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OCCIDENTE, RUSSIA, STATI ISLAMICI – QUALE MODELLO SEGUIRE? (di Andrea Sartori)

Le critiche alla società occidentale stanno diventando un refrain piuttosto comune nella cosiddetta area del dissenso. Se a Sinistra un certo terzomondismo è stato sempre di casa, lascia più esterrefatti questa fascinazione anti-occidentale nei difensori delle radici cristiane o romane del Vecchio Mondo. 

Questo è dovuto certamente a diversi fattori legati alla politica attuale: una classe dirigente impresentabile, un Pontificato debole e che fa acqua da tutte le parti e anche una svolta autoritaria sia politica che culturale durante l’era del Covid. A ciò si aggiunge la fascinazione fortissima verso la Russia, che rappresenta un buon compromesso tra Civiltà Occidentale (perché la civiltà russa le appartiene culturalmente) e una certa forza rappresentata dalla figura carismatica del Presidente Putin, contrapposto alle deboli leadership euroamericane e vaticane.

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Ma la questione va esaminata più a fondo. Quali modelli alternativi validi ci sono a Est e a Sud? Discorso complesso perché le civiltà vanno considerate nel loro insieme, e spesso molti restano abbagliati da un’immagine che si sono costruiti.

Partiamo dalla Russia, che conosco per averci vissuto. Al di là di Putin e della forza militare, quale modello porta? Attenzione, la Russia è pur sempre la terra dei Dostoevskij, dei Mendeleev, dei Lomonosov, dei Tchaikovsky e dei Tarkovskij. Un Paese dalla cultura ricchissima e, tuttora, con alto tasso di istruzione, più di Usa, Cina e Uk. Lì, certo, non mancano i cervelli sopraffini che però scappano, e non solo per evitare la coscrizione. Pavel Durov, il creatore di Telegram, sta a Saint Kitts e Nevis e non ha intenzione di tornare in patria, in quanto “incompatibile col business di internet”. 

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Dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, i migliori cervelli si sono subito recati altrove. I personaggi più in vista del Paese sono grossi oligarchi delle materie prime, che certo, sono importanti, ma se non sai dirigere tali settori verso l’innovazione resti all’età della pietra. I docenti universitari hanno stipendi da fame, quindi abbiamo pochi studi. Il cinema è da anni dominato dal filone bellico alla John Wayne e basta. E, dietro la tradizione di Dugin (autore considerato più in Italia che nel suo Paese), si cela in realtà un turbocapitalismo fatto di corruzione e anche di un certo gangsterismo, per quanto non più ai livelli allucinanti dei tempi di Eltsin. Ed è anche triste constatare questo declino, vedere che nella terra dei Dostoevskij e dei Tolstoj non vi siano più tali figure.

Il mondo islamico è messo ancora peggio. Fatta salva la pietà per chi ha subito guerre atroci come la Siria e ora la Palestina, abbiamo una galassia che sta cercando faticosamente di risollevarsi, ma è ancora dominata dalla nefasta dicotomia dittatura militare o teocrazia. Tertium non datur. Nonostante la gioventù araba sia una delle più vivaci intellettualmente, ma anche qui i migliori devono venire in Occidente per fiorire.

La Cina è un candidato più credibile sulla questione innovazione scientifica. Ma chi nel 2020 si rifiutava di portare mascherine si ricorda che l’idea del controllo digitale è stata implementata proprio dalla Repubblica Popolare Cinese, con il sistema dei crediti sociali?

Che l’Occidente attuale non sia un granché non ci piove, ma dopo che lo si è criticato bisogna proporre un modello alternativo per risultare credibili. Non è che, a causa di scienziati che si sono prostituiti al potere politico, la scienza possa essere condannata tout court. E invece si assiste a questo fenomeno: l’odio verso la scienza e la cultura in quanti tali, asserendo che i laureati non servono a nulla, meglio avere i muratori. E spesso i giovani russi o arabi colti sono malvisti dal destroide perché, essendo istruiti, sono naturalmente portati ad essere quantomeno critici verso il loro sistema politico e sociale.

I Paesi con più laureati al mondo sono Corea del Sud, Canada, Giappone e Lussemburgo; quelli con meno il Burundi, Mali, Mozambico, Burkina Faso e Madagascar. Quale modello seguire?

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Ma l’Italia è già un Paese sulla via del Terzo Mondo, dato che è la Nazione con meno laureati in Europa. Ho sentito personalmente, all’Ufficio Immigrazione, lamentarsi dell’arrivo di informatici russi, perché sarebbe stato meglio se si fosse trattato di manovalanza.

Il terzomondismo ha senso solo se inteso che il Terzo Mondo possa diventare come noi, e non noi come lui. Lo stesso difetto del marxismo che non intende dare all’operaio la possibilità di elevarsi come sarebbe giusto, ma di abbassare il ricco o l’istruito a livello dell’operaio. Cui prodest?

Andrea Sartori 

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L’AUTORE

Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)

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