SCUSATE, MA DA QUANDO ESSERE FILORUSSI E PUTINIANI È REATO? (di Franco Marino)

Se si prende la decisione di mettere nero su bianco le proprie riflessioni, bisogna possedere una bussola che orienti la propria visione delle cose. La mia, è il ripudio sistematico di ogni moralismo. Due giornalisti che finivano sistematicamente nel mio cestino erano Paolo Guzzanti e Giulietto Chiesa. Personaggi antitetici. Il primo fortemente antiputiniano (più che russofobo) e il secondo antiamericano (più che putiniano). In generale, ogni volta che leggo di cowboy contro indiani, quale che sia il punto di vista, subito qualifico il tutto come spazzatura. E il deficiente che la pensa in questo modo, finisce subito nella mia lista nera mentale. In tal senso non faccio sconti. Nel mio killfile mentale ci sono sionisti e filopalestinesi. Filoamericani e filorussi. I “filo” e gli “anti” sono imbecilli di cui diffidare. Sempre. Perché un conto è avere un punto di vista, necessario, inevitabile. Altro è indossare l’elmetto e il megafono, detenendo la convinzione che in politica esistano buoni e cattivi. Viceversa, in un regime democratico, la persona razionale approccia le vicende geopolitiche più o meno con lo spirito di Gomorra, i cui personaggi sono certamente più educati e vestono meglio di Genny Savastano, ma sono non meno spietati quando devono prendere una decisione pericolosa.
Naturalmente non tutti fanno questo. Intanto perché il cervello di ognuno di noi, consumando energia non illimitata, tende al risparmio. La semplificazione urlata, la decisione di schierarsi con un punto di vista ignorandone gli altri, sono strategie difensive, di autoconservazione. Per questo, specialmente in guerra, le propagande funzionano molto di più del ragionamento. Ma se si vuole andare a fondo alla questione e “capire le cose”, bisogna togliersi la divisa e scavare. Premessa doverosa, perché spiega l’oziosità di tutte le polemiche che ad intervalli regolari saltano fuori in merito alle interferenze dei “disinformatori russi al soldo del Cremlino”.
Partendo da questa premessa, non mi è mai interessato approfondire quali prove suffraghino le affermazioni del COPASIR che di fatto ha dossierato alcuni nomi noti della dissidenza (si pensi a Giorgio Bianchi, Alberto Fazolo, Chiara Ruggeri, Vito Petrocelli, Maurizio Vezzosi, Manlio Dinucci) ma anche personaggi di tradizione atlantista che tuttavia hanno preso una posizione contraria a questa guerra come Alessandro Orsini. Intanto perché già sbatterli sui giornali, tacciandole di connivenze russe, come se avessero commesso dei crimini, senza peraltro mostrare finora una prova, una sola, dei legami con Putin, è indegno di un paese civile. Ma poi, mentre tutti si concentrino sulle prove, nessuno va al vero punto di fondo: da quando in questo paese è diventato reato essere filorussi? Quando è stato introdotto in Costituzione il divieto di apologia del putinismo? Esattamente, questi signori di cosa sono accusati? Se hanno commesso dei reati, che vengano indagati e poi rinviati a giudizio. Fino a quel momento, tutto quello che si fa è ripetere le liste di proscrizione di sillana memoria. Nelle quali, peraltro, è finito, in passato, persino un emerito signor nessuno come il sottoscritto. Circostanza che, naturalmente, sapendomi innocente (poi voi siete liberissimi di pensare che Putin mi invii bonifici sottobanco) mi ha dato la reale contezza della ridicolaggine sottesa a questi screditamenti. Soprattutto, nel paese dove le ingerenze della CIA nella politica italiana sono state e sono sistematiche. E, dal loro punto di vista, del tutto inevitabili e lecite ed, anzi, anche noi italiani dovremmo avere una rete di propagandisti che agisca sui social, a tutela dei nostri interessi. Perché la questione ovviamente non è nel fatto che sia possibile che, nell’era in cui il dibattito si è spostato sui social network, non possa esserci una rete di putiniani, cosa non solo possibile e verosimile, ma personalmente ho anche una lista mentale dei cosiddetti “papabili”, anzi “putinabili”. Se però un minuto dopo si vuole dare a bere che non esistano analoghe reti di disinformatori al soldo dei servizi segreti occidentali, l’invito ad andare a quel paese è automatico. Stupirsi della presenza di una rete di propagandisti di questo o di quel paese, presuppone la moralistica convinzione che esista un inferno, denso di spie, dove si propagandano bufale, e viceversa un paradiso a stelle e strisce dove i servizi segreti fanno la comunione, naturalmente prive di altrettante reti di propaganda filoamericana e, perché no, filoindiana o filocinese. E, se ne converrà, è semplicemente ridicolo. Soprattutto nel paese dove quarant’anni fa furono trovate le liste della P2, una loggia segreta che condizionava la vita politica del paese e che comprendeva personalità influenti e persino dittatori sudamericani finanziati dalla CIA. Ma di che stiamo parlando?
Siamo seri per favore. Se moltissime persone oggi si fanno irretire dal putinismo – non è un reato ma è un errore – dare la colpa ai troll russi non è meno da stupidi di quel marito che, ritrovandosi cornuto, dà la colpa all’amante e non alla moglie. Se molta gente non si riconosce più negli Stati Uniti, se dubita dei media mainstream, se si fa sedurre da modelli politici di altre zone del mondo, è più probabile che sia colpa dei bonifici russi a gente totalmente irrilevante nel dibattito pubblico, o dei livelli di orrore raggiunti dalle classi dirigenti occidentali? Ognuno si senta libero di rispondere come crede. Ma quando si auspicano repulisti contro le opinioni non allineate ai dogmi della russofobia e del medicalmente corretto, quando si legittima il sospetto di connivenze più o meno retribuite con le classi dirigenti russe, quando l’Occidente limita la libertà di parola, non vi è alcuna differenza con i totalitarismi che vorrebbe condannare. Nessuna. Le liste di proscrizione esposte ad un pubblico ormai rimbecillito, rimandano a pericolosissime epoche storiche. La strada della delegittimazione morale, poi sociale, e, magari, perché no, anche fisica del dissenso, è una strada che porta dritti dritti al sequestro dei beni e alle camere a gas. Film già visto, più e più volte nella storia. E sempre concluso allo stesso modo: con milioni di morti e tante lacrime di coccodrillo.
FRANCO MARINO
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Come se il mondo non fosse tutto paese. A Putin interessano i massimi sistemi esattamente come all’ occidente quindi di interessante ha ben poco. Se l’ alternativa paventata alla nostra democratura è questa mi turo il naso e voto DC.