Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

DOVETE, PURTROPPO, PRENDERLA SUL SERIO, PERCHÉ È VALENTINA NAPPI LA VERA “PENSATRICE” DELLA SINISTRA (di Matteo Fais)

La questione è tragica e pure seria – molto seria. Se Il secondo sesso di Simone de Beauvoir l’hanno letto 40 docenti delle diverse facoltà di Filosofia sparse per lo Stivale e 400 studentesse, durante il corso di Filosofia Politica sul Femminismo, tre quarti del mondo cerca notizie su Valentina Nappi e, tra un pompino e una gangbang, molti si imbattono nei suoi aforismi disseminati sul web, come tanti post-it appiccicati sul frigorifero da una casalinga in preda al calore.

Fuor di dubbio, questi sono aberranti tanto quanto il suo culo ha la forza di risvegliare i morti. Ma, appunto, il problema non sono le sue natiche, né il suo lavoro, bensì ciò che dice in preda a un delirio in cui mescola Mao Tse-tung, Stalin, Hitler, in una sorta di pantano spermatico con reminescenze del peggior Platone nemico della società aperta, ovvero quello di La Repubblica.

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Nessuno sa se la Nappi creda davvero in quello che dice, se scriva sotto dettatura o se le sue esternazioni siano sentite come la partecipazione durante i rapporti sessuali di fronte alla telecamera – cioè molto poco, a meno che non soffra di secchezza vaginale. Sta di fatto che vi è qualcosa di profondamente inquietante in certe sue dichiarazioni.

Da un paio di giorni, vi è per esempio questo pensiero che gira vorticosamente sui social e che vale la pena di riportare per esteso: “I bambini non dovrebbero essere educati dai genitori o da piccole comunità, ma dallo Stato. Stato che non dovrebbe essere laico ma ateo, cioè dovrebbe avere come principi costituzionali l’ateismo di stato, il razionalismo e il positivismo”. Qui, la pornostar più famosa tra gli italiani fa sostanzialmente un colossale endorsement alla proposta recentemente avanzata dal PD dell’asilo di Stato, un’idea di bolscevica memoria e non per niente attuata anche in Corea del Nord, per sottoporre i futuri cittadini, fin da piccoli, alla propaganda. Farebbe inoltre sorridere, se non fosse per la scarsa cultura che denota, il suo amore sperticato e vagamente osceno per il Positivismo, un movimento filosofico di esaltazione della scienza risalente nientemeno che all’800 – insomma, metaforicamente parlando, a livello intellettuale, sembra uno di quei filmati porno in cui le ragazzine vanno con i vecchiacci. Manco a dire il Neopositivismo! No, proprio necrofilia filosofica!

Ma non finisce qui, perché la Nappi è così, come nel sesso: anche quando i buchi sono pochi, come le idee, lei ci fa entrare il più possibile, come spiattella concetti in micidiale sequenza.

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“L’educazione dei bambini è politica. Anche quella dei tuoi figli lo è, e pertanto è affar mio. L’educazione dei tuoi figli è anche affar mio, la devo decidere anche io”, asserisce la nostra. Niente di male, verrebbe da dire, a ogni modo, se si limitasse a fare da nave scuola, ma ho timore che la sua idea di educazione sia di ben altra natura, visto che in un altro suo tweet sostiene che “Uno Stato razionalista finanzia il porno e forma pornoattori”. Probabilmente, la pedagogia che sogna è quella tipicamente esemplificata nei filmini in cui la professoressa si fa chiavare dallo studente. Del resto, per come va a puttane il sistema scolastico, oramai pure questa sua idea perversa sarebbe da ritenere sana.

Eppure, fin qui si potrebbe pensare che si limiti a trollare, poi, invece, viene fuori che è proprio da manicomio, una specie di Mengele con un vibratore che gli pulsa nel cervello: “Eliminiamo il parto naturale, facciamo nascere tutti i bambini (in numero deciso dallo Stato) in uteri artificiali a partire da embrioni con la migliore genetica (e una certa variabilità). I bambini non avranno famiglia e saranno educati da pedagoghi e IA in resort di lusso”. Eugenetica e platonismo di bassa lega, con una spruzzata – è proprio il caso di dirlo – di briatorismo pedagogico. E chi poteva pensare che prendere cazzi, invece di farti stare bene con te stessa, portasse alla pazzia. Evidentemente, aveva proprio torto chi voleva curare l’isteria con i falli di gomma.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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