Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ABBASSO LA SCUOLA DI STATO (di Alex Vön Punk)

“La scuola è finita per l’estate/ la scuola è finita per sempre/ la scuola è stata fatta a pezzi/ Niente più matite/ niente più libri/ niente più brutti insegnanti, si!” (Alice Cooper – School’s Out)

Mattino presto, con gli occhi aperti da poco, il sole che filtra dalle finestre. Tutti immobili, seduti, braccia conserte, composti.

Tutti in piedi per il saluto e poi di nuovo seduti, sguardo fisso davanti. Il suono della campana, 20 minuti d’aria, ma sotto stretta osservazione da parte dell’autorità.

Poi di nuovo si riparte, la routine, standardizzati come automi, immobili, seduti, braccia conserte, composti.

Tutti in piedi per il saluto e poi ancora seduti. Di nuovo una campana, è l’ultima. In fila ordinati fino all’uscita, siete liberi fino a domani.

Fate tesoro di ciò che avete imparato, la disciplina quasi militare, l’inquadramento, il rispetto della gerarchia. Tutto ciò vi servirà per divenire bravi consumatori/produttori disciplinati, in questa società.

Non è una caserma, anche se la può riecheggiare. È la scuola di Stato, sono prigionieri ma non sono carcerati, sono alunni, ma sembrano militari. Ecco la verità!

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Ai ragazzi si ordina di restare immobili, castrando la loro vitalità. Li si obbliga a reprimere e soffocare la naturale spinta alla vivacità – ogni esplosione di quest’ultima viene punita come insubordinazione. Si pretende dai giovanissimi la religiosa e teocratica seriosità, si esige il medesimo comportamento del docente, adulto, pagato e incaricato a svolgere quel ruolo che assolve con fare pretesco e servile. In buona sostanza, l’istruzione così concepita ha come risultato la soppressione dell’immaginazione e l’accettazione del “servizio”. Ironia della sorte, scuola deriva dalla parola scholé, che in greco significa ”ozio, riposo”, niente di più distante dalla caserma, dal produttivismo disciplinato.

Infatti, come ci rammenta il pedagogista Ivan Illich, “Quasi tutto ciò che sappiamo lo abbiamo imparato fuori della scuola. Gli allievi apprendono la maggior parte delle loro nozioni senza, e spesso malgrado, gli insegnanti. Ma il tragico è che i più assorbono la lezione della scuola anche se a scuola non mettono mai piede. È fuori dalla scuola che ognuno impara a vivere. Si impara a parlare, a pensare, ad amare, a sentire, a giocare, a bestemmiare, a far politica e a lavorare, senza l’intervento di un insegnante.” (Descolarizzare la società, Mimesis, 2019). 

La scuola non è bella, non è umana, non è libera e viene vissuta come una condanna, una costrizione, specialmente dagli spiriti liberi. A tal proposito, è di rilievo sottolineare come molte personalità influenti, che hanno contribuito al benessere della società, abbiamo avuto spesso un rapporto di forte conflittualità con l’istituzione e l’autorità scolastica. Thomas Edison aveva fama di studente incapace e improduttivo; Bill Gates hackerò il computer della scuola e cominciò a usarlo gratuitamente (all’epoca era a pagamento); Steve Jobs trovava le lezioni dell’Università noiose e decise di abbandonare, per seguire solo i corsi che riteneva interessanti.

Un esempio peculiare è il caso finlandese descritto nel documentario Where to Invade Next di Michael Moore. Lì, hanno dato vita ad un sistema di istruzione municipale, face to face, progressista e umanista, basato sull’insegnamento di Maria Montessori e John Dewey. Il sistema finlandese è fortemente decentrato, riportando il potere decisionale a livello locale. Le responsabili dell’istruzione sono le municipalità che si occupano direttamente anche del finanziamento.

La lezione frontale gerarchica è stata abolita. Sono gli studenti stessi che spiegano, per esempio, un’opera, oppure vengono utilizzati supporti audiovisivi o vere e proprie situazioni recitate. Dopodiché la classe, divisa in piccoli gruppi, è chiamata a intervenire descrivendo la propria impressione, rendendo così lo studente parte attiva del processo di apprendimento, che diviene tale solamente se la conoscenza è interpretata attivamente da chi apprende. L’educazione si muta quindi in “rapporto” di interscambio, rifiutando la passiva ricezione.

Non si tratta ancora di una struttura libertaria, ma siamo comunque distanti anni luce dalla caserma italiana che vuole educare giovani pionieri. Non è un caso il paragone con l’organizzazione dei pionieri sovietici, perché nel capitalismo di Stato sovietico il fine era il produttivismo. La scolarizzazione di massa nasce proprio con questo presupposto di formare il cittadino-lavoratore, non più creativo, ma commisurato allo Stato industriale. Pertanto, la critica radicale si è spesso scagliata contro il potere politico esercitato nei confronti della scuola: “Uno dei primi argomenti avanzati è che una scuola pubblica nazionale controllata dallo Stato conduce inevitabilmente al tentativo di produrre cittadini che obbediscano ciecamente agli ordini di questo Stato, cittadini che sostengano l’autorità del Governo anche quando è contraria alla ragione e all’interesse personale e che assumano un atteggiamento nazionalistico del tipo «la mia Patria nel bene e nel male»” (Joel Spring, L’educazione libertaria, Elèuthera editrice, 2015).

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Lo smantellamento dell’educazione tradizionale, è da considerare come uno dei tasselli fondamentali per un’evoluzione progressiva e civile della società umana.

Liberiamo i ragazzi, liberiamo i bambini, lasciamo campo ibero alla loro vitalità e creatività. Togliamo i tentacoli del Leviatano dalla loro mente.

Il nuovo anno scolastico è appena iniziato ma, come canta Alice Cooper, è il momento di far chiudere la scuola – questa scuola – per sempre.

Alex Vön Punk

Emailvonpunk@tutanota.com

Telegram: @VonPunk


L’AUTORE

Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelanceagitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.

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