Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’ITALICO DISSIDENTE E LO ZAR – UN’INQUIETANTE STORIA D’AMORE

Il dissidente medio italiano che si oppone alle politiche repressive, dell’ormai fu Governo Draghi soffre di una terribile malattia. Questa lo porta ad avere abbagli e visioni, colto da eccitazione violenta confonde la realtà, ed è per questo che, mentre giustamente aborrisce le manganellate sui manifestanti italiani, elogia lo Zar che non solo non lesina vergate ai cittadini russi, ma incarcera – nella più rosea delle ipotesi – gli oppositori politici.

Se io fossi in Russia, da anti-militarista, pacifista e libertario probabilmente mi ritroverei come Dmitry Buchenkov, militante anarchico e professore universitario, costretto a cambiare università per il suo attivismo politico e sbattuto dentro per aver partecipato ad una manifestazione a Mosca, nel dicembre del 2015. Peccato che quel giorno non fosse neanche in città, ma a Nizhny Novgorod.

Se io fossi un contestatore delle politiche di Putin, non potrei stare seduto a bere un bicchiere di Malvasia, mentre scrivo accuse al Governo italiano. Mi troverei semmai a svolgere, come Elizaveta Tsvetkova, un “lavoro correttivo” – se vi vengono in mente i gulag non fateci caso –,  data una condanna per aver diffuso opuscoli che criticavano la polizia. Elizaveta è stata costretta ad accettare un lavoro imposto e a dare, per un anno, il quindici percento del suo stipendio allo Stato. L’attivista, inoltre, ha dovuto pagare 6000 rubli per le spese processuali.

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Anna Zafesova, giornalista e storica, raccontando la Russia odierna scrive che nel Paese “non si possono più fare tantissime cose che fino a pochi mesi prima erano possibili, almeno parzialmente. Non si può più protestare in piazza: perfino i picchetti individuali, unica forma di manifestazione non autorizzata, finiscono ormai con fermi, arresti e condanne”.

Ebbene, questo sarebbe il modello da contrapporre alle politiche draghiste? Sempre la Zafesova ci rivela che “Anche protestare contro la violazione dei diritti è un reato penale: i giovanissimi editor del giornalino studentesco ‘Doxa’ sono stati arrestati per un video nel quale ricordavano che espellere gli studenti per le manifestazioni è contro la legge”. Chi giustifica tutto ciò non ha a cuore la vostra libertà, ma parla di quest’ultima – per citare l’anarchico Rudolf Rocker – come la puttana parla della sua illibatezza.

Questi sono alcuni esempi di come vengono trattati i dissidenti politici alla corte dello Zar. La Santa Russia che si oppone al degenerato Occidente è così, un Paese illiberale dove chi si oppone o anche chi solo esprime dissenso viene braccato, vilipeso ed incarcerato, dal Governo.

Con tutti i suoi difetti l’impero del male occidentale ancora rimane un angolo di civiltà da difendere, perché i nostri problemi, che certo non si possono essere nascosti sotto il tappeto, non li risolveremo guardando a regimi autoritari.

Il dissidente italiano però si culla nella fiabesca illusione fusariana, che ci racconta di una Russia da favola, non dissimile da quando, alla morte di Stalin, “l’Unità” ci raccontava la storiella che era venuto a mancare l’uomo che più di tutti aveva fatto per il progresso dell’ umanità.

Probabilmente il nostro oppositore medio alla decadenza occidentale non è immune alla propaganda russa, quello strumento che da sempre utilizzano gli eredi della gloriosa URSS, come scrive Luigi Sergio Germani in Bugie di guerra: “Durante la Guerra fredda si sviluppò, sia in ambito culturale-accademico che governativo, un filone di studio e analisi sulla cosiddetta dezinformacija (appunto, la «disinformazione»), adoperata sistematicamente dal regime sovietico sia all’interno per controllare la propria popolazione, sia all’estero per espandere la propria influenza internazionale e tentare di indebolire e destabilizzare l’Occidente”. Un’eredità che la Russia di Vladimir Putin ha fatto sua e applica ancora oggi alla lettera. Ne è un ottimo esempio Rossotrudničestvo, un organismo creato nel 2008, preposto ala gestione generale di tutti i centri di cultura russi all’estero.

La convinzione manichea secondo cui vi sarebbe una contrapposizione tra una buona Russia che difende i propri cittadini (e anche i cittadini italiani??) ed un Occidente che invece li vorrebbe dominare brutalmente è completamente falsa.

Siamo nel pieno di una nuova ideologia, dove si sta superando la contrapposizione destra/sinistra, dove comunisti abbracciano tradizionalisti cattolici e nazionalisti, realizzando un campo largo illiberale, una società chiusa che nega i diritti civili e financo la democrazia – democrazia che viene utilizzata come paravento mentre si strizza l’occhio a regimi autoritari.

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Purtroppo la modernità non può essere considerata da sola come un antidoto all’avanzata dei totalitarismi, come ci rammenta sapientemente Zygmunt Bauman in Modernità e Olocausto. I fattori storici che hanno portato l’umanità ad un atto così disumano – l’olocausto – non sono scomparsi, potrebbero essere presenti in noi e quindi pronti a riemergere.

Per chi quindi ama follemente la libertà, si apre una stagione durissima. La nostra brigata di banditi, composta da liberali, libertari, anarchici e democratici dovrà fronteggiare tanto il nuovo Governo (a prescindere dalla sua variante statalista) quanto le opposizioni con il colbacco che guardano al sol dell’avvenir.

Mazel Tov (buona fortuna) amici miei e vento in poppa, perché ne avremo bisogno.

Alex Vön Punk

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L’AUTORE

Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80, bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelanceagitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “società aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.

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