Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SANREMO – PERCHÉ, IL POPOLO DESIDERA FORSE QUALCOSA DI MEGLIO? (di Matteo Fais)

L’Italia è quel Paese in cui un gruppetto di 4 amici si ferma in mezzo alla strada per fare un po’ di critica sociale a buon mercato, dalla fine delle mezze stagioni alla manovra governativa, passando per l’evergreen del “non c’è più religione, signora mia”, per poi, infine, prendersi l’un l’altro a braccetto e recarsi in comitiva al bordello.

Fuor di metafora, la macchina sanremese è partita e con essa le critiche consuete. Come se niente fosse, poi, dopo cena, tutti si siederanno in poltrona e si sintonizzeranno. Niente di nuovo, insomma. Del resto, non si capisce a cosa potrebbe aspirare di più il popolo? E, soprattutto, anche se glielo si fornisse questo presunto di più, ne vorrebbe poi fruire?

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Si fa fatica a credere che l’utente medio della tv di Stato preferisca una puntata di Mixer Cultura, o di La notte della Repubblica. Infatti, ha ragione quell’intellettuale molto noto che, sulla sua pagina Facebook, inizia la sua invettiva contro il Festival dicendo “Puntuale come un orologio elvetico, parte oggi il festival della canzone italiana di Sanremo. Come ogni anno, il sottoscritto trascorrerà altrimenti il suo tempo, nella fattispecie leggendo di filosofia. Il festival della canzone di Sanremo rappresenta il non plus ultra della distrazione di massa cara al potere…”. Il punto è che tale ragionamento ha una sua fondata ratio se portato avanti da uno che, come la persona in questione, passerà la serata leggendo Pascal o Spinoza, cioè ponendosi, verrebbe da dire, con tutto il proprio essere come antitesi al discorso dominante del Potere.

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In verità, vi basterebbe fare un giro sui profili delle persone che hanno condiviso il suo post per capire come questo presunto Potere, che cercherebbe di obnubilare il nostro sguardo critico, non abbia niente da temere, in particolare da coloro che si dipingono come contrari ad esso. Probabilmente, a paragone, Sanremo rappresenta il male minore.

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Si può stare ben certi che se la Nazione fosse abitata da tutti questi inquieti spiriti in lotta contro lo status quo, tanti piccoli Pasolini, non saremmo ridotti in tale stato. Perché, in ultimo, un modo per essere davvero opposizione a questo mondo di superfici glitterate e assenza di qualsivoglia senso civico esiste, ma richiede anche impegno, partecipazione, studio – tanto studio. Presuppone, insomma, una scelta esistenziale forte e dagli esiti incerti.

Ma gli Italiani sono soliti lamentarsi senza prendersi mai l’onere di dare il buon esempio, mangiano grasso mentre bestemmiano contro il colesterolo. Sanremo è il loro destino semplicemente perché non meriterebbero niente di meglio. Di Gianni Vattimo non saprebbero che farsene e Fiorello è già troppo colto per la maggior parte.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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