Il Detonatore

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LE ORIGINI DELL’IRRESPONSABILITÀ ITALIANA (di Franco Marino)

Se a volte ricorro ad un pizzico di autobiografismo – qualcosa che farebbe inorridire Flaubert e in generale chiunque non ami la prima persona – è solo per agganciare alcune esperienze di vita alla mia lettura dei fatti. Del resto, ognuno di noi forma il proprio carattere su ciò che ha vissuto, sulle persone che ha conosciuto. Un’esperienza formativa per me fu quando per alcuni periodi, anni fa, offrii ad alcune persone uno spazio gratuito sui miei server per i loro siti. Uno si aspetterebbe che queste persone mi fossero riconoscenti, dal momento che gli risolvevo dei problemi. Niente di più falso. Dopo un inizio in cui effettivamente sembravano tali, non solo successivamente non lo furono più, ma anzi addirittura nei miei confronti, ogni volta che c’era un problema, erano arroganti, maleducatissimi, come se il servizio lo avessero pagato caro, invece non avevano pagato un euro. La cosa mi apparve, sul momento, incredibile. Ma forse il problema è che ai tempi ero davvero molto giovane e capivo poco delle cose della vita. Se però a quei tempi avessi già letto alcune massime sul tema della gratitudine come “sentimento del giorno prima” o “attesa di nuovi favori”, magari mi sarei astenuto.

In realtà la spiegazione dell’ingratitudine – e dunque anche del perché io non regalo mai nulla a nessuno e sono normalmente molto venale sul lavoro – ha a che fare con l’irresponsabilità. Quando si perde la consapevolezza che per ogni azione sbagliata c’è una conseguenza negativa ma quella conseguenza negativa non si verifica, o che per ogni servigio offerto vi è un costo, ma il conto non viene presentato, automaticamente ci si abitua a pensare che si possa sbagliare liberamente, tanto non si pagherà dazio; che si possa spendere liberamente denaro che non si ha, tanto c’è sempre qualcuno da cui attingere. In questi giorni, per dire, si festeggerà il 25 Aprile, la cosiddetta “Festa della Liberazione”. Una gigantesca pantomima nella quale si cerca di far passare un’ignominiosa sconfitta come una liberazione dai fascisti, che sono sempre “quegli altri”, quelli che i partigiani dicono di aver cacciato. Naturalmente è una farsa a cui, nel mondo, non crede nessuno. Il regime fascista fu sostenuto da tutti coloro che poi si sarebbero definiti antifascisti e, ovviamente, il cosiddetto antifascismo italiano non ha alcun merito nella cacciata dei nazionalsocialismi ché anzi furono scacciati da americani e sovietici. Ma essere capitati nella situazione più unica che rara di aver perso una guerra ed essersi ritrovati ancor più ricchi di prima grazie ad un’elargizione di danaro del tutto immotivata e ingiustificata – il cosiddetto piano Marshall – ha completamente rimbambito gli italiani, rendendoli totalmente irresponsabili nella lettura delle cose. Questo si vede in molti campi, per esempio. In economia, ove attraverso l’elevatissimo debito pubblico, si è maturata la consapevolezza che ci siano sempre dei pozzi di San Patrizio da cui attingere per poter finanziare spese non necessarie. Nella difesa, laddove attraverso l’antimilitarismo, ci si è illusi di poter fare a meno dell’esercito, delle spese militari, che tanto avremmo sempre avuto qualcuno che ci avrebbe difesi gratis. In politica estera, attraverso il pacifismo, che tanto si pensava sempre che alla fine l’America avrebbe risolto ogni problema. E anche in generale nelle vicende di politica, attraverso la criminalizzazione dei sovranismi, abbiamo sempre pensato che una volta gettati in pasto agli squali del pianeta, noi pesciolini avremmo potuto combattere contro gli squali.

Il Covid – della cui origine “artificiale” sono stato convinto sin dal primo istante – ma anche la guerra in Ucraina, e altre simili catastrofi che si verificheranno a breve, hanno una costante che li unisce: ci hanno colti impreparati. Pensavamo che gli Stati Uniti avrebbero in eterno finanziato i debiti europei, che ci avrebbero difesi da ogni “cattivo”. Eravamo abituati alle “magnifiche sorti e progressive” tipiche del progressismo eccezionalista americano. Ci hanno fatto credere che un certo tipo di mondo a cui ci eravamo abituati fosse normale ed eterno. E invece tutto quello che sta accadendo rappresenta il conto di una follia collettiva, di una gratuità ingiustificata, di cui oggi ci viene chiesto un salatissimo conto. Inseguire la pace, cercare di usare il meno possibile le armi, ricercare il benessere per sé e per i propri cari, è del tutto comprensibile. Ma ognuna di queste cose è figlia di delicatissimi equilibri, che richiedono anni quando non decenni di sacrifici. E invece l’irresponsabilità figlia della gratuità ha fatto sì che al nobile ideale della pace, si sostituisse il pacifismo, ossia l’idea che le guerre siano sempre sbagliate. Che si possa spendere denaro che non si ha, per di più colpendo i produttori di ricchezza. Che si possano accogliere centinaia di migliaia di poveracci in giro per il mondo, come se noi italiani avessimo risorse in abbondanza da redistribuire. Giorni fa, nell’articolo che ha fatto tanto discutere, ho parlato di deficienza. E forse effettivamente ho sbagliato, ma per difetto. Perché i deficienti non hanno colpe della loro sorte. Gli irresponsabili sì. Se gli italiani avessero pagato le conseguenze di una guerra perduta attraverso la perdita di ogni libertà personale, di ogni forma sovranità, se avessero conosciuto l’onta del fallimento attraverso la perdita di tutti i propri beni, se avessero capito cosa significa vedere la propria nazione distrutta, capirebbero che c’è una cosa ben peggiore di combattere una guerra. Perderla. Allora mettiamola così. Gli italiani non sono deficienti, sono irresponsabili. Magari Facebook non bannerà dalla pagina del Detonatore questo articolo. Ma essere considerati irresponsabili è molto peggio. Almeno ai deficienti viene riconosciuta l’infermità mentale.

FRANCO MARINO
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3 commenti su “LE ORIGINI DELL’IRRESPONSABILITÀ ITALIANA (di Franco Marino)

  1. I primi irresponsabili sono i nostri politicanti degni del peggior mercato delle pulci, a seguire gli irresponsabili cittadini pulciari nel DNA

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