Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PICCOLO DIZIONARIO DELLA TOSSICITÀ FEMMINILE VOL°3 – QUELLA CHE TI FA SENTIRE IN COLPA (di Matteo Fais)

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Con i primi due episodi del Piccolo dizionario della tossicità femminile (https://www.ildetonatore.it/2023/01/17/piccolo-dizionario-della-tossicita-femminile-dalla-pick-me-up-girl-alla-drama-queen-viaggio-nei-peggiori-casi-umani-in-rosa-di-matteo-fais/; https://www.ildetonatore.it/2023/01/29/piccolo-dizionario-della-tossicita-femminile-vol2-dalla-stalker-a-quella-affetta-dai-daddy-issues-di-matteo-fais/) non si poteva di certo sperare di esaurire il vasto e controverso panorama della perversione comportamentale delle nostre amorevolmente detestabili Mesdames Bovary. Lo spettro psicologico della galassia rosa è infinito e nessun uomo potrà mai abbracciarlo nella sua interezza. Anche qualora ci riuscisse, peraltro, ci resterebbe sempre e comunque fottuto. La donna sa muoversi tra i modelli che la descrivono con abilità da gazzella. È, insomma, troppo agile per essere afferrata.

Vi è un prototipo, a ogni modo, particolarmente tossico e malsano, che merita una discussione a parte. Anch’esso, ovviamente, risiede in ogni essere di sesso femminile, ma ognuna lo declina con tale malefica maestria da risultare inaccusabile fino a che non è troppo tardi e si è oramai caduti nella sua trappola.

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QUELLA CHE TI FA SENTIRE IN COLPA (IN PARTICOLARE, QUANDO TI LASCIA)

Inutile nasconderselo, l’uomo ha bisogno della donna molto più di quanto questa abbia bisogno di lui. E lei lo sa. Lo sa come il miliardario è conscio dei propri soldi in tasca e delle possibilità che questi garantiscono.

In quell’assurdo gioco che sono le relazioni di coppia, la donna ha sovente un fine che trascende il mero obiettivo del portare a casa il bottino affettivo. Ella vuole tornare nella sua dimora, come l’onesto lavoratore, con i suoi denari nel portafogli, sentendosi nel giusto di chi ha in tasca il peso del proprio duro lavoro. Insomma, vuole uscirne con la coscienza pulita, persino quando questa è lorda come quella di un assassino.

Infatti, la donna preferisce perdere il compagno anziché dargli ragione. Ammettere un torto significherebbe riconoscere di essere state dalla parte di esso e, per lei, non è tollerabile. Nessuno più della donna è abile nel trovarsi una giustificazione. L’indulgenza verso sé stessa è un modo d’essere, una devianza che la natura le ha instillato nel codice genetico. “Siamo così, dolcemente complicate”, dice la canzone scritta da un uomo che conosceva molto bene l’altro fronte della barricata.

Dunque, una donna non lascerà mai un uomo per inquietudine, voglia di libertà, desiderio di cazzo altrui, o fine della passione. Queste sono tutte prerogative della rozzezza testosteronica. La linearità maschile è, bisogna riconoscerlo, imbarazzante nella sua ingenuità. La donna ti smolla perché tu l’hai costretta a farlo. In un rapporto – e non si uscirà mai fuori da questa dialettica a senso unico –, la colpa è sempre di chi detiene il cazzo. Il candore dell’animo appartiene d’ufficio alla donna.

Per tutta questa serie di motivi, il genere femminile ha sviluppato una ammirevole abilità nel far sentire in colpa l’umanità maschile. E, dalla notte della civiltà, c’è stato un elemento di sesso maschile che, preso dalla famosa psicosi delle 4 e 48, si è domandato “Cosa ho fatto di sbagliato?”.

Meglio chiarirlo, nel 90% dei casi, non si sono assunti atteggiamenti particolari, o comunque in controtendenza rispetto a quelli per cui, appena poche settimane prima, la stessa donna che adesso ci sta dando il benservito, ha dichiarato di amarci alla follia. Semplicemente, complice la volubilità dell’umore femminile, ciò che prima veniva visto come positivo, diviene ora negativo.

Non stupitevi, dunque, se le vostre battute dissacranti sul sesso, che a suo tempo, nella tavolata di amici, le sembravano “dannatamente oneste e provocatorie, assolutamente in controtendenza rispetto al perbenismo imperante”, le risultano improvvisamente “indigeribili, volgari, rozze, da maniaco. Mi imbarazzi di fronte alla gente”.

Insomma tu sei, nella peggiore delle ipotesi, sempre il solito stronzo. Semplicemente, d’improvviso lo sei divenuto anche per lei. La donna non è abituata alla coerenza delle idee e valutazioni. Oggi può essere di Destra, domani di Sinistra, prima puttana e poi santa. Nessuno ha mai detto a una che un mutamento di prospettiva è giustificabile solo dopo un decennio di dolorose meditazioni. Pertanto, è abituata a potersi muovere in libertà tra le opinioni come in un gigantesco negozio di vestiti.

IL PROCESSO DI ACCUSA

Nessuna donna ti lascia di punto in bianco. Prepara il terreno. Tu cerchi di non vedere. Ma, quando assesta il colpo di grazia, sapevi da tempo – se non l’hai mollata prima tu – che sarebbe arrivato.

Te l’ha fatto capire in mille e uno modi. Hai presente le frasi vagamente ambigue, ma in verità chiarissime, di accusa, tipo “con te non si può mai programmare nulla, perché accetti inviti improvvisi solo da tua madre”? Non sono dette a caso. Lei sa già e non parla a vanvera.

COME CAPIRE SE STA PER ARRIVARE LA TEMPESTA PERFETTA

Quando una donna ama, lo fa con tutto lo slancio possibile. Se la chiami alle 5 di mattina perché, in quel preciso istante, se non fai l’amore con lei, l’universo collasserà, stai certo che ti raggiungerà in 5 minuti, anche se ti trovi in America e lei in Russia.

Se le dici “Io ti amo, senza di te la mia vita non ha senso”, soprattutto dopo un improvviso quanto inspiegabile litigio, e lei risponde con monosillabica precisione, senza chiamarti “amore”, stai certo che sta per mollarti. Prima, però, deve farti sentire in colpa. Deve farti percepire che non ti meriti la dolce parola. Può addirittura venire a letto con te ma, se lo farà, sarà facendotelo pesare. Quelle attenzioni che fino a poco prima la lusingavano, diverranno “mera urgenza sessuale di svuotamento. Di me ti interessa solo il culo”. Addirittura, quella carnalità ricercata nell’immediato si muterà da passione incontenibile a “semplice sfogo. Di quel che sento io non ti importa niente”.

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IL SUBDOLO FINE

Il suo fine è subdolo, una vera depravazione. Paradossalmente, lei non mente solo a te, ma anche a sé stessa. Perciò, è ancora più difficile smascherarla. Quando ti prende in giro, riserva lo stesso trattamento anche alla sua persona. Per non sentirsi moralmente sporca, imbratta tutto di merda così da uscirne pulita. Se ci pensate, è addirittura ammirevole la contorsione psicologica.

Chiunque può nascondere i propri intenti, ma solo una donna può farlo prima di tutto con sé stessa. Ecco spiegato perché lei non torna mai indietro dalla rottura di una relazione. Perché ha annullato la possibilità del senso di colpa. Nella sua narrazione, lei è nel giusto. Come uno scrittore particolarmente abile, ha finito per credere lei per prima a ciò che racconta. Davvero, se non fosse terribilmente doloroso il risultato, ci sarebbe da farle un applauso.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

2 commenti su “PICCOLO DIZIONARIO DELLA TOSSICITÀ FEMMINILE VOL°3 – QUELLA CHE TI FA SENTIRE IN COLPA (di Matteo Fais)

  1. L’espressione americana per definire l’attitudine mentale femminile all’innocenza a tutti i costi – cioè a dissimulare le proprie sporche azioni/pensieri (ivi compresa la propria volubilità sentimentale) – è “Keep clean your hands”.
    E’ indice di assenza di senso morale: l’importante non è l’astenersi dal “frutto proibito”, ma il non farsi beccare a coglierlo; e, se si viene beccate, negare anche di fronte all’evidenza.

    1. La ringrazio per la segnalazione e – confesso – ignoravo tale espressione. È stato molto cortese da parte sua farmelo notare.

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