Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

COSA HO CAPITO IN QUESTI DUE ANNI DI PRIGIONIA (di Franco Marino)

Non ho mai dato grande peso ad anniversari e ricorrenze. Non sono di quelli che auspicano che un cambiamento debba avvenire in una determinata data. “Da domani mi metto a dieta”, “Dal nuovo anno mi aspetto”, e così via. Ma due anni sono indubbiamente un’occasione per fare un bilancio – i bilanci si fanno in determinate date – di ciò che è stato.
Questi due anni di prigionia hanno fatto tabula rasa di tutto ciò che c’era prima, ma hanno costituito il terreno fertile per nuove idee, nuovi valori.
E’ morto mio padre, ho rischiato di dovermi trovare nella condizione di crescere mia figlia senza una madre, ho avuto forti ripercussioni sul lavoro, ho ricominciato a viaggiare per trovare nuovi lavori, rimettendomi in discussione a quarant’anni.
Ho scoperto nuove meravigliose persone, ne ho definitivamente accantonato altre. E ho capito tantissime cose.

Ho capito che uno può farsi le pippe che vuole di fronte ad una Costituzione, anche definendola “la più bella del mondo”. Il problema è che quando un gruppo di potere ha la forza di usarla per fini igienici da gabinetto, diventa carta straccia. E vale ovviamente per ogni legge. Ed è in quel momento che si capisce la cosa più importante: non sono le carte che fanno una nazione e uno stato.
Ho capito dopo una sequela di “Abbraccia un cinese”, “ci abbracceremo poi”, “andrà tutto bene”, “vedo la luce in fondo al tunnel”, bandiere ucraine nei profili, hashtag lacrimevoli, l’inutilità delle parole. Che peraltro i soliti noti continuano a profondere. Ho capito che molti fessi continuano a sperare che la pace si faccia con le parole, farcendo i propri profili di bandierine della tal nazione presunta oppressa. Ho capito che non esiste l’opposizione ma solo un capopopolismo 2.0, quel meccanismo per cui uno indovina la temperie del momento e si mette a scagliare fulmini e saette con un linguaggio appropriato, contornandosi di fan urlanti e credendo che basti questo per assicurarsi un futuro politico, ma che oltre a questo non hanno leadership, ma solo followership, applicando quello che Montanelli con una battuta avrebbe detto “Sono il loro capo dunque li seguo”.
Ho capito – in realtà già lo sapevo e lo scrivevo negli anni scorsi, ma ho visto realizzata la mia intuizione – che Internet non è una cosa pubblica come l’aria ma è una realtà privata, facente capo ad un paese, gli Stati Uniti, che naturalmente la orienta in base agli interessi di quel paese e delle aziende che reggono quella che, a tutti gli effetti, si può considerare una dittatura plutocratica. E che Internet, come la conoscevamo, sta morendo. Ma ne nascerà un’altra. Ho capito che l’obiettivo – emergenza dopo emergenza e conseguente crisi dopo crisi – è distruggere il vecchio mondo per ricrearne uno nuovo, facendo fuori miliardi di persone e distruggendo i diritti a cui siamo stati educati negli ultimi secoli.
Ho capito che siamo all’apice della dissonanza cognitiva. Vedo fare la morale a Putin per aver censurato i social e per aver introdotto il carcere per le fake news venire dagli stessi che hanno applaudito il ban di Trump e che da anni condannano qualsiasi forma di pensiero divergente dalla narrazione ufficiale. Vedo giornalisti fare professione di antifascismo forti dell’appartenenza all’ordine dei giornalisti fondato dal fascismo. Vedo antifascisti italiani finanziare, armare e appoggiare i neonazisti ucraini. Vedo i discendenti della Resistenza, quelli che, a chiacchiere, lottano contro il nazismo, scandalizzarsi di Putin che ordina la denazificazione dell’Ucraina, dicendo che è il nuovo Hitler. Vedo i professionisti dell’antisemitismo peloso, ricreare nei confronti dei russi e dei non vaccinati lo stesso odio un tempo riservato agli ebrei.
Ho capito che abbiamo una classe di medici venduti e codardi, i quali prima ci hanno fatto credere che il vaccino ci avrebbe protetti, poi che sarebbe servito per tornare alla normalità ma dopo tre dosi si scopre che il Covid si piglia lo stesso e l’unica virtù del vaccino è quella di non finire in terapia intensiva.
Ho capito che quando c’è da andare contro gli interessi dell’Italia, il debito non conta. Quando c’è da fare i suoi interessi, magicamente ci si ricorda che c’è un debito. E che dunque ci hanno sempre mentito.

Ho capito che l’umanità non ha capito un cazzo delle giornate della memoria, che non ha imparato nulla della storia, e ho riscontrato invece un’agghiacciante bestialità, soprattutto e a maggior ragione in coloro che si definiscono umani.
Questi due anni mi hanno completamente cambiato, hanno cambiato il mio paese, hanno cambiato il mondo.
Ma mi hanno fatto capire, oggi più che mai, che dobbiamo riprendere in mano il nostro paese. Per il bene dei nostri figli, il nostro futuro. Per il bene nostro, il nostro presente. Per onorare i nostri padri, il nostro passato.In una parola, per il senso di ciò che siamo.
E dobbiamo essere disposti a tutto pur di riuscirci.

FRANCO MARINO
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9 commenti su “COSA HO CAPITO IN QUESTI DUE ANNI DI PRIGIONIA (di Franco Marino)

  1. Bell’articolo, rispecchia in pieno il mio pensiero. Dissonanza cognitiva ovunque. A tal proposito, mi è sorto un dilemma: è la dissonanza che ha portato le persone al vaccino (e a credere che l’Ucraina sia vittima) o è il vaccino che ha contribuito alla dissonanza, come effetto collaterale?

  2. Purtroppo quando si parla di analfabetismo funzionale sembra si parli di altre genti non degli italiani….prima di destrutturare l’Italia, i governanti negli ultimi decenni hanno destrutturato le menti delle persone…la logica sembra essere scomparsa nei ragionamenti di quasi tutti…si vive come dei fan,sventolando bandierine a destra e manca…non ci si identifica in niente perché niente ci porta a se…siamo diventati come naufraghi galleggianti in un oceano aneuronico. In queste fotografie stampate io vedo una sola filigrana : THE END 😔

  3. …due anni che hanno completamente destabilizzato chi già si sentiva “precario” in mezzo a quella realtà che oggi è divenuta, appunto, un incubo.
    La stima in Te cresce in maniera esponenziale, altrettanto quello che non ho problemi a definire “affetto”.
    Sono profondamente dispiaciuto per Tuo Padre, IO SO! quanto Tu gli volessi bene.
    Sergio Pirozzi

  4. Condivido tutto, due anni che mi hanno reso solo. Purtroppo sono pessimista, non si potrà far nulla, troppo pochi ancora a mantenere un po di giudizio critico. Non c è futuro, hanno già vinto loro.

  5. Sera, Signor Franco,
    noto con piacere che non disdegna raccontarsi, e questo è bello!…
    Già anni fa, ci fu un lungo e pregnante racconto, dove ci diceva del Suo essere giornalista e dove ci diceva di quanto dure e difficili siano state certe scelte da dover praticare, ci è stata anche una bellissima lettera, indirizzata ad un Signore, che vive a N.Y.
    Tutta questa apologia, in effetti , solo per dirLe che, sebbene questi due anni e più, abbiano sconvolto le nostre esistenze, non è stata minimamente scalfita la immagine di Lei , che si racconta, che ci racconta e che ci delizia…
    E, quando non ci è stato… ci è mancato!
    È stato un periodo terribile, una sorte di prigionìa a cielo aperto, abbiamo sacrificato i nostri affetti, i nostri familiari, abbiamo pianto, da lontano, cari amici, abbiamo scoperto come la falsità e l’ipocrisia, condite con una giusta dose di ignoranza, siano sentimenti molto più diffusi di quanto si possa immaginare, ma abbiamo anche potuto capire chi scegliere per camminare ancora insieme , fosse anche solo virtualmente, e chi allontanare per mera incompatibilità, sia dalla vita reale che da quella virtuale…
    Sui social abbiamo trascorso un bel po’ tempo, forse per non pensare troppo…
    Mi spiace per Suo padre, Lei, gli era molto affezionato…
    Traspariva dai Suoi scritti, dai Suoi racconti, ove spesso veniva citato o fatto punto di riferimento…
    E, lì, tra le Sue narrazioni ed i vari blog, tra il serio e il faceto, tra ironia e sarcasmo, quasi sempre nella giusta dose, anche se mal digerite da qualcuno, “provando e riprovando”, ci ha fatto scoprire che persona speciale è!… L’ unico rammarico è non poter associare quegli esilaranti post ad un volto…
    Sì, esilaranti, perché ha una dote unica, riesce a trasformare in “comico”, anche la più penosa delle questioni, e non per deridere, ma per sdrammatizzare, (almeno credo…)
    Così, tra l’altro, il Suo dire rimane pure più a lungo fissato e più formativo…
    Abbiamo capito che ci vorrebbero più persone come Lei, capaci di trascinare e segnare la strada giusta da percorrere, affinché tutta la nostra Storia, tutto il faticoso percorso, fin qui fatto, non vada smarrito e/o dissolto, come neve al sole…

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