Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA CARRÀ MEGLIO DI MONTANELLI? MA ANDATE A C… (di Matteo Fais)

Mi sarei anche ampiamente rotto il cazzo. In Italia, ogni stronzo prende la parola, spara una cazzata e qualcuno gli dà anche credito. I giornaloni, poi, subito a rilanciare.

Un tempo c’erano i Papi, Montanelli, Scalfari, Bocca, Biagi, Togliatti, Occhetto – sì, persino lui, non era male e, rispetto ai teorici della nuova Sinistra, è un gigante. Oggi, viviamo delle scorregge di casa Ferragnez, ovvero di una coppia di tatuati incapace di esprimere qualsivoglia pensiero di senso compiuto che esuli dalla formula elementare “i politici che non difendono il DDL Zan fanno schifo”.

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Abbiamo J-Ax, cantante insignificante ma omaggiato neanche fosse Sarah Vaughan, che fa ironia sul già citato Montanelli – ancora la questione della sposa bambina africana. Nel suo caso, qualsiasi replica che non sia pisciargli in testa è assolutamente da evitare. Costui non è un essere umano e non bisogna riconoscergli lo statuto di interlocutore. Farlo sarebbe ancora partecipare al suo gioco. Noi dobbiamo ricercare il conflitto – e solo quello – con queste nuove figure di maître à penser – a Sartre o a Camus, se ancora ci fossero, si potrebbe replicare, non a lui. La nostra aspirazione deve essere il far scomparire anche l’ombra di questa gente dalla faccia della terra. Naturalmente, niente pallottole, come fecero le BR con il noto giornalista, ma giusto perché non meritano di essere sprecate su un nemico tanto insignificante.

Comunque, la più grossa cazzata l’ha detto da poco il candidato sindaco di Milano del Partito Gay, Mauro Festa – che, poi, che cazzo di partito è il Partito Gay, una parodia del Partito du Pilu di Cetto Laqualunque? Sapete cosa proporrebbe il simpaticone? Di intitolare i giardini dedicati a Montanelli a Raffaella Carrà. “Nel cuore della zona arcobaleno di Milano è necessario un simbolo riconoscibile per la comunità LGBT+ e che rappresenti un messaggio chiaro del Comune per veicolare ideali e principi che dice di sposare, ma, per ora, solo a parole. Per questo, chiediamo che il parco attualmente dedicato a Indro Montanelli in Porta Venezia venga intitolato a un’icona d’inclusività, rispetto e libertà conosciuta in tutto il mondo: Raffaella Carrà”.

La mia risposta a Festa è una sola: vai a farti inculare. Basta tolleranza, basta cazzate politicamente corrette e falso ecumenismo. Io, per uno che sproloquia, e che paragona ballerine di seconda fila con il più grande giornalista italiano di sempre, non ho che parole di dileggio. Io lo mando a fare in culo.

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Che il Comune di Milano dia lustro a un pedofilo, perché è di questo che si tratta, anche se non lo si dice mai apertamente, è semplicemente scandaloso. Il valore di Montanelli come giornalista sarà pure indiscusso, ma i suoi valori morali non possono e non devono essere taciuti e, anzi, premiati con riconoscimenti pubblici”. Che faccia da culo sfondato! Lui e i suoi amichetti variopinti che esaltano uno come Mario Mieli, uno capace, in Elementi di critica omosessuale, di scrivere: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”.

Ma come cazzo si permettono di criticare Montanelli! Non sarebbero degni neppure di baciargli le palle a uno della sua statura intellettuale e morale. E voi che non insorgete, che accettate di dialogare con chi non vuole alcun dialogo, siete pazzi. In Italia, si discute troppo, invece di mandare, come si dovrebbe, a cagare.

Matteo Fais 

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “LA CARRÀ MEGLIO DI MONTANELLI? MA ANDATE A C… (di Matteo Fais)

  1. Roba da chiodi. Ma nel senso che bisognerebbe usarli, i chiodi, per appendere ad una croce le folle di scellerati che per giorni son corsi dietro al cadavere di una cantante di terz’ordine e presentatrice insopportabile già meritatamente dimenticata come se si trattasse di una figura rappresentativa del nostro tempo e da portare ad esempio alle future generazioni. Che poi, vista la stupidità e l’insulsaggine del tempo, tutti i torti neppure li hanno: il simile attira il simile, lo si è sempre detto, e se per la morte di Roger Scruton i tiggì dell’epoca non sprecarono neppure una manciata di secondi e per quella di Severino non arrivarono al minuto, chiaro che per quest’anziana macchietta si scomodi persino il Presiniente Paperella. Occhio per occhio, nullità per nullità. Immagino cosa accadrebbe se venissero a mancare i Ferragnez: i media si attiverebbero 24/24 come per piangere i rappresentanti di un’intera generazione. Avendo, anche qui, ampiamente ragione.
    P.S.: ma un pederasta che si inalbera da moralizzatore contro chi definisce pedofilo non ha neppure un po’ di senso del ridicolo?

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