Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SENZA PAROLE (di Franco Marino)

Mi scrive su Whatsapp Matteo Fais chiedendomi “Lo scrivi tu il pezzo di domattina alle sette?”. Questo significa che devo scriverlo la sera quando le mie capacità cognitive praticamente si dimezzano. Ma la sera mi piglia una botta di stanchezza allucinante, dovuta anche alle residue cose lavorative da fare. Passo. Lo scrivo domattina. Fais è comprensivo e capirà. E infatti ha capito. Ma stamattina l’annebbiamento totale. E in quasi venti anni di scrittura, la cosa che ho capito è che più si forza la mano e peggio è. Non esce nulla. Come se si fosse fatta l’ultima spremitura: escono gocce e non sono la parte migliore del frutto. Catone sintetizzava questo principio con una massima che è diventata un mio punto di riferimento “rem tene verba sequentur”, se conosci l’argomento, le parole verranno di conseguenza. E infatti i miei articoli migliori li scrivo in dieci minuti. Oggi però non ho proprio nulla da dire.

Sono pochi quarantun’anni per parlare di decadimento cognitivo. La ragione è un’altra. Ho esaurito le cose da dire. E qui viene in soccorso l’ironia beffarda di mio padre “quando non hai nulla da dire, dire che non hai nulla da dire è comunque qualcosa da dire”. Del resto cos’altro c’è da dire? Ribelliamoci? Belle frasi, ma velleitarie. La ribellione è necessaria, inevitabile, ma non si fa sui social. Siamo finiti in una dittatura di psicopatici manipolatori? E che c’è da dirlo? Non era chiaro? Avevate bisogno del discorso di Draghi?
L’obiettivo a lungo termine qual è? Quello di ridurci sul lastrico? Lo scriviamo da anni. Ma il punto è proprio questo. Lo scriviamo.
Nel contempo, quando poi arriva la giornata in cui sale la rabbia mi fa mettere la mano alla tastiera, quelli sono i pezzi che vengono più apprezzati, che vengono condivisi, che mi fanno ricevere centinaia di contatti su whatsapp da parte di persone che, evidentemente, hanno una gran rabbia dentro, una notevole voglia di lottare, di andare a prenderli a calci. Perché il punto è proprio questo. Alla gente le parole non bastano più.

Le nostre parole sono la loro forza, loro godono a vedere che siamo qui a tormentarci, godono della nostra sofferenza, del nostro chiacchiericcio. Godono nel vedere nascere continuamente capipopolo che coltivano fini narcisistici che non hanno nulla a che vedere con la vera azione e pensare così che le cose non cambieranno mai. Influenza dopo influenza, cattivo dopo cattivo, il loro obiettivo è di sterminarci. E quando le cose sono così, scrivere non serve più a nulla. Serve solo agire. E non è una cosa che si possa scrivere sui social. Pena il consueto ban. Non verrà a salvarci nessuno. Possiamo solo salvarci da soli.
Ma non qui.

FRANCO MARINO
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7 commenti su “SENZA PAROLE (di Franco Marino)

  1. E invece di parole e pensieri ne sono usciti. Certo frustrante dover sempre ripetersi. Ma scrivere non è mai inutile. Seppur la stanchezza, e forse anche la demotivazione nel ripetere sempre gli stessi concetti, indurrebbero al “ è tutto inutile “ in realtà quelle parole arrivano ancora a chi non sa, chi ancora non crede. Aprono ,quelle parole,comunque una breccia. E comunque confortano e ci confermano che non siamo soli. Che il nostro sentire ci accomuna. Il futuro è imperscrutabile. C’è la certezza che il percorso è lungo. E c’è la certezza che dovremo penare assai prima di poter rinascere. L’Italia è destinata ad essere svenduta, umiliata. Questa consapevolezza però non mi abbatterà. Continua a scrivere, anche in quel poco c’è tanta energia

  2. Caro Franco. È proprio questo il punto. Dobbiamo smetterla di parlare,commentare,indignarci e portare quell’energia all’azione. Perché il chiacchiericcio, il blaterare, non è gratis, consuma l’energia che andrebbe indirizzata all’azione. Scomodo ma vero. È chiaro che decidere di FARE può creare disagio,paura, ci trascina fuori dalla zona di comfort per i capelli ma, come giustamente hai detto tu, nessuno ci salverà. Dobbiamo farlo da soli. E qui va a finire che, a forza di non fare, ci troveremo costretti a combattere una guerra comunque, senza averne la maestria, perché quando si tratterà di dover imbracciare un fucile, saremo talmente maldestri che, ben che vada, ci spareremo in un piede.

  3. Tutto giustissimo, ma c’è ancora una questione che vorrei capire e, in tanti anni di lettura, non ho ancora capito. Probabilmente è un limite mio…determinati concetti sono complicati da accettare. Perché ci sono persone, anche intelligenti ed in buona fede, per le quali 2+2 non fa 4? Non parlo di politici e/o fuffa simile, parlo di persone che non hanno alcun interesse. Esiste una risposta?

  4. Franco questi sono tempi di consapevolezza e frustrazione. Frustrazione corrosiva delle nostre anime.Siamo consapevoli della deriva del mondo occidentale, lo scriviamo e leggiamo tutti giorni. Siamo consapevoli delle dittature dei social e dei governi occidentali o forse, per meglio puntualizzare, siamo consapeveli della nostra irrilevanza…quel che manca è il CORAGGIO, quella forza interiore che colma la distanza tra il dire e il fare. Io non vedo alcun William Wallace in ciascuno di noi….vedo solo chiacchieroni con la pancia più o meno piena. Le Nazioni sono morte, vero, ma ancor prima siamo morti noi dentro.

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