IO, IN QUESTA SITUAZIONE, NON MI FIDO DI NESSUNO (di Matteo Fais)
In una società complessa, lo sappiamo tutti, bisogna anche fidarsi. Non si può essere esperti di tutto e, più spesso che mai, non lo si è di niente. Saliamo le scale o prendiamo l’ascensore perché confidiamo tacitamente in tutte quelle figure, dall’ingegnere al muratore, che stanno dietro la casa in cui dimoriamo.
Eppure, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio – e c’è sempre una grande misura di verità dietro la maggior parte dei detti popolari. Quindi, per andare al punto, sulla questione vaccino che si fa? Pure a voler aver un atteggiamento aperto e non chiuso, è difficile non nutrire dubbi in assoluto. Si legge di tutto. Un virologo dice A, l’altro Z. Ci sono Premi Nobel contrari. Si saranno rincoglioniti? Io e voi che cazzo ne sappiamo?! A stento riesco ad avvitare la lampadina.
Solitamente, quando non so cosa pensare, sospendo il giudizio e, soprattutto, l’azione. Nel caso del vaccino anti-covid, poi, sono ancora più preoccupato dal fatto che tutti i giornali spingano h24 per indurre ogni italiano all’inoculazione. È come se comprassi una casa e mi ritrovassi ogni giorno il progettista, alla base della prima rampa di scale, a dirmi “Salga pure che è sicurissimo”. Ok, ma allora perché lo ripete continuamente come un mantra? Oppure, come se tua moglie ti chiamasse venti volte, mentre sei fuori casa, e con apprensione ti domandasse a che ora tornerai. Beh, viene il sospetto che, frattanto, ti stia facendo cornuto.
No, proprio non mi ci raccapezzo. Leggo gli articoli, leggo i commenti. Di gente che lamenta effetti negativi gravi ce n’è a bizzeffe. Persino un mio amico mi ha raccontato di essere finito al pronto soccorso con delle scosse, che lui dice parevano quasi elettriche, le quali partivano dal cuore e si irradiavano verso la schiena. Sapete, quando non sono più solo commenti su Facebook, ma si tratta anche di amici intimi che senti ogni settimana, gente per di più al di sotto dei quaranta, uno il dubbio se lo pone. Non siamo più nell’ordine di un caso ogni 40 mila persone, ovvero il classico caso che mai nessuno vedrà, perché si tratta semplicemente di uno che ha avuto sfiga – e quello c’è sempre, c’è poco da fare. Voglio dire: voi andreste a farvi operare da uno, sapendo che recentemente gli sono morte due persone sotto i ferri? Se è vero che ciò non può compromettere una carriera, è altresì vero che psicologicamente la cosa non depone tanto bene.
Davvero, non so più a chi credere e non so più di chi fidarmi. Sono cresciuto nella visione fideistica secondo cui “lo dice il giornale” significa garanzia, ma è da molto che ho perso questa credenza metafisica, soprattutto dopo aver visto e sentito cosa avviene nei giornali – credete forse che il padrone non vada mai alle riunioni di Redazione a dire “da oggi scriverete questo”?
E poi non mi piace questo clima, l’assenza di un pubblico dibattito. Io, quando vedo che non viene mai invitato a parlare un esponente della fazione avversa, mi dico che non vogliono farci conoscere delle scomode verità. I siparietti corali, in televisione – ma direi ovunque –, non mi hanno mai convinto.
Perché non mi fanno vedere, a reti unificate, Burioni che smerda un medico antivaccinista? Se è tanto facile, perché non farlo? Fughiamo ogni dubbio, una volta per tutte. Prima di allora, mi spiace, io non mi fido. Neppure dei dati. Ognuno lì dà come cazzo gli pare. Da due giorni, sto cercando di capire cosa stia succedendo in Israele, la nazione con più vaccinati – almeno così dicevano. Francamente, non sono riuscito ad avere qualcosa di attendibile. Perché non ce lo dicono? Non sarà che non ce lo vogliono far sapere?
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
È vero i messaggi sono contradditori, a questo punto bisogna scegliere se rischiare con la malattia o con il vaccino e chi ha visto la malattia da vicino è facile che corra a vaccinarsi (non abbiamo tutti vent’anni). Riguardo gli esperti una discriminante può essere valutare il loro pensiero prima del covid, una persona seria rimane tale mentre se l’esperto negli ultimi anni (forse dovuto all’età) ha sparato ca–ate degne di un pirla analfabeta questo esperto non va ascoltato. C’è anche una terza possibilità, il timore da parte degli scienziati (non i medici che trattano la malattia) che si formi una variante veramente distruttiva e questo non si può escludere ma si può solo sperare che invece vada spegnendosi. Riguardo al fatto che non si vaccina durante una pandemia, la logica risponde che se la pandemia è in atto è impossibile aspettare. Piedi per terra, osservare, ragionare e poi tirare i dadi.