Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’ERGASTOLO A IMPAGNATIELLO E LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO (di Matteo Fais)

Dagli assassini ci protegga la Giustizia che, da coloro che restano fuori dalla galera, è meglio ci si guardi noi. Madonna Santa, a leggere i post su quella fogna di X (ex Twitter), nel giorno contro la violenza sulle donne, c’è veramente da scegliere l’isolamento sociale, specie dopo che si è saputo dell’ergastolo comminato a Alessandro Impagnatiello, per l’assassinio di Giulia Tramontano – a proposito, grazie Elon Musk per aver dimostrato quanto faccia schifo il genere umano, semplicemente lasciandolo libero di parlare.

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Inutile ricapitolare la vicenda che già conoscerete a menadito e a cui viene dato risalto non tanto per spirito di solidarietà verso quella povera disgraziata che è stata uccisa, quanto perché una certa narrazione vuole porre l’accento su gesti isolati e introdurre così questioni quali l’educazione sentimentale nelle scuole, in un subdolo tentativo di controllo del genere maschile e di ridefinizione del maschio stesso.

Non è un caso che la sorella della vittima, stando a quanto riferisce l’Ansa (https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2024/11/25/alessandro-impagnatiello-condannato-allergastolo-per-lomicidio-di-giulia-tramontano_ffaf12e8-7a65-4d98-abe2-9f0f29820796.html), dopo la sentenza, abbia partecipato a un flashmob, fuori dal tribunale, dicendo che bisogna “partire da un’educazione sociale che inizi non dalle scuole ma da una famiglia dove si impari la base, la suddivisione dei compiti. E anche come genitori, se ci si rende conto che un figlio sta assumendo un comportamento sbagliato, è lì che bisogna agire. Non lasciamo che i ragazzi diventino uomini che non conoscono il rispetto verso le donne. Prima che nelle scuole, deve nascere nell’animo della società, deve nascere in noi, per far sì che non ci troviamo qui ogni volta a sperare che una donna non sia stata uccisa perché aveva solo il desiderio di essere libera”. Insomma gli uomini sono sbagliati tutti, non solo quello a cui sua sorella ha deciso volontariamente di accompagnarsi, e la loro natura malvagia va corretta alla radice. Chi non fa autonomamente atto di pubblica contrizione è perduto.

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Anche il resto delle sue parole, certo, si inseriscono in una visione del rapporto uomo-donna che sempre più fa comprendere come evolveranno le dinamiche future, portando a una forzata divisione tra i generi – ecco perché certi discorsi vengono diffusi dai principali media (“ci sono tanti casi di donne che vorrebbero andar via, non era il caso di mia sorella, e il tessuto sociale non lo consente, non ci sono disponibilità economiche. Si rimane incastrati in questa rete in cui ci si illude che il supporto sia il proprio aguzzino. È lì che la società dovrebbe intervenire, far capire che se nelle mura c’è il pericolo nella città c’è la salvezza, che possa essere Comune, vicino di casa, che ci sia via d’uscita in una situazione dove la nostra libertà è minata”). Per farla breve, finirà che i lavoratori maschi dovranno mantenere una società di donne indipendenti con i soldi degli altri, così da non far loro mai correre il rischio di non essere pienamente libere – come se gli uomini con 1000 euro al mese, cioè la maggior parte, lo fossero, invece.

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A ogni modo, è davvero utile buttare un occhio su X per vedere le atrocità scritte dal pubblico, a suon di “Crepa”, “Marcisci in galera”, “Bastardo”, come se Impignatiello fosse davvero il demonio, mentre è solo una piccolissima porzione, una scheggia infinitesimale del male presente nella nostra Nazione, tra gente che traffica in esseri umani e sfruttatori vari – se siete in vena di indagare sulle atrocità tacitamente tollerate in questa parte di mondo, andate a domandare a una prostituta nera, che batte in strada, chi l’ha portata in Italia, chi sia stato pagato per chiudere due occhi e chi gestisce la sua permanenza; oppure, domandatevi chi produce, in Italia, le scarpe cinesi che acquistate a 10 euro, e in quali disperate condizioni lavorative. Ma, tanto, ciò alla gente importa poco perché è la società dello spettacolo a decidere su che cosa indirizzare la loro indignazione.

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Oggi come oggi tira il discorso femminista, quindi l’attenzione viene tutta ridiretta verso una serie di azioni a detrimento – più o meno grave – del femminile, facendo passare in ombra il resto, cioè ciò che nuocerebbe al vero potere. Il popolo, arrabbiato e impotente, si sfoga su X e così, poi, torna ubbidiente alla propria schifosa e miserabile vita. Le donne, in particolare, hanno il perfetto capro espiatorio a loro uso e consumo, il maschio medio.

I problemi non esistono se non nell’iperrealtà della narrazione mainstream che ognuno di noi rilancia, nell’illusione della libertà, sui propri spazi social. Inutile nascondercelo, viviamo in un gigantesco Truman Show e pochissimi se ne sono resi conto.

P.S (versione in prosa, per i soliti cretini): 1) non sto dicendo che l’omicidio della povera Giulia Tramontano sia tutta una montatura, sulla falsa riga dei dementi secondo cui Filippo Turetta non esisterebbe; 2) non sto sostenendo che l’assassinio di un essere umano – di qualsiasi essere umano – non sia qualcosa di grave; 3) sì, sto muovendo delle critiche alla narrazione femminista, non al genere femminile in sé; 4) sì, sono fermamente convinto che la vostra indignazione derivi in buona misura da ciò che i media vi fanno conoscere della realtà e che questa venga volutamente indirizzata verso certi fatti, tenendovi all’oscuro delle principali nefandezze che avvengono ogni giorno intorno a voi; 5) potete naturalmente non concordare con il mio punto di vista ma, se vi interessasse approfondirlo, il consiglio è di leggere Guy Debord e il suo La società dello spettacolo, come il Jean Baudrillard di Simulacri e simulazione.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

Un commento su “L’ERGASTOLO A IMPAGNATIELLO E LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO (di Matteo Fais)

  1. In questo Orwell insegna. I 15 minuti di odio nei confronti di un nemico immaginario ai quali si imputato tutti i Mali della società sono necessari per concedere la catarsi alle masse di pecore, che dopo aver odiato l Emmanuel Goldstein di turno potranno tornare alle loro nefandezze.

    Ma la peggiore delle nefandezze è proprio l’ignoranza.

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