Il Detonatore

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MA CHE ROBACCIA È L’EUROVISION? (di Franco Marino)

In questi giorni per i media impazza l’Eurovision e io, devo dire la verità, da quando questa manifestazione è diventata di moda, cioè da pochi anni (prima non se la filava nessuno ed esiste dagli anni Sessanta) non ne ho capito nulla. Né dell’utilità, né degli intenti, né del regolamento, bizzarro (come tutto ciò che è forzatamente europeo). In teoria dovrebbe essere una sorta di champions league della musica, infatti per l’Italia partecipa il vincitore del Festival di Sanremo che poi, se vince, sarà l’organizzatore dell’edizione successiva. Nella pratica, la stragrande maggioranza delle canzoni è di lingua inglese, oltretutto con melodiche e ritmiche che non corrispondono minimamente alla tradizione musicale dei singoli paesi. Voglio dire, se si organizza una gara musicale tra nazioni, il minimo sarebbe mettere in competizioni le tradizioni musicali di ciascun paese. Uno si aspetta, per esempio, che il Portogallo partecipi con una canzone basata sul fado, tradizione musicale locale, infatti una canzone che apprezzai moltissimo fu di un giovanissimo cantante portoghese malato di cuore, qualche anno fa. Magari non con questi criteri rigidi, perché la musica è anche contaminazione. Ma non un bollito misto.

Sinceramente, ieri non ho visto nulla di questo. Tutte canzoni uguali, fintorock, inglesizzanti, tutte ammiccanti chi più chi meno ad ambiguità sessuale e ad una contaminazione razziale da propaganda. In che modo questa gara valorizzerebbe la musica europea? A quel punto non è meglio un semplice contest, senza mettere in mezzo gare tra nazioni, invece di una manifestazione nata per fingere di non offendere nessuna identità europea ma che, nei fatti, le castra tutte, per giunta cantando nella lingua di una nazione che dall’Unione Europea è scappata a gambe levate? Il festival di Sanremo vi risulta che preveda l’obbligo di far partecipare un cantante per ogni regione?
In sintesi, l’Eurovision è l’emblema dell’Eurozona. Né carne né pesce. Con vincitori già annunciati. O la coppia omoerotica Mahmood-Blanco. O la band ucraina. E la musica? Quella se ne sta altrove, zitta e buona (cit.) dove non arriva la propaganda liberal. A noi non resta che rivalutare il Povero Gabbiano, tormentone dell’anno, mentre gli artisti si fanno il trucco ispirandosi alle sue ali.

FRANCO MARINO
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3 commenti su “MA CHE ROBACCIA È L’EUROVISION? (di Franco Marino)

  1. Molto meglio guardare gli internazionali di tennis a Roma… almeno chi vince corre e suda.
    Però boicottando Wimbledon..i veri razzisti..

  2. Salve Franco ,
    è da ieri sera che ci penso…
    In fondo, l’occidente
    sta solo dando prova della sua perdizione…
    Decenni fa, ha cominciato la sua ribellione ai valori tradizionali, che, forse, gli stavano troppo stretti…
    Vorrebbe cancellare, stupidamente, il suo passato, convinto di spiccare il volo in un nuovo mondo di libertà e nuovi ampi respiri, ma gli uomini che lo popolano non hanno allenato e formato il proprio modus vivendi, per gli spazi necessari, cadendo così nel ridico , nel fatuo e nel *libertinaggio*…
    Si rinnega tutto, ma non si costruisce un “nuovo” , che valga la pena di essere vissuto…
    L’unica cosa che siamo stati capaci di fare è stato scimmiottare una società d’oltreoceano, che già di per sé è senza storia, perché ancora giovane e piena di contraddizioni, senza basi solide per poter miscelare, in modo intelligente e senza pendenze , scienza, tecnologia ed “umanesimo”…
    per cui, gli imitatori, convinti del “sogno americano”, si sono buttati a capofitto sulle nuove tendenze, senza avere la capacità di interagire, al fine di estrapolare, l’eventuale *utile*, lasciando cadere il futile ed il perdente…
    Ed oggi, ci ritroviamo una trasmissione che avrebbe davvero potuto, secondo la motivazione per cui nacque, segnare una linea di demarcazione, tra il nostro valore atavico, riproponendo e mettendo in essere una parata di differenze storiche, anche nella musica, delle varie culture occidentali, che, comunque, avrebbero ancora tanto da dire e da insegnare, se solo si percorresse la strada dell’innovamento dell’animo e non dell’accettazione passiva di tutte le minchiate che ci pervengono, rispetto a gente che ha perso una bussola, che , forse, non ha mai avuto…
    Basterebbe pensare a come loro sono partiti e da dove, invece, noi siamo stati generati…
    Il Suo stupore per la avvenuta decadenza, trova compagnia in quello nostro, quello di molti di noi, ma non abbastanza , come numerica, per dare un indirizzo diverso, una sterzata ad “U” , al vuoto che ci circonda, lasciandoci sul ciglio di un burrone, dal quale, ancora un pò, e non potremo più rialzarci…
    Ha tutta la stima possibile, per questo Suo dire, e dobbiamo solo augurarci che almeno uno, uno solo, si ravveda, ed allora, forse, la Sua amarezza, potrà trovare una buona ragione d’essere…
    Con infinita riconoscenza, per la Sua mente dal multiforme ingegno…

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