Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

THEODORE KACZYNSKI STA MORENDO DI CANCRO? UNA LETTERA DAL CARCERE (Introduzione di Matteo Fais, trad. it di Clara Carluccio e Matteo Fais)

TED È MORTO, VIVA TED… CHE HA SEMPRE AVUTO RAGIONE (di Matteo Fais)

È l’ennesimo giallo che lo riguarda. Per 17 anni, è riuscito a sfuggire al FBI, a celare la sua identità, a non far capire chi fosse e dove si nascondesse. Adesso, trapela la notizia che sia stato trasferito in una prigione del North Carolina, dove solitamente trovano spazio gli internati che vanno incontro a gravi problemi di salute e necessitano di cure, a quanto pare anche di natura oncologica.

Ed è proprio di una situazione terminale di cui si parla nella lettera dal carcere che sarebbe stata pubblica su Twitter da un suo corrispondente (voi la troverete a seguire, in originale e nella traduzione di Clara Carluccio e mia).

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Se si tratti della verità o meno, non è dato sapere. La calligrafia potrebbe sembrare la sua, o una buona imitazione. Anche il linguaggio e i vari riferimenti presenti sembrano in linea con il personaggio. La possibilità, insomma, esiste. L’uomo noto come Unabomber, del resto, ha 79 anni e dal 1996 è rinchiuso in cella. Per quanto possa essere ben trattato, è impensabile che un essere abituato alla natura selvaggia non sviluppi delle reazioni psicosomatiche dopo decenni di incarcerazione, a fronte di tutta la sua forza morale.

Purtroppo, pur con tutto il dispiace di questo mondo nel cuore, bisogna capire che Kaczynski ha solo portato alle estreme conseguenze, come sarebbe bello facesse ogni uomo, le sue convinzioni. La rivoluzione non può essere un pranzo di gala e la libertà non sarà mai senza costo. Per le proprie idee si può e si deve anche uccidere, se è il caso, consapevoli del fatto che certe azioni possono comportare delle conseguenze terribili per la propria esistenza personale, come trovarsi un giorno dietro le sbarre.

Kaczynski ha corso il rischio, ha giocato la sua partita, vincendo qualcosa e perdendo tutto il resto. Non importa: il suo messaggio sopravvive più fulgido e chiaro che mai. Per chi ancora avesse dubbi sul fatto che la società del controllo e la tecnica siano state “un disastro per la razza umana”, l’invito è guardare come stiamo vivendo da due anni a questa parte. Chiusi in casa, terrorizzati, costretti a indossare ovunque una mascherina, a mantenere le distanze, a igienizzarci come degli invasati ossessivo compulsivi. Il tutto per ordine di Stato, o meglio per una volontà sovranazionale che ha scelto la paura al fine di sferrare l’ultimo attacco mortale all’umanità: la giurisdizione totale sul corpo di ognuno.

Theodore John Kaczynski aveva ragione da vendere. La tecnica è il male. Un laboratorio dove si fanno esperimenti sui virus e sulle cure contro questi rasenta il diabolico. La possibilità che una donna porti avanti la gravidanza di un’altra, dopo averle affittato l’utero, è una perversione immonda. Il fatto che dei Governi ci impongano l’inoculazione, quattro volte l’anno, di una sostanza che poi non impedisce neppure di contrarre una malattia, è un gesto di coercizione intollerabile. Ted sapeva, Ted aveva capito. Non come gli italiani che, con in faccia un sorriso da coglioni, godono nel mostrare il proprio green pass anche per pisciare su un’aiuola.

Unabomber aveva inoltre compreso che ogni indebita intromissione nel privato, ogni assillo di pulizia del linguaggio, in nome del politicamente corretto, come di ingiunzione sanitaria, trova sponda nel pensiero della Sinistra progressista, orientata a plasmare a ogni costo un uomo nuovo che ha paura di parlare, dire, pensare, e ora anche di avere un’esistenza fisica, se non in accordo al pensiero dominante. Il borghese di Sinistra, dal suo punto di vista, non si mobilita se non per battaglie sciocche e frivole, incurante delle reali condizioni delle classi subalterne, solo per affermare il suo potere. Nessuno prima di lui aveva intuito che la Sinistra va infatti affrontata e studiata non come fenomeno politico, ma psichiatrico.

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Se un uomo così morirà, è bene sapere che sarà per una buona causa. Il suo pensiero penetra ormai ovunque e si diffonde. Anche Houellebecq, nel suo ultimo romanzo, Annientare, lo fa citare dai suoi personaggi per spiegare quanta verità ci sia nelle sue posizioni.

No, non ce la faranno a ucciderlo. Oramai, è pubblicato, tradotto e conosciuto ovunque. Ted vivrà e, con un po’ di fortuna, verrà il suo regno e sarà fatta la sua volontà.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

LA PRESUNTA LETTERA DAL CARCERE DI THEODORE JOHN KACZYNSKI (trad. italiana di Clara Carluccio e Matteo Fais)

La presunta lettera dal carcere pubblicata su Twitter.

Caro signor ****,

grazie per la tua gentile lettera del 23 Dicembre 2021, che ho ricevuto il 27 Gennaio 2022. Concludi scrivendo: “Guarisci presto, c’è ancora del lavoro da fare”.

Hai ragione. C’è del lavoro da fare. Molto lavoro. In effetti, si è appena cominciato. Ma non sarò in grado di fare granché. Non potrò “guarire presto” – né mai – perché ho un cancro in fase terminale. Non mi aspetto di vivere più di due anni, e potrei morire anche in meno di uno, quindi ciò che c’è da fare dovrà essere portato avanti da persone più giovani.

E tu? Cosa fai? Mi è stato detto che hai ordinato per me un dizionario tascabile di francese e inglese, e di ciò ti ringrazio. Ma, considerando i problemi che dobbiamo affrontare, la questione del dizionario direi che è secondaria. Hai seguito le raccomandazioni contenute nelle sezioni 28 e 29, del capitolo Quattro di Anti-Tech Revolution? Hai fatto dei passi avanti con l’organizzazione, in riferimento alla Regola (iii) del Capitolo Tre? Se vuoi organizzare ma non sai da dove cominciare, fammi sapere e ti darò alcuni suggerimenti. Non so se, poi, mi sarà possibile farteli arrivare là fuori. Non vogliamo dilettanti buoni solo per le cose più semplici. Abbiamo bisogno di persone capaci di un impegno assoluto e pronte ad affrontare qualsiasi compito, non importa quanto difficile, spiacevole o lungo questo possa essere.

Tuo in nome della Natura Selvaggia

Ted Kaczynski

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Dear Mr. ****,

thank you for your kind letter postmarked December 23, 2021, which I received on January 27, 2022. You conclude your letter with: “Get well soon. There is yet work to be done”.

You’re right. There is work to be done. A lot of work. In fact, the work has barely been started. But I won’t be able to do much of it. I’m not going to “get well soon” – or ever – because I have terminal cancer. I can’t expect to live more than two years at the outside, and I may weel be dead in less than a year, so the work will have to be done by younger people.

What about you? What are you doing? I’m told that you’ve ordered a paperback French & English dictionary for me, for which I thank you. But, seen in relation to the problems we face, the matter of the dictionary is trivial. Have you been following the recommendations in section 28 & 29 of Chapter Four of Anti-Tech Revolution? Have you made any efferts at organization, in accord with Rule (iii) of Chapter three? If you want to organize but don’t know where to begin, let me know, and I’ll give you some suggestions. But my suggestions will not be easy to carry out. We don’t want dilettantes who are ready to do only what is easy. We need people who are capable of total commitment and are prepared to take any task, no matter how difficult or unpleasant or time ensuming it may be.

Yours for wild nature

Ted Kaczynski

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