Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA SURREALE QUESTIONE BIZANTINA DI LANA CAPRINA DEL DOPPIO COGNOME SECONDO LA SCRITTRICE NADIA TERRANOVA (di Matteo Fais)

Delle volte, quando un progressista parla, viene voglia di dire “Ma sì, concediamogli tutto quello che chiede, almeno la finisce di sparare cazzate”. Così, per esempio, verrebbe da fare riguardo la questione del doppio cognome per i figli, faccenda che è stata affrontata anche su “Lo Specchio”, il magazine di “La Stampa”, dalla scrittrice Nadia Terranova, in un articolo di surreale imbecillità.

La nota autrice esulta. Ah, che conquista! Lei parla di “un nuovo passo in un percorso già avviato che prova, se non a invertire, almeno a diversificare la tendenza”. E come darle torto! Andando verso il tramonto dell’Occidente, la varietà di idiozie che si sentono sono delle più esilaranti. Questa del doppio cognome merita effettivamente un posto d’onore.

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La Terranova inizia citando un passo da Storia del nuovo cognome, di Elena Ferrante – non bastava lei, pure la Ferrante! Ma leggiamo dal libro-Vangelo più venduto presso le casalinghe: “Tu non ti chiami più Cerullo. Tu sei la signora Carracci e devi fare quello che dico io”. Naturalmente, la scrittrice, fa finta che tutta Italia sia come la Napoli degli anni ’60, o come se ovunque nello Stivale, a quei tempi, esistessero simili atteggiamenti patriarcali.

Il gioco dei progressisti e, nella fattispecie delle femministe, è sempre lo stesso: prendono un aspetto della nostra antropologia che non ci appartiene più, che nessuno tra le classi medie, alte e subalterne si sognerebbe ancora di perpetrare, e lo stigmatizzano. Una battaglia contro i fantasmi, praticamente. A chi cazzo salterebbe per la testa, oggi come oggi, di dire una cosa simile a sua moglie? Persino una donna di Destra, pure estrema o presunta tale, sentendosi apostrofare a questo modo, rispondere tirando un calcio nei coglioni, o più simpaticamente dicendo “Curati in manicomio, o deficiente!”.

Ma, per la Terranova, la questione è seria, “il patriarcato è duro a morire” e “il cognome non racconta chi siamo ma a chi apparteniamo”. Madre di Dio, che paranoia! Sarebbe curioso sapere quanti si sono sentiti dire dal padre “Tu appartieni a me”. Neppure nel più sperduto paesello della Barbagia, in Sardegna, o a Napoli, sono ancora possibili situazioni del genere, da almeno ottant’anni. Ma, meglio rammentarlo, a loro serve fare confusione tra passato e presente per creare un’immagine del nemico, anche quando questo non esiste.

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Al netto di ciò, comunque, l’autrice tenta di dare una veste solenne a una faccenda che normalmente – soprattutto a delle persone normali – dovrebbe solo far venire da sorridere. “Il doppio cognome non indica più quale dei miei genitori è il più forte, il più tutelato, il più privilegiato e anche l’unico a poter giocare da prevaricatore, dichiara solo chi sono le due persone da cui sono nato. Da grande, una persona con due cognomi potrà decidere se toglierne uno o tenerli entrambi, il doppio cognome non è una gabbia ma una garanzia di libertà, una possibilità di scelta”. Il più forte, il più tutelato? Ma da dove viene questa? Di quali tutele sta parlando? Il doppio cognome è una possibilità di scelta? Me lo immagino il precario con due cognomi: non avrà se non il dilemma di pensare a quale tenere. Ma fatemi il piacere, dai! Non si può rispondere seriamente a certe affermazioni, se non allungando la ricetta dello stabilizzatore dell’umore.

Ma non finisce qui perché, quando si inizia a delirare, è facile farsi prendere la mano. “Sarebbe bello, penso, non appartenere a nessuno, e questo è possibile solo in due modi, azzerando la proprietà o moltiplicandola all’infinito. Potrei rubare i cognomi di tutti i personaggi leggendari della mia stirpe oppure potrei togliermi anche il mio, inventandomene uno di sana pianta o rinunciando ad averne uno”. Palesemente, la Terranova confonde sogno e realtà, fin quasi da ritrovarsi a suonare il campanello della Neuro. Se desidera inventare nomi, per personaggi che esistono nella sua testa, meglio che scriva romanzi. Oh cielo, l’ha già fatto!

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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