Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

NON CAPISCONO DI ESSERE PERSINO PIÙ RIDICOLI DI TRUMP (di Matteo Fais)

In America, il fronte progressista ha un diavolo per capello. Sono proprio scatenati. A leggere i giornali e le riviste provenienti dall’altra parte dell’oceano, sembra che la fine del mondo sia prossima a venire entro qualche mese.

Donald Trump non si è ancora insediato alla Casa Bianca che già quelli gridano al disastro. Probabilmente, neppure quando il pericolo comunista era davvero reale – cioè, quando esisteva l’URSS – la paranoia era pompata con così grande forza nelle vene degli americani, alla stregua della morfina nel corpo di un malato terminale.

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Naturalmente, le loro argomentazioni contengono un fondo di verità – ingrediente di base di ogni bugia che voglia avere un minimo di impatto in società. Fuor di dubbio, il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America ha più di una caratteristica che lo rende simile a un meme di sé stesso. Quella sua assurda capigliatura che lo fa apparire alla stregua di Paperino, tanto per restare alla superficie, certo non aiuta – più o meno come quella di Berlusconi che, negli ultimi anni, lo faceva assomigliare, dopo una vita dedicata a combattere i comunisti, a Mao Tse-tung. Per non parlare del fatto che questo signore, pur dichiarandosi nazionalista, stando a quanto riportato da molti – informazione che, al momento, non è dato verificare –, non sarebbe andato a combattere in Vietnam, grazie al certificato di un medico compiacente. Non proprio il massimo, tra parentesi, per uno fatto assurgere dall’elettorato maschile alla posizione di alfa dominante.

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Fuor di dubbio, però, queste sono quisquiglie, argomenti marginali portati in primo piano per cercare stupide motivazioni al fine di attaccarlo, come certe sue battute in libertà, riproposte all’infinito, dette durante una conversazione privata, in cui si vanta di poter fare, essendo un uomo famoso, ciò che preferisce con le donne, addirittura “Grab ’em by the pussy”. Non si fatica a pensare che anche un uomo di potere come lui possa abbandonarsi alla smargiassata, in una situazione di particolare rilassatezza – del resto, lo fa ogni coglione in circolazione, figurarsi uno con quei soldi che, quindi, ha realmente l’opportunità di realizzare più o meno tutto quel che gli pare.

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Detto ciò, se è pur vero che lui, a volte, a vederlo e sentirlo, fa scappare un sorriso, non si può certo dire che gli avversari siano da meno. Anzi, loro fanno pisciare dalle risate. A leggere i giornali afferenti all’area democratica, il piagnisteo è insopportabile. “Trump è cattivo”, “Trump è impresentabile”, “Trump è brutto”, “Trump è il nuovo Hitler”. E basta, dannazione! Che lagna!

Non c’è un’autocritica da parte loro, uno che riconosca la disfatta di un Biden, la stupidità dei mass media nel dipingerlo, contro ogni evidenza, come ancora capace, malgrado gli evidenti problemi senili, sopraggiunti con l’età, nel sopportare lo stress dell’agone politico. Trattare le masse come fossero davvero così idiote da non rendersi conto di quanto stava accadendo, di fronte a quel patetico spettacolo di un povero vecchio al limite del pianto, durante l’ultimo dibattito pubblico, è stato profondamente offensivo nei loro confronti. Meglio neppure menzionare, poi, tutte balle avanzate per negare l’inflazione e i problemi legati all’immigrazione agli occhi di chi stava sperimentando tutto ciò sulla propria pelle.

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Per non parlare poi, in ultimo, di questo fenomeno, 4B movement, una nuova tendenza, che ha preso le mosse in Corea del Sud, ed è adesso approdata anche in America, per cui le donne, vista la maggioranza di voti maschili verso Trump, hanno deciso di evitare contatti (sesso, figli, matrimonio) con il genere opposto, per tutto il corso del suo mandato – sì, non vi state sbagliando, sembra la trama dell’opera teatrale Lisistrata, ma scritta da un Aristofane spastico. Una roba da manicomio che ai loro occhi appare come una grande trovata, quando si tratta semplicemente di una mossa ridicola. Tra parentesi, questa, e ciò è abbastanza ovvio, non fa che buttare benzina sul fuoco di un conflitto tra i sessi già abbastanza esasperato, finendo per incancrenire ulteriormente le ostilità tra i due schieramenti.

Alla fine, si vota Trump, come effettivamente è stato, quale estrema risposta – o dispetto, se si preferisce – contro le follie di una Sinistra che continua a mettere fuori dal cilindro proposte, istanze e battaglie sempre più grottesche e assurde di stampo woke, dal genderismo alla cancel culture. Paradosso dei paradossi, se portato avanti in buona fede, è che sono proprio questi, così facendo, a tirare la volata all’avversario. Purtroppo per loro, la strategia non funziona più.

Matteo Fais

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Telefono e WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

Un commento su “NON CAPISCONO DI ESSERE PERSINO PIÙ RIDICOLI DI TRUMP (di Matteo Fais)

  1. La cosa grave è che non si parla delle questioni fondamentali. Guerra in Ucraina? Economia? Immigrazione?

    I radical chic hanno ridotto il dibattito a “trump è cattivo”. Le proposte economiche di kamala Harris erano poco chiare, come pure la sua ricetta sull immigrazione.

    Gli americani hanno percepito una semplice continuità con lo stato di fatto e hanno votato per una proposta di rottura.

    Il vero problema dei democratici è che sono apparsi troppo legati all establishment, all immaginifico mondo di Hollywood, ma poco attenti ai problemi reali del paese (tipico delle sinistre ztl con rolex)

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