Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PERCHÉ NON CAPISCONO DI VIVERE IN UNA DITTATURA (di Matteo Fais)

Se provate a spiegare a un italiano che vive in una dittatura, vi riderà in faccia. “Non dire cazzate, siamo liberi. Tu vai addirittura a manifestare, ogni sabato, contro il green pass. Ti vorrei vedere in Afghanistan o in Corea del Nord”.

Non c’è niente da fare. Di fronte a certe risposte, bisogna limitarsi a prendere atto che la causa è persa. È molto probabile che la ragione di tutto ciò sia da attribuirsi al sistema scolastico.

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Pensateci. Se chiedete, come fanno gli psicologi, a un vostro connazionale, la prima cosa che gli viene in mente sentendo la parola dittatura, lui vi risponderà sicuramente “Fascismo”, “Mussolini”. Perché la realtà è che noi, studiando la storia, abbiamo dato un risalto pazzesco a due o tre regimi autoritari, fascismo, nazismo e stalinismo, praticamente trascurando tutto il resto del mondo. Probabilmente, se domandate a un neodiplomato chi sia Pol Pot, cadrà dalle nuvole. Ma, a ogni modo, una cosa è certa: abbiamo studiato e tutt’ora si studiano solo i regimi primo novecenteschi, il che equivale in sostanza a studiare l’impero romano, perché da quei tempi il mondo è talmente cambiato che sapere o meno cosa sia successo allora è praticamente inutile.

La gente continua a ragionare secondo modelli che appartengono praticamente alla preistoria – almeno quella informatica. Noi aspettiamo ancora di vedere spuntare da Palazzo Venezia un signore dalla mascella prominente, vestito in divisa, che grida “guerra”; o un baffuto personaggio, dai tratti quasi teneri, che fissa compiaciuto, dal balcone, l’Armata Rossa mentre questa sfila sotto il naso. Tutto ciò è ridicolo.

In quell’universo, spesso e volentieri, tra un paese e l’altro, non c’erano neppure le strade asfaltate e molte persone non avevano il bagno in casa. Oggi, da un borgo calabrese, si può lavorare in America con un tablet. Si può videochiamare in Australia e, per bombardare una città, si mandano dei droni. Che cazzo ci azzecca la retorica e la postura di un Mussolini con tutto ciò?

Se come in quel film, Sono tornato, la Buonanima fosse viva oggi, pensate seriamente che fonderebbe un giornale cartaceo come “Il popolo d’Italia” e che urlerebbe dal balcone mulinando le braccia? Siccome l’uomo era tutto fuorché stupido, si farebbe pubblicità su Facebook, avrebbe una pagina seguitissima, un canale Telegram, posterebbe foto su Instagram.

Il vostro problema è che ragionate ancora con schemi così obsoleti da risultare di antiquariato, che poi sono gli unici che i vostri professori hanno saputo trasmettervi, senza rendervi conto che il mondo è mutato radicalmente. Vi aspettate l’olio di ricino, quando esiste la censura sui social. Credete che arrivi una squadraccia di picchiatori, quando ci sono cinquemila troll a disposizione. Ritenete addirittura che vi lascino manifestare perché siamo in democrazia, quando invece lo fanno solo per lasciarvi sfogare, dato il vostro essere innocui.

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Dovete dimenticarvi della coercizione spicciola, delle parate oceaniche, delle divise militari – fossero pure quelle di Fidel Castro. Dal vostro cellulare, con un trojan spedito via email, possono intercettare tutte le vostre conversazioni. Una persona vagamente abile potrebbe entrare nel vostro computer e conoscere le vostre preferenze sessuali, se volesse sputtanarvi a livello politico.

Una cosa è certa: una dittatura, oggi, non avrà mai le sembianze di una dittatura. Sarà, come si suol dire, bianca, cioè senza manifesto spargimento di sangue e salverà ogni apparenza democratica. Non userà manganelli, ma la molto più persuasiva pubblicità. Forse è proprio per questo che continuano a parlarvi solo del Fascismo, così voi state lì ad attendere di vedere un omone a torso nudo, mentre raccoglie grano da un campo, insieme ai braccianti, con sopra una voce che ne descrive le gesta in tono epico, tipo “Ecco, vediamo il Duce, abile trebbiatore”. Non avete proprio capito un cazzo.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “PERCHÉ NON CAPISCONO DI VIVERE IN UNA DITTATURA (di Matteo Fais)

  1. Ecco, questa è la differenza fra conoscere e capire.
    Del resto la scuola trasmette informazioni, non insegna a ragionare né fare collegamenti fra le cose; credo sia fondamentalmente questa la ragione per la quale almeno il 70% della popolazione italiana (i vaccinati) non riconosce la situazione attuale come una dittatura.

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