Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – STORIA DI UN PADRE SEPARATO – INTERVISTA (di Matteo Fais)

Con R. l’intesa è stata immediata. Ci siamo incontrati in aereo e ci siamo subito capiti. Stessa visione delle cose, stesso modo di sentire, pensare, guardare al mondo e alla vita. Tant’è che, una volta scesi, abbiamo deciso di scambiarci i contatti e, dopo un giorno, ci siamo visti per pranzo.

Mi aveva detto, lì all’aeroporto, che il motivo del suo viaggio era presenziare in tribunale, per l’ennesima causa che l’ex compagna gli aveva montato contro. Ne avrebbe approfittato anche per rivedere i figli – visto che lavora fuori Sardegna. Sennonché, non ho potuto far a meno di chiedergli di condividere la sua storia con me, nella triste consapevolezza che la sua è la stessa di tanti altri padri, oggigiorno.

Raccontami prima di tutto cosa hai scoperto della tua ex compagna, poco dopo che vi siete messi insieme.

Il primo bagno gelato è stato sapere, a distanza di sei mesi dall’inizio della relazione, che era sposata. Per la precisione, quando la conobbi io, era appena tornata dal viaggio di nozze. Insomma, si era maritata quindici giorni prima. Me lo confessò lei. Mi disse che dormivano in stanze separate, che il loro rapporto era praticamente finito. Lei, però, era desiderosa di farsi una famiglia e la voleva con un’altra persona. Io ero innamorato e abboccai. Pensa che per contattarla – questo l’ho scoperto molto dopo -, quando le avevo chiesto un riferimento, invece di darmi l’indirizzo personale, mi aveva fornito quello del marito. Immagina la sua faccia nel trovarsi l’email di uno che scriveva alla moglie facendo lo splendido.

Senti, ma com’è che, poi, sei arrivato a farci un figlio con questa donna?

Diciamo che lei è stata bravissima a indossare la maschera della donna ideale. I primi mesi, ha fatto finta di essere uguale a me, di condividere tutti i miei gusti. Quando eravamo in intimità, voleva – te la dico proprio chiaro e tondo – che venissi dentro. Sosteneva di prendere la pillola e che col preservativo non le piacesse, avendo peraltro avuto in passato delle reazioni allergiche. Se venivo fuori, per lei non era amore. Tutte queste cazzate qua servivano per convincermi a fare quello che non avrei dovuto fare. Così, ad agosto, andammo in vacanza insieme e rimase incinta. Quando me lo disse, io ero contentissimo: avevo trentasei anni e mi sembrava il momento giusto. Ci sono persone che nascono per diventare padri. Io penso di essere così. Ho sempre avuto un atteggiamento di benevolenza e comprensione nei confronti dei ragazzini. Per cui, pensare di poterne crescere uno mio, mi sembrava la cosa più bella del mondo. Anni dopo vengo a sapere, tra i documenti che riesco a trovare, che, mentre lei diceva che la storia col marito era conclusa, ciò non era del tutto vero. Non dormivano in stanze separate e lei non prendeva la pillola. In un’email di luglio, il mese prima che noi partissimo per la famosa vacanza – io l’ho conosciuta nell’ottobre 2002 e quindi stiamo parlando di luglio 2003 –, scriveva al marito che, essendo il loro rapporto in crisi, non voleva rischiare di rimanere incinta, anche perché, a causa di un problema, non poteva prendere la pillola. Avrebbero, quindi, dovuto essere particolarmente attenti. Lei a luglio diceva così al marito, con cui, deduco, continuava ad avere rapporti. A me, invece, ad agosto, lasciava intendere tutt’altro. 

Com’è che sei arrivato a conoscere il contenuto di questa email?

Siccome per lavoro condividevamo le password delle sue caselle di posta elettronica, sono incappato in alcune missive archiviate.

Quand’è che il rapporto ha cominciato a degenerare?

Il problema è che il rapporto non è mai stato facile, dal momento in cui lei ha capito che io avevo accettato la paternità. Quando ha compreso che per me essere padre era un valore a cui non avrei mai rinunciato, sono iniziati i pesci in faccia, perché riteneva di avermi ormai in pugno. Considera che lei non si è mai cercata un lavoro. Da prima, glielo trovò il padre. Finito di gravare su di lui, è andata a lavorare per il marito che aveva un’azienda di informatica. Mollato questo, si è messa a piangere miseria con me. A quel punto, io ho rilevato i soldi di una piccola assicurazione e le ho aperto un negozio, a Pavia. Poi, ovviamente, col pancione, non ce la faceva più e non le andava di portare avanti l’attività. Parallelamente, però, non le piaceva neppure la mia casa di campagna, in cui diceva di sentirsi isolata. A Pavia, dove avevo il posto io, non voleva restare. A Milano, dove c’eravamo conosciuti, non voleva tornare, perché non conosceva nessuno. Io, allora, suggerì di andare a Roma dai miei, per quanto mio padre fosse, in quel periodo, malato terminale, ma rifiutò. Per farla breve, la sua manipolazione è consistita nel chiedermi un cambiamento e dire no a tutte le opzioni, fino a quando non le ho proposto quello che voleva sentirsi dire, ovvero di spostarci in Sardegna. Lei, che è sarda, però, in Sardegna non ci voleva andare. Insomma, è riuscita a far passare il tutto per una mia decisione. Hai capito come funziona la tecnica? Ti chiudo tutte le altre porte, ne rimane solo una, “però l’hai scelta tu, non io”. I rapporti a quel punto erano già incrinati. Appena abbiamo messo piede nell’Isola, è stato l’inizio della fine. Non sopportava più nessuna delle cose che prima diceva di amare di me: la passione per i cani, il mare e le jeep. Se io facevo qualcosa, era sbagliato. Solo alle scelte del padre diceva di sì. 

Senti, però ci hai fatto anche un secondo figlio con lei…

Stessa tecnica. Prima mi ha detto “Sai, io devo allattare e smetto la pillola”. Finito lo svezzamento, sosteneva di aver ricominciato. Poi, casualmente, a un certo punto, è rimasta nuovamente incinta. Immagina che la madre, appresa la notizia, invece di fare festa grande in casa, l’ha guardata dritta negli occhi e le ha detto a muso duro “adesso, basta”. Ti pare la reazione di una nonna? Evidentemente, la conosceva meglio di me. A distanza di tempo, comunque, ti posso dire, secondo me, qual è il motivo per cui ha voluto fare due figli…

Spara.

Eredità.

Scusami, in che senso?

Lei ha un fratello e una sorella, entrambi con una bellissima carriera e sa che si troverà a dover dividere con loro. La sorella non ha alcuna intenzione né di sposarsi né di avere dei figli, perché la sua vita è categoricamente dedicata al lavoro. Il fratello ne ha uno solo. Palesemente, cercava un modo per mettere le mani su più eredità possibile. Ecco spiegata la reazione della madre di fronte al secondo nipote. 

Incredibile!

Sono tutti ragionamenti che fai a posteriori cercando di rimettere a posto i pezzi di un puzzle a cui, finché ci stai dentro, non riesci a dare una forma. Poi, dopo il periodo di lutto e frustrazione, ti accorgi che c’è un pezzo qui che combacia con un altro là e via dicendo. In ultimo, metti insieme uno scenario che è agghiacciante.

A un certo punto, per te, comincia il problema relativo alla questione del mantenimento dei figli…

Prima ancora vi è un ulteriore problema: lei non vuole più restare in Sardegna. Pur essendo sarda, odia l’Isola. Vuole tornare al Nord e, per farlo, usa il solito sistema di manipolazione. Quando ha capito di aver preso dai genitori tutto ciò che poteva prendere, trova un altro metodo. In buona sostanza, inizia a crearmi situazioni di stress. Ho addirittura le foto di come era ridotta la casa, quando rientravo dai viaggi di lavoro: i cuscini di lana pieni di polvere, la stanza dei bambini un disastro, le bucce dei gamberi nel lavandino da due settimane. Ha fatto di tutto affinché pensassi che fosse il caso di cambiare aria e andare in un ambiente più salubre. Ovviamente, la scusa era che lei lì non ci voleva stare, che c’era venuta per me. La verità è che aveva raggiunto il livello massimo di insofferenza nei confronti dei genitori, perché lei il padre lo sfrutta ma non lo sopporta. Comunque, sono stato io per primo ad andare via, per cercare casa. Sono andato a coabitare con altra gente, a Quarto Oggiaro, per spendere meno – il che vuol comunque dire trecentocinquanta euro al mese. A quel punto, se possibile, le cose sono ulteriormente peggiorate. Le avevo lasciato i codici della carta e lei prelevò tutto, lasciandomi giusto i soldi per la stanza e qualcosa per vivere. In ventuno mesi, tirò via dal bancomat 53.600 euro. Frattanto, io le avevo lasciato anche lo studio fotografico che avevo aperto in Sardegna e, siccome lei non sapeva fare quel mestiere, la sera, rientrato in stanza, scaricavo i file che mi aveva inviato e ci lavoravo, fino a mezzanotte-l’una. Non c’era quindi soltanto quello che prelevava dal mio guadagno, ma anche tutto quello che io facevo per la sua azienda.

La tua ex compagna, che tu sappia, ti ha tradito spesso?

A sensazione, ti direi di sì. Al momento della nascita del primo figlio, a ripensarci, aveva proprio in faccia la tensione di quella che non sa di chi sia il bambino. Probabilmente, ignorava se fosse mio o del marito – ricorda l’email di cui ti ho parlato prima. Tra parentesi, in quel periodo lei aveva fatto un viaggio a Londra, da un’amica, per aiutarla in una trasloco e questa aveva un conoscente di colore che aveva aiutato a sua volta. Non so se mi spiego? Secondo me, aveva paura che potesse essere nero. A posteriori, direi che non era quindi strana la sua tensione, nel momento in cui mi dette la notizia. Sai, queste sono sensazioni striscianti che ti restano sotto il livello del razionale, fino a quando, a un certo punto, ti scatta qualcosa e, tornando all’esempio del puzzle, tutto sembra ricomporsi. Poi, insomma, ci sono state tante altre situazioni che mi hanno fatto pensare… Mi dispiace solo perché sto facendo la figura del cornuto, però, che posso farci, è andata così. 

Qual è il consiglio che daresti a ogni persona, prima di intraprendere questa rischiosa impresa del mettere su famiglia?

Per prima cosa, bisogna capire che, quando fai un figlio con una, ti metti completamente nelle sue mani, a causa di un ordinamento giuridico che ti rende schiavo. E quando dico “schiavo” non uso una parola a caso. Avrai presente i casi di tutti quei padri separati che finiscono a vivere in macchina, che perdono tutto perché devono mandare il mantenimento. Sai che significa non farlo? Far mancare i mezzi di sostentamento ai tuoi figli è un reato penale che rimane per sempre sulla fedina. Se per tre mesi non hai potuto pagare e lo fai al quarto, sei comunque dalla parte del torto. Non corrispondendoli, hai messo in difficoltà i tuoi figli. E il reato rimane, anche se sono stati dati successivamente. Sì, amico mio, quando fai un figlio, tu diventi di proprietà della donna. Infatti, quante mogli separate hai visto che dormono in macchina, senza casa, condannate con la fedina penale sporca, che non riescono più a trovare lavoro perché non hanno passato gli alimenti? Tra le altre cose, non capisco perché valga il principio del mantenimento del tenore di vita. Come può rimanere il medesimo? Per la legge è così: tu puoi pure morire, perché vale il principio per cui conta il maggior bene del figlio. La domanda che mi pongo io, però, e che farei al giurista è questa: è nel maggiore interesse dei figli minori vedere il padre distrutto, senza lavoro, che dorme in macchina, senza la possibilità di lavarsi, di comprarsi un paio di scarpe? Questo, per fortuna, non è stato il mio caso, ma solo perché un’altra donna ha voluto raccogliermi da quella situazione di disperazione, la donna con cui poi mi sono sposato – perché l’amore vero esiste. Lei mi ha anche dato una mano a pagare il mantenimento dei ragazzi, usando i suoi risparmi. L’amore è anche questo, darsi una mano a vicenda, quando serve. Non ci devi neppure pensare, ti viene spontaneo proprio in virtù del fatto che ami una persona.

Mi hai detto che la tua ex compagna ti ha denunciato per il mancato pagamento del mantenimento, ma la sentenza è stata archiviata. Malgrado ciò, lei l’ha rimpugnata, giusto? 

Sai, molte volte la qualità dei sentimenti che una donna ha nei tuoi confronti si rivela dopo, soprattutto quando il rapporto finisce. L’amore vero non diventa mai odio. Casomai, nasce il rimpianto. Se si muta in odio, vuol dire che l’amato ti odiava anche prima. Ma tornando a noi, il problema per lei non era il mantenimento, perché di soldi ne ha in quantità – si vede anche da quanto ha speso in avvocati. Quel che desidera è fare di tutto per impedirmi di vedere i bambini. A ogni modo, il giudice, data la copiosa documentazione presentata, mi ha dato ragione. A quel punto lei è uscita di testa, anche perché non poteva più giustificare con i famigliari tutta la merda che mi aveva tirato addosso, e allora ha reimpugnato la sentenza pur non essendoci i presupposti. Ecco perché, anche oggi, sono dovuto tornare in Sardegna. Insomma, mi vuole estromettere come figura genitoriale e chiede l’affidamento esclusivo. 

Senti, dal tuo punto di vista, c’è un modo per scegliere tra una donna con cui fare figli e una da tenere a distanza? 

Io credo che si debba imparare un po’ a guidare i sentimenti. Non bastano i “Ti amo”, i “Quanto sei bella”. Tutte cazzate, così come quello che dicono le canzoni d’amore e la retorica spicciola con cui ci riempiamo la testa fin da bambini. Le definizioni dell’amore contraddicono l’una l’altra, per cui alla fine non si sa neppure di cosa si sta parlando. Il primo consiglio che posso dare, per quel che mi riguarda, è di non credere che l’amore nasca tra due persone profondamente diverse che si compensano. È una stronzata. L’amore nasce tra persone che sono simili e che condividono gli stessi interessi. Altrimenti, si finirà per litigare su ogni cosa. Né tantomeno un amore può essere basato sull’estetica dei corpi, perché questi mutano. Solo lo spirito non cambia mai. Due spiriti che stanno bene dall’età della ragione in poi, staranno sempre bene insieme, anche quando i corpi decadranno.

Qual è la principale sofferenza di un padre separato?

Sai, essere lontano da lei è una benedizione, ma stare lontano dai bambini… Ti fa sentire come uno a cui abbiano amputato gli arti.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A ottobre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *