Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA CINA, COMUNQUE VADA, HA GIÀ VINTO (di Franco Marino)

Più volte mi hanno rimproverato, non a torto, di ignorare la Cina nei miei articoli. E’ un errore che cerco di commettere meno ma che commettono in tanti, persino chi come Di Maio, ministro degli esteri, il nome di Jinping dovrebbe saperlo. Ma è un errore che potrebbe avere diverse spiegazioni. La prima è che quell’enorme paese è fondamentalmente sconosciuto ai più e, paradossalmente, quelli che ne sanno meno sono proprio quelli che ne parlano alla maniera di Frankie goes to Pechino. La seconda è che quel gigante si muove su rotaie completamente diverse da quelle delle potenze tradizionali. Mentre America e Russia gonfiano le penne come i pavoni, mostrando la potenza dei propri armamenti, la Cina, silenziosamente, sta rispettando quel detto per cui “se date il coltello ad un cinese, conquisterà il mondo”. E infatti sta conquistando il mondo, con un pragmatismo tale da rendere inutili i coltelli. Sanno benissimo i cinesi che i paesi occidentali in Africa vanno a predare risorse, e cosa fanno loro? La stessa cosa, però aumentando un po’ il benessere del posto, guadagnandosi la grazia dei locali. Per inciso, prima che qualcuno abbia la malaugurata idea di etichettarmi come cinesologo, di Cina anche io ne so poco e niente. Mentre in Russia ci sono stato tre volte, e a botte di mesi, e ho parenti e amici, viceversa non sono mai stato in Cina e non ho rapporti né con italiani che vivono lì né con cinesi che vivono qui. Ma quel poco che so – per giunta accessibile a tutti – è tuttavia sufficiente per farmi l’idea che la Cina sia il vero ago della bilancia che determinerà le sorti del conflitto. Vediamo perché.

Tra le cose accessibili a tutti di cui fanno parte quelle poche che so, c’è che la Cina è un paese con un territorio enorme e con una popolazione quattro volte superiore a quella americana e due a quella europea. E c’è che la Cina è sostanzialmente una dittatura, retta da un partito comunista che non ammette alcun tipo di alternativa al governo e che non si fa il minimo scrupolo di mandare a morte gli elementi scomodi. E non mi riferisco soltanto alle scomodità politiche ma anche quelle relative alla vita di tutti i giorni. Io ho potuto gestire un sito warez per qualche tempo che, se mi avessero scoperto, avrei al massimo pagato una salata multa: in Cina sarei stato mandato a morte. Come sarebbe stato giustiziato il mio ex-inquilino che non mi ha pagato il fitto per un anno e mezzo finanche cercando di aggredirmi, con lo stato che invece di difendere me, ha difeso lui. In Occidente, i grandi imprenditori condizionano la vita politica e, checché ne dicano i trombettieri della NATO, anche in Russia. In Cina, come vi può testimoniare il patron di Alibaba, o si adeguano o spariscono nel nulla. Tutte queste differenze, se da un lato stridono col modello occidentale da molti decantato e declamato, dall’altro, incrociandosi con la credibilità di un sistema che ha tirato fuori dalla miseria centinaia di milioni di persone (trasformandole, va detto, da affamati a poveri in libertà vigilata) conferiscono alla Cina una credibilità e dunque un potere di azione teoricamente illimitato. E la sua ricchezza, per giunta quasi priva di debiti, la sua autonomia energetica ed economica, frutto dei crescenti legami con i territori pieni di materie prime, le dà la serenità della belva che ha già mangiato e dunque può permettersi di ignorare la succulenta preda che le passa davanti.

Dopodiché, certamente a Pechino non sono indifferenti alle sorti della guerra in Ucraina. Sia perché detiene ingenti quantità di debito americano, sia perché la Russia è una scomoda vicina di casa. Le differenze tra la Cina e le due potenze in guerra, persino con quell’orso russo che tanti ritengono saldamente agganciato al dragone, sono abissali. E arriverà dunque il momento in cui anche a Pechino dovranno fare una scelta. Quale? Nessuno può saperlo. Ma si può stare certi che il Dragone sputerà fuoco dove gli conviene, senza tener conto di alcuna ragione o religione etica, morale, ma solo dell’interesse. Anche al riguardo, i tanti filorussi che sventolano l’accordo con la Cina, evidentemente dimenticano il patto Molotov Ribbentrop, apparentemente infrangibile, sostanzialmente squagliatosi come neve al sole. La Cina correrà in soccorso del vincitore, e potrà farlo senza offendere la sensibilità di nessuno perché non ha fatto proclami né promesse. Non si è mai né atteggiata a gendarme del mondo protettore degli afflitti né a cavaliere bianco della dissidenza. E deciderà secondo il suo interesse. Vincendo in ogni caso. Che poi come al solito perderà l’Europa è un’altra (dolorosa) storia.

FRANCO MARINO
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4 commenti su “LA CINA, COMUNQUE VADA, HA GIÀ VINTO (di Franco Marino)

  1. Credo tu abbia ragione. Speriamo solo che l’interesse della Cina coincida con la fine dell’attuale delirante escalation militare tra Mosca e Kiev/Nato/Washington

  2. Sera Signor Franco,
    il Suo post sulla Cina, mi ha riportato alla mente un saggio “CINA”, di Armand Gatti, drammaturgo, scenografo, regista francese, nato a Montecarlo, nel 1924, di origine italiana, che aveva trascorso la sua infanzia nella baraccopoli di Tonkin, con suo padre.
    Testo letto al tempo del liceo… quando a scuola, su iniziativa del professore di filosofia, facevamo la “biblioteca di classe”… altri tempi, altra storia…
    È vero, noi occidentali, non abbiamo una grande cultura e conoscenza di queso Paese, che affascina e atterrisce nello stesso frangente.
    Oggi, noi vediamo i loro bazar, pieni di mercanzie di mediocre fattura, ma pronti a soddisfare ogni esigenza, entrando in uno di essi , trovi migliaia di articoli, alcuni dei quali superflui e pressoché inutili, eppure incuriosiscono ed attirano… fanno “commercio”, hanno il loro “mercato”… che tira…
    Oggi, Le posso raccontare, per sentito dire, ma comunque fonti attendibili, che un ragazzino, uno dei tanti cinesi che affollano i laboratori, nei sottoscala dei palazzi, da loro occupati, che somigliano più a tanti alveari, dove esseri “umani/api” lavorano freneticamente; vere e proprie colonie, come sciami d’api, specie nella zona dei paesi vesuviani, il giovinetto, dicevo, cucendo (lì vanno forte le confezioni) , si è trafitto, tempo fa, il dito con l’ago della macchina per cucire, il quale senza scomporsi, col dito sanguinante, ha sfilato lo spezzone dell’ago, ha rimesso il nuovo nella scarpetta, ha fasciato il dito con un straccio di risulta ed ha continuato il suo lavoro…
    Un altro caso, è di una impresaria dell’est, che al suo collaboratore italiano (lavorava nel campo della moda-cappelli di paglia di Firenze) , tenne a dire, in un interscambio dialettico, ( val la pena ricordare che anche in Toscana, ve ne sono a quantità industriale), che anche se arrivasse in Cina, l’ultimo modello più sofisticato di un aereo supersonico, loro lo smonterebbero, pezzo per pezzo, e te lo rifarrebbero “uguale”, in meno di quanto si possa immaginare…
    Questi aneddoti, per riallacciarmi al Suo “silenziosamente”, che porta e nasconde in sé tutta la storia millenaria di un popolo piegato, ma fiero, operoso, pragmatico e deciso a marciare, sotto stretta e severa sorveglianza di un
    “regime” ( dittatura…) , verso il predominio del mondo… a differenza dell’Occidente e degli USA , che pur vantandosi con manifesta spavalderia delle loro democrazie, volgono, inesorabilmente verso il declino…
    Per gli USA, uno se lo potrebbe pure aspettare, sono giovani storicamente, ma l’Europa, nella fattispecie il nostro Paese, no! Non è accettabile, , questo amareggia terribilmente… abbiamo tremila anni di storia alle spalle che stiamo buttando via , come una carta sporca…
    Per chiudere, riporto l’incipit del lavoro di Gatti:
    “L’ Asia e l’Europa sorelle siamese, sulla superficie del mondo formano un magnifico insieme. Non è possibile né staccarle del tutto, né del tutto riunirle.
    Là dove lo scolaretto smette di eccitare la fantasia sui disegni del quaderno di brutta copia ( l’Italia uno stivale, la Francia un esagono, il Peloponneso una foglia di vite, la Scandinavia un orsacchiotto, l’Europa occidentale un vecchio cane ossuto), quando la cartografia fattasi disinvolta s’esprime a larghi arabeschi, quando appaiono ampie distese di colore schietto, quando i tratteggi s’intrecciano e poi si distendono uno dietro l’altro come i segni di una vita intensa, quando il profilo delle coste suggerisce l’immagine di mille teste invece che di una sola, quando non si fa più riferimento a false figure ma ad autentiche chimere, qui “Asia est”…
    Che forse , dice, anzi no predice tutto anche se in stampa nel 1959.

    Fuori tema: mi auguro abbia letto le mie scuse dell’altro giorno… 🤗

  3. Il gigantismo è una patologia seria. La grandeur di USA, Cina, India, Russia e compagnia crescente portera’ un sacco di rotture di scatole nella migliore delle ipotesi.

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