Il Detonatore

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VADA AL DIAVOLO ROUSSEAU E TUTTI I SEGUACI DELLA “SALVEZZA COLLETTIVA” – VIVA LA LIBERTÀ! (di Davide Cavaliere)

Uno dei grandi pensatori del XX secolo, il liberale Isaiah Berlin, in una delle sue conferenze radiofoniche trasmesse dalla BBC e dedicate a six enemies of human liberty, riflettendo su Jean-Jacques Rousseau, afferma: «Costringere un uomo a essere libero significa costringerlo a comportarsi in una maniera razionale. Un uomo libero è un uomo che ottiene ciò che vuole; e ciò che realmente vuole è un fine razionale. Se non vuole un fine razionale, non si può dire che voglia davvero […] Io lo costringo a fare cose che lo renderanno felice. E se mai scoprirà in che cosa consiste il suo vero io, me ne sarà grato: sta qui il nocciolo di questa famosa dottrina, e dopo Rousseau non c’è stato in Occidente un solo dittatore che non abbia utilizzato questo mostruoso paradosso per giustificare il suo comportamento». 

Citazione lunga, ma necessaria, poiché illustra bene il modo di pensare tanto di coloro che hanno gestito la pandemia – imponendo vaccini e confinamenti –; quanto di quelli che alle «deformazioni» della democrazia oppongono modelli totalitari o autoritari. Ai due lati delle barricate si trovano soggetti che utilizzano il medesimo ragionamento, che consiste nel dire che gli individui non sanno quello che vogliono, dunque necessitano di una guida, di un leader supremo, di una casta di scienziati che dica loro cosa fare e pensare. 

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La convinzione di agire per il «Bene» di qualcuno – la razza, l’umanità, la Nazione, comunque un ente collettivo – è ciò che nella storia permette di opprime con la coscienza pulita. Dopotutto, proseguiva Berlin, «Non c’è alcun motivo per cui agli esseri umani si debbano offrire delle scelte, delle alternative, quando l’alternativa giusta è una e una sola». 

Gli attuali discepoli di Rousseau, perlopiù inconsapevoli di esserlo, con la loro mitologia dell’«io reale», di cui pretendono essere bocca, sono nemici della libertà e contro di loro è necessario attivare un sano e robusto liberalismo. Il compito dello Stato, infatti, non è quello di perfezionare la vita dell’individuo o armonizzare le relazioni tra i gruppi sociali, bensì assicurare le precondizioni necessarie al perseguimento di obiettivi individuali o di gruppo, oltre a controllare il conflitto sociale in modo da evitare che diventi dannoso per le libertà dei singoli. 

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Le istituzioni politiche non devono eliminare il conflitto sociale, le disuguaglianze, le insoddisfazioni personali. Non devono fare igiene sociale, né perseguire la felicità comune. L’idea di una società etica, all’interno della quale tutte le cose coesistono, è politicamente irrealizzabile. Lo Stato dovrebbe rendersi inutile, incoraggiando la libertà e l’autonomia personale, non farsi strumento di progetti palingenetici che sacrificano le persone in nome di una «salvezza collettiva» o di un presunto «bene comune»

Insomma, statalisti con nostalgia per Giovanni Gentile ed ex sostenitori del «green pass» sono mostri simili, Scilla e Cariddi. Quelli che, senza sosta, tuonano contro le restrizioni sanitarie degli ultimi due anni in nome dello Stato etico, della «Comunità», della sanità pubblica, del socialismo nazionale, di Putin, sono ideologi pasticcioni e grossolani dai quali è meglio tenersi alla larga.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

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