PUTIN SI FERMERÀ ALL’UCRAINA? (di Franco Marino)

Alcuni anni fa, nel quartiere dove vivevo da ragazzo, aprì un negozio di articoli casalinghi. Che ha avuto un successo così sfolgorante che da piccola bottega quale era, è divenuto un negozio piuttosto grande, fino ad aprire altri punti vendita. Tant’è che l’altro giorno, passando per il posto dove da ragazzo giocavo a rugby, ben lontano dal suo primo negozio, ho scoperto che ha aperto un punto vendita anche lì. E proprio oggi scopro che non solo ne aprirà un altro anche dove vivo ora, più altri 2-3 punti della città, ma che ha in programma di espandersi anche nella provincia e di andare fino a Caserta. Naturalmente, poiché il titolare è una brava persona e credo nella libera iniziativa, sono contento per lui. Certo però, i suoi concorrenti hanno tutte le ragioni del mondo di preoccuparsi che possa togliere loro quote di mercato. Chiunque, di fronte ad un’attività in forte espansione, è tentato di chiedersi “Dove arriverà? Quando si fermerà?”. E la risposta in questo senso è semplice: fin dove potrà, fin dove non incontrerà qualcuno in grado, in virtù di una fame analoga e di una forza maggiore, di frapporsi al suo naturale espansionismo. Un imprenditore, se davvero tale, cerca sempre nuove mete da realizzare. E se non incontra ostacoli, può anche diventare un Berlusconi o un Agnelli. Che ci riesca o meno, dipende da una serie di fattori: la forza dei concorrenti, la capacità dell’imprenditore di non sedersi sugli allori, di indovinare i cambiamenti del mercato, l’abilità nel saper oltrepassare gli ostacoli. Tutto questo, dicono, ha a che fare col testosterone. Più un uomo ne è dotato ed è in grado di accoppiarlo ad una spiccata intelligenza, più cercherà di espandere la propria influenza, né più né meno di quei gatti che, sempre a caccia di nuovi territori, si azzuffano con altri maschi. Quando un gatto, per l’inevitabile invecchiamento, non è più in grado di trovare nuovi spazi, e dunque deve cederlo a maschi più giovani, ecco che il suo potere si riduce.
Il discorso si potrebbe applicare alla perfezione quando si parla di geopolitica. La storia ci mostra un elenco piuttosto lungo di imperialismi perché appartengono alla natura umana. Ogni essere umano, proprio come i gatti, cerca di ampliare il proprio spazio vitale e quando assieme ad altri uomini si associa per costituire uno stato, se quel gruppo diventa più forte degli altri, ecco l’Impero Romano, la Spagna di Carlo V, gli Stati Uniti. E per qualche tempo tentarono di farlo e per qualche tempo ci riuscirono la Germania e l’URSS. Persino l’Italia per un periodo ha avuto un suo impero, o perlomeno l’illusione di averne uno. Dunque non si vede perché con la Russia di oggi, quella di Putin, le cose dovrebbero andare diversamente. La domanda “Putin si fermerà all’Ucraina?” prevede la possibilità che un eventuale “sì”, si basi su una scelta morale. E questo significa farsi illusioni. La decisione di Putin di perseguire sogni imperialistici può fermarsi solo di fronte all’interesse. Quando uno scommettitore va alla sala giochi, sa che due cose possono accadere: che vinca (poco o tanto) o che perda (poco o tutto). Ma certamente se ha la matematica certezza del risultato di una scommessa, sarebbe sciocco a non giocare. Così come, ovviamente, sarebbe sciocco a giocare sapendo di perdere. Per quale motivo Putin dovrebbe fermarsi all’Ucraina se prendersi le repubbliche baltiche o la Polonia potrebbe portargli più vantaggi che svantaggi e non incontrare resistenze? Solo l’interesse lo fermerà. Magari non è così forte come crede. O l’economia del suo paese non gli permette di andare oltre. Viceversa, Putin arriverà fino a quando non incontrerà delle forze capaci di opporsi. E tutto questo è assolutamente normale. Un politico raggiunge il successo se è in grado di coniugare l’istinto della ricerca col potere, con la capacità di incontrare gli interessi di chi lo segue. Gli esseri umani che spiccano sulle masse – e un leader politico, per definizione, è uno che emerge sul gregge – ogni giorno perseguono sogni imperialistici, ambizioni, interessi. A limitarli è solo l’incontro con altri esseri umani di analoghe caratteristiche; la maggiore forza di altri leader; la capacità di saper opporre una forte resistenza; il naturale invecchiamento.
A scuola ci insegnano che si possa fare la pace dicendo ai due belligeranti “fate pace”. E mentre si condannano le bombe, si bombardano gli alunni con canzoni contro la guerra, con intellettuali che, ben protetti dalla convinzione che ci sarà qualcun altro a sporcarsi le mani per proteggere le loro preziosissime terga, si premurano di dirci che la guerra è sbagliata, che le armi sono pericolose. Ottenendo che non solo il bambino si disorienti nell’impatto con la realtà geopolitica ma rimuova anche quel naturale istinto alla lotta, alla difesa di se stesso e della propria identità che, non a caso iscritto nel proprio DNA, è necessario quando viene minacciato da qualcuno. Ma la pace non è un’aspirazione idealistica. E’ sempre su un equilibrio di forze contrapposte, qualcosa che i romani, che di imperi se ne intendevano, sintetizzarono con l’immortale massima “si vis pacem para bellum”, se vuoi la pace prepara la guerra. Chi condanna gli imperialismi, chi criminalizza l’istinto all’autodifesa, alla lotta, non solo non conosce la storia ma neanche la natura. Umana e non solo. E lo dimostra, per esempio, quando riempie il proprio profilo di bandiere ucraine e di retorici inviti alla pace.
FRANCO MARINO
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L’Ucraina è fuori dalla Nato e la scelta di invaderla è stata ponderata. Ben diverso sarebbe attaccare i Paesi Baltici e la Polonia. Putin è riuscito a dare un senso alla morente Nato.
Temperanza… dote perlopiù sconosciuta a maggior parte bipedi idioti.. salvo più intelligenti…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/