Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA PANDEMIA COME AVVENTURA DELL’UOMO QUALUNQUE INETTO E MAMMONE (di Davide Cavaliere)

Il mondo ritorna, gradualmente, alla vita normale, ma l’Italia no. La penisola è abitata da legioni di pasdaran del confinamento, della reclusione, della prigionia imposta dallo Stato terapeutico. Uomini e donne che a una salubre esistenza all’aria aperta e colma di relazioni, preferiscono seppellirsi dentro quattro mura di cemento, assi della loro futura bara, prefigurazione della sepoltura. La paura irrazionale, ingiustificata e isterica per il Coronavirus, spinge intere masse umane alla morte per inedia, a tifare per una lenta decomposizione casalinga, fra una serie televisiva e la masturbazione compulsiva alimentata dal facile accesso alla pornografia. 


Il cosiddetto “lockdown”, il più odioso degli anglicismi, è una minaccia alla salute ben superiore del virus cinese e, dal punto di vista medico, una superstizione medievale, come l’ha definita uno dei più celebri virologi del pianeta, il francese Didier Raoult. Ma perché gli italiani, popolo fra i meno vigorosi d’Europa, desiderano un altro confinamento? Forse, perché nella maggioranza di noi alberga una mamma terrona costantemente in apprensione per la salute della sua “creatura” e intimorita da ogni colpetto di tosse? Possibile. Ma, più probabilmente, aneliamo a un nuovo “lockdown” perché siamo un popolo inetto come i nostri governanti, incapace di assumersi delle responsabilità, spaventato dal rischio di prendere decisioni irrevocabili, di vivere all’insegna della malattia. Il Coronavirus è un bacillo tra i meno pericolosi della natura, eppure ci siamo barricati in casa perché il sottofondo dei nostri pensieri di nazione era: “non si sa mai”. 

La vera malattia dell’Italia è la sua ipocondria, l’epidemia di infermierine col ditino alzato e lo slogan moraleggiante: “siamo la prima linea” o “ci pensiamo noi” e quella di infetti nello spirito che ambiscono a essere curati, assistiti, comandati dallo Stato balia e infermiera. Il sogno erotico di un tempo era l’infermiera in lingerie bianca, quello del presente sono le mani insensibili delle infermiere, quelle che fasciano, intubano, drenano e iniettano. L’ipocondria nazionale ha raggiunto livelli parossistici, penso anche che la minaccia della pandemia abbia eccitato la fantasia di molti, che si sono sentiti sotto assedio, elettrizzati dal virus sconosciuto e hanno vissuto il lockdown come un’avventura. Sì, un’esperienza a metà fra la trincea e il bunker antiatomico. Una vicissitudine da raccontare a figli e nipoti: “sembrava un film di zombie. Abbiamo resistito in casa e poi è andato tutto bene”. La pandemia, lo stato d’emergenza, il lockdown… che magnifiche fughe dal grigiore della quotidianità! Che scosse alla vita! Gli eventi hanno fornito uno svago ad annoiati cronici. Se pandemia c’è stata, è stata quella di stupidità. Inarrestabile.

                         Davide Cavaliere 

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

Un commento su “LA PANDEMIA COME AVVENTURA DELL’UOMO QUALUNQUE INETTO E MAMMONE (di Davide Cavaliere)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *