Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

COSA SAPERE PER NON DIVENTARE UN BETA PROVIDER – OVVERO, OCCHIO A QUELLE INTORNO AI 30 (di Matteo Fais)

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Guardate una coppia, una qualsiasi: è immediatamente visibile se lui è quello che la fa godere, o quello che la mantiene. Tutti quanti ne conosciamo di uomini così. Possono avere anche una bella manza al proprio fianco, ma le stanno vicino come bancomat, non certo come quello che fa dire loro “Sì, cazzo, riempimi tutta”. Sono i beta provider.

Non c’è da farsene una colpa. Non tutti nascono vincenti, dominanti per natura. Alcuni sono ballerine di seconda fila nel gigantesco show noto come vita di una femmina – se preferite, “devo farmi le mie esperienze”.

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Intorno ai 30, quelle che sono magari pure troie, ma certo non fesse, hanno capito che il cazzosello (ovvero il caracollare di minchia in minchia) non le porterà a una posizione sicura. Perché, ok le grandi scopate e “il Manuel me l’ha messo in mezzo alle tette e c’aveva una roba tanta”, ma quelle non si saziano a panini con mortadella e preferiscono ostriche e aragoste – a onor del vero, qualche pazza che predilige comunque la passione esiste.

Dunque, preso tutto lo sfilatino possibile e INimmaginabile, queste simpatiche ex-pischelle ritengono a ragione sia giunto il momento di mettere a frutto la mercanzia, prima che questa divenga marcescente e perda di quotazione sul mercato.

Che fare? Manuel e Omar sono troppo inaffidabili. Di fica ne hanno vista a iosa e, a 35 anni, hanno ampiamente mangiato la foglia. Tu sarai pure baldracca, ma loro sono dei gran figli della mignotta. Potresti anche incastarli, con la vecchia scusa del “prendo la pillola”, ma loro continuerebbero a guardarsi in giro, anche perché il giro guarderebbe a loro, a meno che non li faccia ingrassare senza pietà, ma tu non hai certo voglia di cucinare.

Devi adattarti. In fondo, c’è pure gente che, frattanto, ha lavorato per costruirsi un futuro. Cosa ci vuole per circuire uno che non ha mai ricevuto un vero pompino, di quelli che si potrebbero definire professionali? Ma niente, che vuoi che sia per la tua bocca, avvezza alla stupidità maschile – mi hai fatto godere, penso di averti fottuta, ma in realtà mi hai fottuto tu.

Ha una casa, un buono stipendio. Manuel e Omar li posso, comunque, incontrare se mi va. Loro non dicono mai di no – e perché dovrebbero, è gratis! Il pirla è quasi preso nel sacco. Ora, sei una donna pulita, matura. Ultimamente, pensi pure alla famiglia e… Ma guarda un po’, sei rimasta incinta. Tu che eri riuscita sempre a evitare, tra mille rapporti a rischio, ce l’hai fatta. È così semplice, del resto, far sentire importante un uomo che, per le donne, è stato unicamente una semi nullità – “Ti prego, RESTA, RESTA, VOGLIO SENTIRTI”. Fregato!

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Guardalo adesso com’è buono, lì nel suo angolino. Sorride lieto come un agnellino mentre viene condotto dal pascolo verso il macello. Ha una famiglia, una donna ancora piacente. Si commuove. Si sente realizzato. Beh, non è proprio bellissimo, ma sempre meglio di 8 ore di lavoro al giorno. E, poi, ti accontenta in tutto – come ogni povero coglione che si senta felice alla sola idea di avere una femmina.

Sei salva, ragazza mia. Qualsiasi cosa sia, Giorgietto, l’infante appena sfornato, ti garantirà un tetto sopra la testa per i prossimi 25 anni. Quando mai che quel frescone si libererà di te. Guarda la Silvia, lei ha continuato con Vincenzo e sarà pure stata una grande passione, ma lui ogni tanto le tira un ceffone e mangiano carne solo 2 volte alla settimana. Bella scema! Eppure, tu glielo avevi detto. Perché, come recita l’articolo quinto della Costituzione: “Quella che ha trovato il fesso con gli sghei ha vinto”.

P.S: anche se hai 4 case, la villetta al mare, ecc., recita sempre la parte del morto di fame. Le femmine – almeno la maggior parte – sono sceme, credono solo nell’ostentazione, mentre il vero ricco si conta gli spiccioli e non è mai prodigo. “Fidatevi di me che la vita la conosco”, come dice Michel Houellebecq.

 Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

2 commenti su “COSA SAPERE PER NON DIVENTARE UN BETA PROVIDER – OVVERO, OCCHIO A QUELLE INTORNO AI 30 (di Matteo Fais)

  1. Un classico comportamento femminile, cadono sempre in piedi, uno zerbibo/beta provider che le mantiene dopo averne presi mille e di tutti i colori, lo trovano sempre. Una volta sposate, accasate e figliato iniziano a rompere i c.ni, ad essere indisponenti e sofferenti di frequenti mal di testa.
    Con il chad strisciavano, con il beta alzano la cresta; un classico anche questo.
    Non sposatevi, fidatevi se vi dico che, a parte qualche sfumatura, sono TUTTE uguali, sembrano fatte con lo stampo. A maggior ragione in quest’epoca in cui Concettina di Mereto di Tomba (UD), paese sperduto di 30 abitanti comprese le galline, racchia 60enne, 150cm X 110kg, senza un soldo, cultura ne arte ne parte, aspira a uomini di altissimo livello convinta d’essere un irresistibile bocconcino da quando ha scoperto i social e relativo stuolo di MDF che ogni giorno scrivono “Zei belliZZima” a ogni buco che respira, animali compresi.

  2. Vabbè quello di farsi ingravidare dall’idiota di turno e appendere la fica al chiodo, alla fine è un lavoro come un altro. Finché c’è mercato…

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