Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – RISCOPRIRE IL PENSIERO LIBERALE – (di Davide Cavaliere)

Il liberalismo ha fatto la storia dell’Europa e, dunque, della civiltà occidentale. Eppure, al momento, non gode di una buona reputazione. Dopo la crisi finanziaria di tredici anni fa, il liberalismo viene accostato in modo critico ed erroneo al cosiddetto “neoliberismo”.

Di fronte alle sfide della modernità liquida, la Destra ha preferito rivolgersi all’analisi marxista e al socialismo “tricolore”, dimenticando una nobile e antica tradizione che va da John Locke a Isaiah Berlin. Bisogna sgombrare il campo da una serie di equivoci e pregiudizi che circondano il pensiero liberale.

Il liberalismo non implica il neoliberismo. Quest’ultima ideologia è antipolitica e pretende di risolvere i problemi della società attraverso i meccanismi impersonali del mercato. Il neoliberismo subordina il fenomeno politico a quello economico, riducendo il reale ad un’azienda da amministrare in modo efficace. Al contrario, il liberalismo classico è fortemente politico. Esso possiede una concezione dell’uomo vicina a quella di Aristotele, cioè come “animale politico”. Le riflessioni dei padri del liberalismo muovono da considerazioni realistiche in merito all’essere umano e alla storia.

Pensatori come Locke, de Tocqueville, Constant, Croce e Hayek, non hanno mai teorizzato un liberalismo che cali dall’alto o una società retta da regole economiche e norme giuridiche, bensì un liberalismo che emerga delle spontanee relazioni tra individui, dal basso.

Il pensiero liberale classico ha sempre nutrito un profondo scetticismo verso le utopie, lo storicismo, la pianificazione e l’ingegneria sociale. Isaiah Berlin è stato tra i più incisivi critici dello scientismo e della tecnocrazia di matrice illuminista e positivista. L’austriaco Hayek si è scagliato contro la mentalità costruttivista – l’atteggiamento tipico di chi ritiene che la realtà sociale possa essere costruita come una macchina. Ha sfidato il dogma scientista sulla possibilità di applicare il metodo scientifico alla studio della società.

Sulla scia dei pensatori della Scuola scozzese, Adam Smith e Adam Ferguson, Hayek ha difeso “cosmos” – l’ordine spontaneo che sorge dalla libera interazione degli individui – contro “taxis”, ovvero l’ordine artificiale imposto dall’alto. Il liberalismo è nemico dei grandi edifici razionalisti, disincarnati dalla storia, fabbricati a tavolino e fatti calare dall’alto sui popoli.

Margaret Thatcher e Ronald Reagan sono stati i rappresentanti del suddetto liberalismo, attento alle libertà individuali e alla memoria delle nazioni. Il loro liberismo era orientato ai commercianti, ai bottegai, ai produttori e non alla finanza internazionale.

Una Destra seria ha bisogno del pensiero liberale, non nella sua versione ottimista e aziendalista, ma in quella scettica e realista, che ha fiducia nell’ordine spontaneo e diffida delle strutture tecniche e burocratiche. Come scrisse Isaiah Berlin: “non sono mai stato tentato, nonostante la mia lunga devozione alla libertà individuale, di marciare con chi, in suo nome, rigetta l’appartenenza a una particolare nazione, comunità, cultura, tradizione, lingua: la miriade di aspetti inanalizzabili che stringono gli uomini in gruppi identificabili”.

Facciamo nostro il liberalismo di Berlin e di Hayek.

Davide Cavaliere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *