da fottere, sorelle!

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Ma, a fronte del fatto che le signore private del nostro supporto non riuscirebbero neppure ad aprire un barattolo di sottaceti, questo non è un buon motivo per farsi travolgere dalla paura e, come suggerisce qualche cazzone insicuro, scegliere la barbarie, la tribù, l’esibizione della muscolatura, un cinismo posticcio e ostentato – o come hanno affermano certi seguire questa via: https://www.ilgiornale.it/news/luomo-crisi-si-salver-se-torner-essere-barbaro-2267727.html.

La virilità è altro da tale patetica messa in scena di chi cerca di distinguersi da quel cantante e influencer, che indossa tatuaggi e smalto sulle unghie, opponendo pose da bodybuilder pompato a steroidi – così come non ha niente a che fare con chi piagnucola per la crudeltà, o presunta tale, delle donne. Un uomo è uomo perché soffre da maschio, piange e soccombe senza mai mettere da parte la dignità di chi ha fatto suo il proprio destino.

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Basterebbe aver letto certi scrittori per capirlo, l’Hemingway di Il vecchio e il mare, Addio alle armi e via elencando. Oppure, ci sarebbe Andre Dubus, quello di Non abitiamo più qui, Il Tenente, Il padre d’inverno. Tutta gente che certo non diceva di no a una birra, o a un bicchiere di vino, né si pitturava intorno agli occhi. Qui si parla di maschi come non ne fanno più, gente a cui non bisogna frugare a lungo nelle mutande per trovargli i coglioni.

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Persino Socrate, che certo non era campione nella caccia alla fica, sapeva quando era il momento di puntare i piedi, prendere posizione e difendere le proprie scelte in faccia alla Città, pur scambiandosi effusioni con Alcibiade. Quando c’è stato da bere la cicuta, ha dimostrato come muore un vero uomo, ovvero non scappando come uno squallido vigliacco (“Non dici bene, amico, se ritieni che un uomo, che possa essere di qualche giovamento anche piccolo, debba tener conto anche del pericolo della vita e del morire”, Apologia di Socrate).

Insomma, chi ha veramente a cuore la propria virilità non la sente minacciata da questi quattro poveracci che parlano di Biancaneve vittima del sessismo e del patriarcato. Certo non scende al loro livello ridicolo, non si trasforma in una macchietta. Accetta all’occorrenza l’incertezza momentanea di un tempo che vorrebbe eliminarlo, combattendo con le unghie e con i denti, cammina con passo fermo sulle rovine di un mondo che sta crollando.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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