Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’ASSO NELLA MANICA DI TRUMP (di Franco Marino)

Ho un po’ di persone che mi chiedono cosa io ne pensi dell’Operazione Sting relativa ai brogli elettorali compiuti da Biden. Trattandosi di un tema complesso, vi risparmierò i dettagli, dato che le mie competenze non si spingono fino a questo punto. Quello che sappiamo, dalle prime informazioni – ora ci limiteremo a queste – è che l’intelligence di Trump avrebbe fatto infiltrare alcuni comitati elettorali, inserendo – la riassumo terra terra – dei chip controllabili da remoto per verificare quali schede sarebbero state taroccate. Cosa che poi sarebbe alla base dei voti di morti, bicentenari e risorti vari.
L’ipotesi più remota è che le accuse del filmato siano tutte vere o il suo esatto contrario e cioè che siano del tutto false. Più probabilmente, pur non mancando qualche esagerazione, vi saranno sicuramente alcune verità, sufficienti a creare uno scandalo. Nessun presidente, neanche un personaggio pittoresco come Trump, si espone in questo modo accusando l’avversario di brogli, senza avere assi nella manica. Se i media ne parleranno – ma si sta facendo (e si farà) di tutto per occultare – assisteremo come da prassi alla consueta inondazione di particolari così particolari che il cittadino comune, salvo aver frequentato i servizi segreti o l’intelligence di qualche paese, non avrà le competenze per capire, preferendo militare, credere ed obbedire e dunque producendo la solita divisione in guelfi e ghibellini.
Ben più importante è capire lo scenario e che tipo di partita si stia giocando.

Gli Stati Uniti, dicevamo l’altro giorno, sono un impero. Hanno interessi in ogni parte del globo terracqueo e dunque esercitano la propria supremazia in tutti i modi e in tutti i luoghi (e anche in tutti i laghi, ci suggerisce dalla regia Valerio Scanu) possibili. In quanto tale, degli imperi ne hanno le problematiche. Come, per esempio, costruire potentissimi sistemi di potere per esercitare la propria influenza.
Il problema è che i poteri politici istituzionali sono soggiogati da un potere invisibile che di fatto sta li sta esautorando. Non è una cosa inusuale negli imperi. Avvenne a Roma, quando coloro che, di fatto, sovvertirono la Repubblica, crearono i pretoriani – ufficialmente la scorta dell’imperatore, in pratica un vero e proprio servizio segreto – per far fuori tutti i nemici politici interni. I pretoriani fecero la fortuna di Ottaviano quando costui sabotò silenziosamente i contropoteri della Roma repubblicana. Ma quando l’impero cominciò a declinare, i pretoriani presero il sopravvento e, raggiungendo una forza tale da stabilire chi potesse governare e chi dovesse essere eliminato, divennero un potere fuori controllo. Fin quando Tiberio non mise fine alla pacchia, col risultato però di avviare anche il declino dell’Impero Romano.
Trump sta incontrando un problema simile, un problema di pretoriani. Resosi conto di guidare un’auto sabotata a distanza da alcuni poteri non istituzionali, in grado di disarcionare un presidente con scandali, tempeste finanziarie e quant’altro, si è posto – e non aveva altra scelta – in aperto conflitto con i sabotatori. L’alternativa è che gli Stati Uniti accumulino tanti di quei nemici che, nel caso di una guerra, molto probabilmente ne riporterebbero una completa sconfitta militare.

Riguardo all’Operazione Sting, sappiamo che Trump da mesi temeva brogli elettorali e da anni è in aperto conflitto con il cosiddetto deep state, al quale tributa la responsabilità del panico da covid-19.
Sappiamo anche che Trump non è un signor nessuno giunto al potere dopo qualche anno di gavetta politica ma un supermiliardario e un uomo dell’establishment che è riuscito a fare successo in un sistema non meno mafioso di quelli in auge in altri paesi. Magari mafioso in maniera diversa ma ugualmente mafioso. Avrà anche violato il fisco, corrotto gente e sarà anche un delinquente. Ma i miliardi, se non sei anche una persona sveglia, intelligente e pragmatica, non li fai.
Essendo stato presidente USA, ha anche la possibilità di controllare la CIA e l’FBI, oltre a tutto il resto che non sono certo bruscolini.
Davvero credevate che uno così fosse soltanto il Briatore americano che cacciava gente da un reality show e che si dilettasse a fare wrestling o la comparsa in Mamma Ho Perso l’Aereo? Davvero pensavate che uno così non avesse preso le sue precauzioni?
Davvero pensavate che accettasse di farsi fare fuori così come se niente fosse, con brogli elettorali di ogni genere?

Trump ha, sin dal primo momento, contrassegnato tutta la sua attività come presidente all’insegna della guerra tra il potere politico, espressione della volontà dei cittadini e, per l’appunto, i pretoriani. In un sistema come quello americano, che ha costruito le sue fortune sulla vendita della propria immagine nel mondo di tempio delle libertà, i pretoriani sono rappresentati dal potere culturale esercitato dai media attraverso le varie multinazionali dell’intrattenimento e dell’informazione, dalle varie organizzazioni umanitarie sparse per il mondo e dalla finanza. Ma quando questi pretoriani sono divenuti troppo potenti, provocando fortissimi sentimenti di inimicizia, Trump si è reso conto che per la sopravvivenza dei suoi affari personali fosse necessaria la nascita di un’America completamente diversa e dunque di mettere la mordacchia ai suoi pretoriani.
Dunque sapeva benissimo chi sono i suoi nemici e si è fatto una mappa ben precisa di chi colpire e quando. In questo, si dice spalleggiato da Putin che, non dimentichiamolo mai, viene dal mondo dei servizi segreti, di cui è stato alto funzionario prima di divenire ciò che è divenuto. E che probabilmente, forte di una maggiore preparazione politica, potrebbe avergli dato preziose informazioni.

Ora se l’accusa di Trump è quella che tutti conosciamo, il deep state a breve si organizzerà e risponderà, come di consueto, sguinzagliando i vari debunker dell’anticomplottismo di regime (siti antibufala e cazzate varie) spiegandoci perchè Trump dice il falso.
Magari arriverà una risposta a breve. Ma il colpo sferrato dall’entourage trumpista è di quelli insidiosi. Intanto perchè l’accusa viene da Trump e non dal Corriere del Complottista. E le dichiarazioni di un capo politico di una superpotenza ovviamente vanno sempre prese in considerazione. Invece, finora l’unica vera reazione dei media è stata imbavagliare Trump come accaduto su Twitter e far sparire su Google ogni riferimento all’Operazione Sting. E se cerco su google “operazione” e “Sting”, l’unica cosa che apprendo è che il popolarissimo cantautore ex-leader dei Police un annetto fa si è operato alla spalla. Per il resto, solo qualche link su siti in odore di cospirazionismo – i quali sono perfettamente speculari ai debunker – ma nessun media mainstream italiano che parli di una cosa che ormai è discussa in tutta quella parte di mondo non sottoposta ad influenza americana. E non quella cospirazionista. Così come, tanto per dire, è sparito il discorso dove Lukashenko accusa il FMI di aver tentato di corromperlo per mandare in lockdown la Bielorussia.
Tutto ciò non depone certo a favore di Biden e dei suoi. Perchè i Dem hanno una squadra ben nutrita e ben pagata di debunker che spiegano perchè e percome una determinata notizia è una fake news. Usano i consueti metodi scorretti per dimostrarlo ma quantomeno la risposta arriva. Mentre per ora, dall’universo Dem non arriva niente che somigli ad una risposta.
L’unico che si è espresso è Open di Mentana che pubblica un articolo dove spiega che “la teoria non regge”. Tradotto. “Noi non abbiamo prove ma non ci crediamo, solo che vogliamo darvi la pretesa di aver dato luogo ad un fact checking”.

Più interessante è cercare di capire a quale scenario possa fare da detonatore l’accusa di brogli e questo potrebbe essere il casus belli della guerra civile americana su cui ho scritto.
Che la situazione in America – e dunque in quella parte del mondo sottoposta a sua influenza – sia di aperto conflitto lo abbiamo più volte scritto. Che entrambe le fazioni nascono per sopprimersi vicendevolmente e dunque è sufficiente una scintilla per scatenare un pandemonio, pure.
Se Trump, in nome di tutti quelli che lo hanno votato, decidesse di ribellarsi con la forza, l’Operazione Sting e la prova che i Dem avrebbero truccato le elezioni, sarebbero il detonatore di una svolta autoritaria di cui Trump o chi c’è dietro di lui potrebbero essere gli artefici.
Quando la situazione è questa, è solo questione di tempo prima che si passi alle vie di fatto.

FRANCO MARINO

2 commenti su “L’ASSO NELLA MANICA DI TRUMP (di Franco Marino)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *