COSA SALVARE DEL WOKISM (di Matteo Fais)

In Italia, da completi e ostinati ignoranti della superlativa lingua inglese, abbiamo una visione del woke che è più che altro vicina alla parodia trasposta dai nostri pessimi giornali nazionali. Del resto l’italiota medio, convinto custode di una fantomatica tradizione millenaria pure quando ha più tatuaggi addosso che libri in casa, dell’America non ha capito una sega.
Sono tutti persuasi che la terra d’oltreoceano produca unicamente Coca-Cola, panini targati McDonald e colossal melensi stile Titanic. Non si rendono neppure conto che negli USA ci sono tante di quei magazine letterari e di poesia che non basterebbe un giorno intero solo per contarli, figurarsi leggerli. Se non ci credete, provate a entrare su Facebook, o meglio ancora Instagram, e cominciate a cercare “The American Poetry Review”. Da lì, l’algoritmo dovrebbe suggerirvi, sulla base della ricerca effettuata, alcune decine di nomi. Ne uscirete ubriachi a fine serata. Altro che americani beoti e ignoranti. Noi, qui, abbiamo una sola rivista poetica venduta in libreria, “Poesia” di Crocetti, e non se la fila un’anima.

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Mentre imparate, dunque, a ridimensionarvi e a smetterla di considerarvi, immotivatamente, superiori alla “società degli hamburger”, come la definisce un noto “filosofo” (ahahahahah!), vi inviterei anche a seguire su YouTube alcuni commentatori woke di cui, presumibilmente, al bar di Foggia o Bergamo, nessuno di voi deve aver mai sentito parlare. Non che io condivida tutte le loro argomentazioni – neanche per sogno! –, ma bisognerà pure riconoscere che hanno molto più cervello della maggior parte dei miserabili conservatori in circolazione sullo Stivale.
Ci sarebbe, per esempio, Leeja Miller, avvocato dalla parlantina incalzante e vagamente indisponente che, pur commentando i fatti da Sinistra – come si direbbe da noi –, ha una notevole capacità di ricerca e raccolta dei dati a sostegno delle sue tesi. Non tutto ciò che dice è sbagliato, per quanto di parte. A ogni modo, bisogna seguirla non tanto per ciò che avanza a sostegno del woke, quindi quando riafferma i propri valori, ma per la pars destruens che porta avanti contro la galassia repubblicana, specie quella legata a Donald Trump (https://youtu.be/Ccwk8qvp14U?si=-CtIO1mGDVqPqs9S).

Diverso e forse ancora più affascinante, in quanto spinge il discorso un gradino più in alto del commento sulla contingenza, analizzando antropologicamente e filosoficamente il discorso della Destra, c’è il canale Innuendo Studios (https://youtu.be/P55t6eryY3g?si=F6I9YJbzsztZWjJI). Quello che si percepisce seguendo i video in questione, noti perché iniziano sovente con la formula “Say, for the sake of argument”, è un’arguzia decostruttiva e destrutturante rispetto alla galassia avversa davvero rimarchevole, una capacità di sviscerarne i simboli e le strategie comunicative, quella forma un po’ rozza di imporre una propria egemonia culturale da parte dell’alt-right.

Un altro che trasmette decisamente un’ottima impressione è il trans di Philosophy Tube (https://youtu.be/koud7hgGyQ8?si=4Vz7TMA90S_WJc00) – sì, avete letto bene, sto parlando di un trans. Si tratta indiscutibilmente di una persona molto preparata, la cui logica è chiara e incisiva, quasi del tutto priva di sbavature. Palesemente, padroneggia l’ambito filosofico e ha capito che la storia del pensiero non è un sollazzo intellettuale, ma il filtro da utilizzare costantemente per interpretare il quotidiano intorno a noi, quindi anche i discorsi sull’identità di genere, come le sparate di Jordan Peterson o di Andrew Tate. Sono pochi quelli in grado di farti una lezione di filosofia, passando dalla metafisica alll’epistemologia, per poi smontare le idiozie di certi parolai osannati dai tradizionalisti.

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Naturalmente questa è solo una veloce ricognizione e certo non può essere esaustiva ma, se avrete la pazienza di andarvi a vedere qualche video dei creator in questione, comprenderete come i woke non siano tutti dei folli che vogliono portare i trans a scuola per far leggere favole ai bambini, o femministe analfabete isteriche che gridano a ogni piè sospinto di essere vittime del patriarcato.
Quando valutate un fenomeno che si svolge dall’altra parte del mondo – in un clima, a fronte della globalizzazione culturale, antropologicamente molto diverso –, non fermatevi alla rappresentazione che ne danno gli europei – e, in particolare, gli italiani – a mezzo delle loro categorie culturali. Non siamo noi il centro dell’universo e i custodi della Verità. Forse, sarebbe il caso di rendersene finalmente conto.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
L Italia sta agli stati uniti come nel 50 avanti cristo la britannia poteva stare rispetto a Roma, centro della cultura e del potere mondiale.
Detto questo, il pensiero woke certamente nasce come dice la parla stessa come pensiero debole, quindi come un pensiero che parte da un presupposto giusto ovvero la maggiore attenzione ai deboli agli emarginati etc.
Come tutti i pensieri che partono da un presupposto giusto (pensiamo al comunismo ad esempio che partiva dalle ingiustizie sociali della rivoluzione industriale, o alla rivoluzione francese, o al cristianesimo) puo trasformarsi a sua volta in una tortura che sfocia nell oppressione dello sconfitto.
Con il pensiero debole siamo andati vicino a questo, ora sembra scontato dire che il woke non è una minaccia, che ha fatto anche cose buone ma sono convinto che negli stati uniti (e conseguentemente anche nella nostra insignificante Italia che non è un polo attrattivo e culturale ma solo una colonia) ad una nuova forma di dittatura.
Sono disposto a lottare per un gay che vuole essere gay in santa pace, non decido io con chi devi andare a letto, ma sono altrettanto libero di ritenermi contrario all aborto o al femminismo estremo o di esprimere le mie idee senza dover essere insultato come fossi una sorta di essere inferiore o spedito in qualche gulag.
Ogni forma di totalitarismo è una minaccia per la libertà dell’uomo e lotterò contro di essa, fosse basata sul comunismo, il nazismo, il wokismo.
come del resto, anche nell’arte, vedasi Twombly, Rothko, Pollock o Basquiat, per dirne alcuni, il pensiero nemmeno esiste e ci si limita a riderne o a scandalizzarsi senza sapere il perché. Comunque non saprebbero nemmeno spiegare un Caravaggio, si limitano a giudizi di pancia, come se solo il (loro) gusto contasse.