Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

YOU GOTTA BE FU##ING KIDDING ME, BABE (di Matteo Fais)

“While they’re standing in the welfare lines/ Crying at the doorsteps of those armies of salvation/ Wasting time in the unemployment lines/ Sitting around waiting for a promotion” (Tracy Chapman, Talkin’ Bout a Revolution)

“He’s a fucking Napoleon/ Everyone is a fucking Napoleon” (Ani DiFranco, Napoleon)

Praticamente, la scelta è tra un branco di pazzi secondo i quali la distinzione tra maschile e femminile sarebbe un mero costrutto sociale, che da anni ci tormentano con un femminismo senza senso e fuori tempo massimo, il cui divertimento preferito è buttare giù statue di gente morta e sepolta da secoli; mentre sull’altro versante abbiamo un signore che rifiuta il pensionamento, si fa tingere i capelli da un pessimo parrucchiere che lo rende somigliante a Paperino, e sostiene di essere sopravvissuto a un attentato grazie all’intervento dell’amico immaginario, il quale avrebbe deviato la pallottola affinché lui potesse ricondurre il suo Paese ai fasti del passato. È abbastanza chiaro che, se soggetti simili non verranno condotti in manicomio, ci finiranno tutti coloro che hanno ancora un po’ di buonsenso e sanità mentale.

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Che brutto periodo per la democrazia! È un delirio generalizzato. Bastava ascoltare il discorso di Trump, al suo insediamento, per capire che la situazione sta prendendo una bruttissima piega, che il popolo non è maturo, ma persino peggiorato. Sono ancora tutti lì in attesa del Messia, a farsi convincere dal tono cadenzato di un imbonitore televisivo che scomoda Dio, senza alcuna vergogna, per giustificare il suo potere temporale.

Ma, meglio ripeterlo, più preoccupante ancora è la massa eccitata e fanatica che mescola Chiesa e Stato, Presidenti e Santi. Essa è del tutto speculare a quella degli squilibrati mentali che, fino a qualche anno fa, stentavano a rispondere di fronte alla domanda posta da Matt Walsh, “What is a woman?”, balbettando di solito che è donna chiunque si definisca tale. In ultimo, si tratta dei due estremi della stessa pazzia. La ragione è aliena da entrambi. E non è un caso che Trump abbia potuto asserire anni addietro “Potrei stare in mezzo alla Quinta Strada e sparare a qualcuno, e non perderei nemmeno un elettore”, esattamente come i suoi avversari avrebbero messo sul patibolo ogni uomo accusato di violenza da una donna, senza neppure prima ascoltarne le ragioni.

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Quella che ci vorrebbe è una rivoluzione delle persone perbene, colte e di buona volontà contro gli istinti bassi del gregge, il suo odio cieco, la sua sete di guerra e contrapposizione fine a sé stessa. In America, in particolare, è abbastanza chiaro che nessuno dei due contendenti ha dalla sua, in toto, la ragione o il torto. Il wokism, che spesso da noi arriva in una forma distorta e parodistica, non è del tutto da buttare. La questione di genere, quella razziale e altre faccende hanno una loro cogenza, almeno oltreoceano – per esempio, non si può far finta che, fino a sessant’anni fa, non ci fosse la segregazione razziale. Al contempo, i repubblicani non avevano tutti i torti denunciando un certo atteggiamento sovietico dei progressisti democratici, censore e dittatoriale.

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Senza smussare gli estremismi dell’una e dell’altra parte, non esiste via di uscita, resta solo il salto da una stortura a una uguale e contraria. Bisogna capire che non è la forza con cui viene presentato un discorso a dare il valore di verità di questo e che il culto della personalità è un male mortale contro cui i cittadini di una democrazia liberale dovrebbero essere sempre in guardia.

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Donald (Fuckin’) Trump è in tal senso, spiace dirlo, un male. Non la dittatura, ma un pericoloso scivolamento della democrazia sulla buccia di banana di un cesarismo patetico, pallida imitazione di quello novecentesco. Si può fare di meglio, si può scegliere la rispettabilità, qualcosa che vada oltre i discorsi urlati di Hulk Hogan, i balletti con i Village People e le loro canzoni dementi, oltre il talebanismo occidentale dei woke.

E se diciamo tutto questo non è certo perché siamo antiamericani – tutt’altro! –, ma proprio perché amiamo quel Paese e lo consideriamo l’unica garanzia contro il tracollo del nostro mondo. Se Atene piange, Sparta non ride e, va da sé, se gli USA non sono sani, difficilmente il resto dell’Occidente potrà dormire sogni tranquilli.

Matteo Fais

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Telefono e WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

Un commento su “YOU GOTTA BE FU##ING KIDDING ME, BABE (di Matteo Fais)

  1. Purtroppo paghiamo le conseguenze di anni di dominio e sopraffazione di matrice woke. Il problema è che hanno superato dei limiti invalicabili, un’ovvietà come “esistono solo due generi” (a prescindere dai gusti sessuali che ovviamente è un altra cosa), base e fondamento della biologia è diventata difficile da pronunciare a seguito di folli teorie quali il gender. La libertà di dire 2 + 2 = 4, tanto cara ad Orwell è stata gettata nella spazzatura. E’ normale che gli americani si siano rotti il cazzo di quete politiche da URSS, in quanto notoriamente per loro la libertà di espressione è sacra, e possiamo dirlo, negli ultimi 4 anni è venuta del tutto a mancare.

    Quando la sopraffazione è troppo pesante, il rischio che la fazione sopraffatta si ribelli e faccia danni ancora peggiori è alto, ma non c’era scelta, per quanto le pacchianate di Trump possano far sorridere, non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere con altri 4 anni di democratici al potere negli Stati Uniti. A quanto pare le elezioni usa, a differenza delle nostre, contano realmente, li un politico può realmente decidere se il geneder va abolito oppure no.

    Mi rendo conto che sarebbe meglio essere governati da filosofi, pensatori, scienziati, o da Madre Teresa di Calcutta, ma non essendo questo possibile sono disposto al compromesso con “l’elettorato di pancia” per spazzare via il totalitarismo in stile unione sovietica che per me rappresenta il male assoluto, quindi ben venga Trump. Intanto togliamoci dal cazzo il wokismo, poi possiamo tornare a parlare di democrazia e libertà, una cosa alla volta.

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