Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PARANOIE PUTINISTE (di Davide Cavaliere)

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I putinisti, come i negazionisti della Shoah o i cospirazionisti, vivono in una realtà parallela nutrita di «controinformazione». Se domani mattina, in diretta mondiale, Vladimir Putin ammettesse di aver invaso l’Ucraina per mero imperialismo e si tirasse un colpo in testa come Hitler, i putinisti direbbero che è tutta una farsa, una montatura, che quello non era il vero Putin, ma un ologramma della Matrix atlantista dalla quale loro, come novelli Keanu Revees, sono sfuggiti e di cui conoscono tutti i segreti – chissà come mai le «verità nascoste» è sempre un alienato a raccontarle.

Sono piuttosto sicuro che se domani il “Corriere della Sera” titolasse: «La Terra è rotonda», spunterebbero decine di «professionisti della controinformazione» decisi a confutare la «tesi mainstream sulla sfericità della Terra». Se nutrire scetticismo nei confronti dell’informazione ufficiale è segno di salute mentale e di libertà di giudizio, oltre una certa soglia può diventare paranoico.

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Il caso della guerra in Ucraina è, in tal senso, lampante. Dopo due anni di autoritaria e illiberale gestione della pandemia hanno rinfocolato complottisti, antisemiti, antivaccinisti radicali, che ora si ritrovano tutti uniti nella difesa dell’autocrate russo, visto come l’uomo della Provvidenza.

I leitmotiv del filorusso non sono tanti, si va dalla convinzione che Euromaidan sia stato un colpo di stato ordito da Soros, fino alla tesi secondo cui Hunter Biden avrebbe finanziato in Ucraina dei laboratori per la fabbricazione di armi biologiche. Il «vero» responsabile sarebbe Joe Biden, anche se poi, come sempre accade con queste sillogi bacate, si scopre che i veri puppet masters sarebbero altri ben noti, forse Hillary e Schwab e magari, insieme a loro, quella famosa rete di pedosatanisti, quelli della nota pizzeria, insomma ci siamo capiti.

Il posto d’onore, in questa vicenda, spetta a Zelensky, l’ebreo «nazista» Zelensky, ostaggio o puparo, non si è ancora ben capito, del famigerato Battaglione Azov che, con 2500 uomini sui 170.000 dell’esercito effettivo ucraino, guiderebbe l’offensiva contro i russi al soldo dei temibili Neocon. La guerra in corso ha ravvivato il genere nazisploitation.

Sebbene i membri del Battaglione Azov siano hooligans nazionalisti, ex militari e qualche studente con idee un po’ troppo spinte in là, non sono certo delle Einsatzgruppen ucraine, come vorrebbero far credere i putinisti e la loro reginetta, Marija Zakharova, la direttrice della propaganda russa, nota per il matrimonio pacchiano a New York e per affermazioni che sfidano la logica più di alcune rappresentazioni del cabaret Voltaire.

Su quali basi si accusa il Battaglione Azov di essere, nientemeno, che «neonazista»? Di prove non ve ne sono, salvo il solito ready-made che include una foto truccata del 2015, immagini cruente decontestualizzate, ossia non riconducibili al battaglione in questione, un rapporto manipolato dell’ONU nel quale si parla di 14.000 vittime nel conflitto in Donbass, ma si tratta di una cifra che include vittime civili russofone e non, militari ucraini, separatisti e i 298 passeggeri del volo MH17 della Malaysia Airlines abbattuto dai filorussi per errore, e qualche tatuaggio. È necessario anche ricordare che il simbolo del Battaglione Azov non è d’ispirazione nazista, men che meno una svastica «stilizzata», bensì una «I» sovrapposta a una «N», a indicare la «Idea Natsia» ovvero la «Idea Nazione».

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Vyacheslav Lykhachov, un israeliano nato in Russia che monitora i crimini d’odio in Ucraina, ha affermato che, effettivamente, c’erano dei neonazisti tra i fondatori del gruppo, nel 2014, ma ha aggiunto che la maggior parte degli ideologi di estrema destra se ne andarono entro la fine del medesimo anno. Come ha spiegato una delle figure chiave del Battaglione Azov, Ilya Samoilenko, l’unità è composta da soldati di varie ideologie, inclusi antifascisti, socialisti e anarchici, alcuni sono persino ebrei, tutti accomunati dalla volontà di combattere i russi in nome della libertà.

Il nazismo evocato dai putinisti non ha domicilio in Ucraina né nella realtà. Non si può non notare che, sovente, nella propaganda russa, ciecamente ripresa come un bolo dai tovarish italiani, il nazismo è associato all’omosessualità. Tempo addietro la TV di stato russa ha dichiarato, coi suoi consueti toni tronfi e privi di sano senso del ridicolo, di aver individuato una «organizzazione di gay e lesbiche finanziata dagli USA» in un edificio di Mariupol, presunta sede di un «battaglione nazionalista» ucraino. La propaganda russa è questa roba qua: una grottesca mescolanza di ossessioni anali e nazi-bondage. Che, nel caso dei putiniani nostrani, rappresenti un riflusso del rimosso e del represso?

Davide Cavaliere

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

Un commento su “PARANOIE PUTINISTE (di Davide Cavaliere)

  1. Vi dico la verità, questo conflitto mi ha proprio rotto le palle. Gli slavi si scannano da una vita, probabilmente se non scoppiava questo sarebbe stato un altro bubbone. Mezzo pianeta in balia di russi e americani come nel secolo scorso, anzi no, adesso ci stanno pure islamici e cinesi. Se qualcun altro vuole rompere il cazzo sappia che siamo al completo.

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