IL COVID, KILLER DELLO STATALISMO (di Franco Marino)

Credo di avervi già parlato dell’orgoglio di poter sventolare una medaglia: aver sempre sostenuto la tesi “negazionista” del covid anche in un momento in cui sembrava essere cavalcata dalla sinistra. Solo che mentre nell’articolo precedente ho cercato di impostare il discorso sulle ragioni geopolitiche, stavolta proverò a farlo da un punto di vista più, per così dire, filosofico. Attinente cioè alla cultura statalista. Perché la pandemia mette in crisi, se non per sempre, almeno per qualche secolo, il concetto stesso di statalismo.
Ero certo che ben presto la sinistra si sarebbe appropriata della gestione del perbenismo medicalmente corretto perché, da sempre, gli statalisti si appropriano arbitrariamente del diritto di disporre delle scelte dei cittadini, di sindacare sui loro stili di vita.
Si parta dall’emergenza covid in sé. Che si poteva affrontare in due modi. Quello liberaldemocratico e quello statalistico. Qualsiasi persona democratica avrebbe fatto un discorso molto razionale: signori c’è un pericoloso virus che minaccia la salute dei cittadini. Si tratta di una minaccia non prevista per la quale noi non siamo attrezzati. A dire il vero, ci sarebbe un certo Bill Gates che l’ha prevista cinque anni prima ma non abbiamo il coraggio di convocarlo e di chiedergli come sapesse determinate cose: anche solo per farci dire durante una seduta spiritica che il paziente zero risiedesse in via Gradoli. Il fatto è che ora c’è un virus. Abbiamo due strade: o sequestriamo i vostri diritti, distruggendo le vostre economie e rendendovi la vita un inferno o vi responsabilizziamo. Siete liberi di fare quel che volete ma sappiate che se le terapie intensive si saturano, noi non possiamo curare le eccedenze. Quindi, lavatevi spesso le mani, mettete la mascherina e, quando arriverà il vaccino, fatevelo: noi non vi obbligheremo a farlo ma è l’unica cosa che vi potrà salvare la vita. Questo è il discorso razionale che fa uno stato compiutamente liberaldemocratico. E personalmente, quando il covid ha fatto la sua comparsa, non ho avuto bisogno che un pagliaccio mi minacciasse col lanciafiamme se facessi qualcosa di improprio. Del covid, forse irresponsabilmente, pur avendolo avuto, non ho avuto paura neanche per un giorno della mia vita. Nel mio caso è stata una grande passeggiata. Solo che ai tempi della prima ondata, era ancora vivo mio padre che, per le sue delicate condizioni di salute, era un paziente ad altissimo rischio. E dunque usavo la mascherina, mi lavavo le mani con l’amuchina e tutte le diavolerie che a quel tempo ci si inventava. Non ero intelligente, semplicemente ci tenevo alla salute di mio padre. Ma alla base del mio senso di autoresponsabilità c’è un presupposto opposto da quello da cui partono i socialisti. Mentre costoro ritengono che l’uomo sia naturaliter buono ma che la vita lo incattivisca, io parto dall’assunto opposto. L’uomo è una merda ma solo l’utilità lo rende raziocinante. Lo statalista investe tutto se stesso in una costante opera di pedagogismo morale, il libertario sa che è tempo sprecato perché è solo l’utilità a rendere morali gli uomini. Non che il libertario diffidi dello stato. Semplicemente sa che non è l’utilità dello stato a fare la moralità dei cittadini bensì l’utilità dei cittadini a fare la moralità dello stato. Invece si è scelta la strada della sospensione dei diritti (dei più deboli) col risultato che il covid ha furoreggiato ugualmente non in maniera minore di quanto sia accaduto in paesi, come il Brasile, che l’emergenza l’hanno affrontata senza distruggere i diritti delle persone. Oppure con moderate restrizioni.
Due anni di covid hanno fatto emergere tutto il peggio della cultura socialista, dello statalismo più spinto. I concetti di individuo, di individualità, di diritti individuali, sono stati semplicemente annullati, i cittadini sono stati trasformati in semplici api di un alveare, e oggi, se solo si parla di diritti individuali, la prima cosa che si dice è che vadano messi in naftalina, in nome della collettività. Senza tener conto che se è vero che in una comunità i diritti individuali si fermano di fronte a quelli della collettività, nelle comunità democratiche i diritti della collettività si fermano di fronte a quelli individuali. Altrimenti siamo nel socialismo reale, nello stalinismo.
Classi intere di lavoratori che hanno sguazzato sull’emergenza. Pubblici uffici si sono rallentati, lavorano meno, producono di meno. La libera impresa, quella che – salvo non fare altri debiti – tiene in piedi uno stato, è stata letteralmente massacrata. Se da un lato si è resa impossibile la vita a chi volesse accedere ai servizi pubblici, in compenso le multinazionali sono rimaste in piedi a fare quello che fanno da sempre: fare dumping fiscale e lavorativo. Lo stato si è comportato come un nemico dei bisogni delle persone, aprendo con costoro un conto che non si chiuderà solo perché, tra qualche tempo, qualcuno dirà che è finita.
No, non è finita. Non per me. Non per chi come me, per il semplice fatto di usufruire di un diritto, è stato trattato come un paria della società.
Quello che è finito è lo statalismo. Gli stati hanno calato la maschera e si sono rivelati per quello che sono: non i protettori dei loro cittadini ma i loro schiavisti. Mentre preparano l’altro frutto degenere del socialismo: il riscaldamento globale. Che vedrà in azione nuove emergenze, nuovi sequestri di diritti e nuovi soldi sottratti. Fin quando non si uscirà dalla sindrome di Stoccolma dello stato padre, rendendosi conto che inevitabilmente si comporterà da padrino, diventando un padrone.
Il socialismo è fallito. Tocca inventarsi altre categorie di pensiero.
FRANCO MARINO
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Come fai a dire che il socialismo ha fallito quando è evidente che ci siamo dentro fino al collo, che dopo questa pseudo emergenza arriverà quella climatica con altrettanto socialismo forzato.
Il socialismo non ha fallito, semmai NOOOOI abbiamo fallito nel nostro vano tentativo di opporci
Sono profondamente demoralizzata perché ho capito che nessun sistema di governo può funzionare. Semplicemente perché, come le religioni, passano attraverso tutte le debolezze umane: avidità e corruzione. Non c’è sistema di governo che si salvi. Che si fa?😞
Buon pomeriggio ,
mi scuso con Lei, signor Franco, ho trascurato, un po’ la lettura dei Suoi lavori, perwuslche sera ma dopo aver letto “Il virus americano” di G.Buquicchio, ho avuto in animo di fargli una lunga dissertazione, su FB/META…ne sarei onorata se volesse dargli uno sguardo…(solo se potrà), cercherò di recuperare i miei arretrati…anche perché…mi mancano…la Sua placida ironia e il Suo dolce sarcasmo…
asap
lc