Il Detonatore

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ALTRO CHE ABOLIZIONE: LA MASCHERINA NON FINIRÀ MAI, PERCHÉ È SOLO UN SIMBOLO DEL POTERE (di Matteo Fais)

Non solo la mascherina non può cadere dall’oggi al domani, ma non finirà neppure quando sarà solo un ricordo, perché essa è più di quanto possa sembrare. Certamente, è più di quell’inutile supporto sanitario secondo cui è stata presentata alle masse. Si tratta di un simbolo, un simbolo di potere, o meglio ancora del Potere.

L’intima essenza di una struttura quale quella all’interno della quale viviamo è, come si potrà facilmente evincere a meno di non essere cretini – cioè come la maggior parte dell’umanità -, il controllo. Questo non è limitato al semplice uso di apparati specifici che si occupino di esercitarlo. La vera astuzia del Sistema è di insinuarsi tra i controllati e farli divenire l’uno controllore dell’altro. Infatti, non si è quasi mai visto un poliziotto domandare l’esibizione del certificato verde. Si è trattato più che altro di un’attività delegata all’anonimo cameriere che prima di allora si sarebbe limitato a chiedere “Il signore cosa gradisce?”, alla estetista, al parrucchiere e al tabaccaio. Ogni comune cittadino, poi, anche al di là dell’esercizio di una qualsivoglia sua funzione, ha perpetrato il comando generale – “Si metta la mascherina, per favore”; “Come sarebbe a dire che lei non è vaccinato?”.

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L’altro aspetto interessante di questo Potere, oltre al suo radicamento nei minimi meandri dell’esistenza umana, è di non dover fornire giustificazioni ragionevoli per le sue decisioni, insomma di poter sorvolare sulle contraddizioni a cui ogni ragionamento logico verrebbe inchiodato. Se il virus esiste – come è ragionevole pensare –, perché l’utilizzo dello strumento sanitario è stato da prima imposto ad alcuni e non a tutti? Perché la mascherina andava indossata per entrare in certi luoghi, ma si poteva rimuovere una volta seduti? Perché è caduto l’obbligo vaccinale, ma non per tutte le categorie dei lavoratori?

L’unica risposta sensata, o meglio veritiera, l’ha fornita il Ministro dell’Istruzione Bianchi, il quale ha asserito senza alcun timore e vergogna che, a scuola, la mascherina serve ancora in quanto educativa. Ecco il punto: educare, plasmare, domandare sacrificio e rinuncia, fede cieca a una volontà superiore. Non un semplice “ognuno faccia, in coscienza, come meglio crede”, ma un’imposizione che è anche un’abile e sottile richiesta di sottomissione a una forza più grande.

La mascherina, il vaccino e il green pass sono stati la più smaccata prova di come gli italiani non siano quel popolo di anarchici che sempre viene descritto. Certamente, tali misure hanno aiutato a stanare i pochi, tra i mangiaspaghetti, con una propensione anarcoide, liberataria, e liberale. Su di essi, come da sempre fa il Potere, almeno quello apparentemente democratico, si è proceduto a un tentativo forte, ma mai propriamente coercitivo, di correzione. Lo Stato paternalista, con sfumature sovietico-cinesi, ha provveduto ad ammonire – fino alla multa che, infatti, resta ancora da pagare –, con l’esclusione coatta dalla vita sociale, con lo stigma etico dell’untore.

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Insomma, la questione sanitaria è stata appena un orpello, la superficie propagandistica di una qualcosa di molto più profondo, a cui – questo è bene sottolinearlo – il popolo si è prestato con singolare solerzia da servo. Addirittura, tutti i dosati hanno postato la loro foto durante la somministrazione, come hanno esibito senza esitazione il pass, rivelando sé stessi al mondo, in un processo di trasparenza assoluta che è esattamente ciò a cui il Potere aspira. “Hai visto”, sembravano dire, “sono un bravo cittadino, faccio il mio dovere, sono ligio”. Cosa chiedere di più! Chi dice tutta la verità è colui che non ha niente da nascondere e chi non ha niente da nascondere è il soggetto ideale per la nostra società, perché non la tradirà mai e si conformerà finché avrà vita.

Preso atto che il piano ha funzionato alla perfezione e senza quasi intoppi, se non minimi – come le manifestazioni dei free vax –, state certi che bavaglio, puntura e pass torneranno. Forse non sarà subito, forse non avranno lo stesso nome, ma ciò poco importa. Saranno altre forme, insieme alle altrettante che hanno preceduto queste, attraverso cui sarà chiesto pubblico sfoggio della propria obbedienza. La società del controllo, vedrete, darà presto il meglio di sé.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

3 commenti su “ALTRO CHE ABOLIZIONE: LA MASCHERINA NON FINIRÀ MAI, PERCHÉ È SOLO UN SIMBOLO DEL POTERE (di Matteo Fais)

  1. Se qualcuno si è chiesto ( come il sottoscritto) a che diavolo serve il secondo emendamento della costituzione USA, che permette a dei tizi di aggirarsi armati nei pressi di uffici e municipalità ecco una possibile risposta. A nessuno è permesso di mettere a repentaglio le libertà personali, neanche al governo.

  2. Salve Matteo, fui uno dei primi ad indossare la mascherina nel supermercato quando ancora tutti non la portavano e mi guardavano inorriditi, mentre i telegiornali mostravano i cinesi che morivano come mosche. Fui uno dei primi a toglierla, se mi capitava di camminare all’aria aperta, dopo 10 giorni di ospedale (causa Covid). Sono rimasto il solo a non raccogliere l’approvazione degli “amici” per il rifiuto che esprimo contro questa espressione oppressiva del potere… però… che bello essere dis/allineati.

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