Il Detonatore

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CHE I COMUNISTI SIANO CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA NON È UN CASO… (di Alex Vön Punk)

“Ho cominciato a rubare quando ho capito che cos’è il lavoro” (Philippe Godard, Contro il lavoro, Elèuthera) 

Uno spettro si aggira per l’Italia, togliendo il sonno ai nostri politici, il Reddito di Cittadinanza.

Chiariamo subito, questo, in realtà, è semplicemente una rete di sicurezza, non dissimile dal Reddito di Inclusione introdotto dal Governo Renzi (https://www.matteorenzi.it/rei). Sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si legge “Il Reddito di inclusione (REI) è una misura di contrasto alla povertà dal carattere universale, condizionata alla valutazione della condizione economica”. Infatti, poco si può comprendere l’avversione di Italia Viva e del suo leader al RdC pentastellato. 

Non stupisce invece che la Destra italiana abbia in odio questa misura di protezione sociale, date le sue politiche da sempre “padronali” , e contrarie ai lavoratori – la Meloni, per fare un esempio, votò a favore della Legge Fornero.

Nel campo conservatore italiano, si sono purtroppo dimenticati la lezione di Hayek, il quale scriveva che non vi è motivo per cui, in una società libera, lo Stato non debba “assicurare a tutti la protezione contro la miseria sotto forma di un reddito minimo garantito, o di un livello sotto il quale nessuno scende. È nell’interesse di tutti partecipare all’assicurazione contro l’estrema sventura” (F. A. Hayek, Legge, legislazione, libertà, Il Saggiatore, Milano 2010, pp. 292-293.).

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L’idea di un reddito di protezione affonda le sue radici secoli fa. Lo suggerì già nel 1796 Thomas Paine, rivoluzionario illuminista e Padre fondatore degli Stati Uniti d’America, per mitigare gli effetti delle enclousures nel capitalismo agrario.

Nell’epoca moderna la bandiera di un  reddito di base è stata sollevata dai socialisti liberali che guardavano all’autonomia e alla libertà del singolo. Per Sandro Pertini, gli uomini non potevano essere liberi se non sollevati dalla morsa del bisogno. Non è un caso che si riscontri la presenza di tale assunto anche nel Manifesto di Ventotene, di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi: “La solidarietà umana verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica, non dovrà, per ciò, manifestarsi con le forme caritative sempre avvilenti e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori”. Siamo nel pieno spirito che animava il Movimento 5 Stelle.

Tra gli oppositori al Reddito, oltre ai sempre affezionatissimi complottisti, non ultimo Gianluigi Paragone (ex 5 stelle), troviamo una pattuglia di neo-bolscevichi capitanata da Marco Rizzo. In realtà, la posizione del deus ex machina di Italia Sovrana e Popolare è perfettamente in linea con l’idea marxista la quale, mutuando dal cattolicesimo e dagli ordini monastici, vede il lavoro non come un mero strumento ma come un valore, elemento religioso, “mistico”. Il valore lavoro mette in luce la sconfitta del politico davanti all’economico, limitando l’uomo al ruolo di produttore/consumatore: ecco il materialismo realizzato.

Ma c’è di più, il lavoro è nei fatti un sistema per disciplinare l’individuo, come la scuola e il carcere. Il suo rapporto simbiotico con queste istituzioni lo si ritrova perfettamente delineato nei campi di lavoro e di rieducazione, nella visione della fatica come prassi correttiva sviluppata dai totalitarismi, ancora in vigore in Cina e Corea del Nord. Impossibile non pensare all’ ignobile epigrafe nazista che sovrastava l’ingresso di svariati campi di concentramento, “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi). 

Il lavoro, per come lo si intende oggi, va odiato e superato – in parte ciò sta accadendo con l’automazione dei processi produttivi -, ma non ciò non basta, poiché esso è diventato un rapporto sociale: i suoi tentacoli toccano ogni sfera  individuale e collettiva. Il RdC mette in crisi la sacralità dogmatica del lavoro e, come ci rammenta Philips Goodard, “il lavoro è a tal punto interiorizzato che metterlo in discussione equivale a mettere in discussione la stessa umanità dell’uomo! Significa ridiscutere il senso della vita” (Contro il lavoro, Elèuthera 2020). 

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Il RdC va sicuramente superato, ma a Sinistra, verso un reale Reddito di Base Universale che scardini la logica iper-produttivista, operi una demercificazione del tempo e dell’individuo, eliminando la miseria.

Rimanendo nell’ambito della realpolitik, è davvero assurdo sentire forze politiche schierarsi contro una misura che di certo non avvantaggia Briatore, sotto nessun aspetto – per queste forze, il nemico non è la povertà in quanto tale, ma il povero. Il parassita non è chi guadagna 500 euro al giorno, ma 500 al mese, malgrado questi – considerato il costo della vita – non gli garantiscano certo lusso, caviale e champagne, ma il non crepare di fame per strada, e, come effetto secondario – non di poco conto -, un maggior potere di contrattazione nei confronti del Capitale – effetto osteggiato dalla Destra – e una superiore autonomia rispetto alla subordinazione ai sindacati di categoria e ai presunti partiti di classe (effetto osteggiato dai neo-bolscevichi come Rizzo).

Per osteggiare realmente comunisti e altri scarti storici, non si ha che da supportare la fine dell’inedia. 

Alex Vön Punk

Emailvonpunk@tutanota.com

Telegram: @VonPunk

L’AUTORE

Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelanceagitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.

Un commento su “CHE I COMUNISTI SIANO CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA NON È UN CASO… (di Alex Vön Punk)

  1. E poi c’è il sud dove il lavoro è la madre di tutte le armi ricattatorie. Io sono andato via a diciott’ anni, prima in Germania e poi al nord Italia proprio perché non avevo nessuna intenzione di baciare mani o di lavorare a centomila lire a settimana dieci ore al giorno. Ognuno fa la fine che si merita quindi sprofondasse pure tutto il mezzogiorno.

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