SPEZZARE UNA LANCIA A FAVORE DI SALVINI (di Franco Marino)

L’ottimo Davide Cavaliere ha scritto un puntuale resoconto sul declino di Salvini, anticipandomi su qualcosa che già era sulle punte delle mie dita. Beata gioventù e prontezza di riflessi. La sua, non la mia. Così ho voluto cimentarmi in un esercizio opposto: fingere che le cose siano andate diversamente da quello che sostiene il mio collega. E tuttavia, scrivere un articolo di questo genere è come scrivere del Grande Fratello, con tutto il rispetto, beninteso, per chi lo guarda: si ha sempre la sensazione di scrivere qualcosa su un copione già stabilito. I due concorrenti devono baciarsi in un certo modo e in un certo momento, copulare davanti alla telecamera – meglio ancora se sono dello stesso sesso e guai a chi si scandalizza – e devono dire la tal cosa che dividerà il pubblico e aprirà il dibattito. Il pubblico ovviamente deve credere all’autenticità del tutto: impresa che riesce bene agli autori, dato che gli ascolti, dopo ventidue anni di reality, sembrano ancora buoni e l’accanimento su ciò che dice la Caldonazzo è identico a quello che divideva gli italiani sulla buonanima del povero Taricone. E’ facendo questa premessa che annuncio il mio articolo su Salvini. Cioè facendo finta di credere – ma non ci credo – che le cose stiano come appaiono. Che davvero lui ad un certo momento fosse intenzionato a fare le cose che avrebbero salvato l’Italia. Del resto, io le prove che Salvini sia un venduto non le ho. Posso sospettarlo. Ma a parte rischiare una querela, la mia opinione al riguardo varrebbe, giustamente, meno di zero.
Così voglio scrivere l’articolo fingendo di credere che tutto sia vero. Che Salvini davvero sia in buonafede. Che volesse davvero ridare la sovranità al paese. Ecco, se le cose stanno come ci appaiono, Salvini non ha grosse colpe del suo declino, ammesso che in declino sia davvero, perché Andreotti diceva che “in politica il tempo del sole e della pioggia è rapidamente cangiante”. Gli è che la politica democratica è un gioco a carte. Alle volte il giocatore è ad un passo dal fare il burraco, ma se non arriva la carta, lo spettatore che gli siede accanto può dirgli quanto vuole “devi trovare la settima carta”. Se la carta non arriva, il burraco non si fa. E lo spettatore saccente diventa un elemento di disturbo. Gli inglesi, per quelli che sanno sempre tutto e criticano sempre tutti ma non si assumono mai in prima persona una responsabilità, hanno coniato un’espressione meravigliosa “backseat drivers”, guidatori dal sedile posteriore. Forse il problema – sempre fingendo che crediamo alla sua buonafede – è a monte. Salvini ha tentato l’impossibile: ridare la sovranità ad un paese che in questo percorso ha contro una miriade di poteri sovranazionali contro i quali non esiste alcuna possibilità di farcela a livello locale. Quantomeno, ad un certo punto è andato vicino a conquistare la maggioranza assoluta. Nel 2018 gli era capitata una carta vincente e l’ha sfruttata da autentico fuoriclasse della comunicazione: il Ministero dell’Interno. Una fortezza da dove affacciarsi al proscenio come avamposto contro l’immigrazione clandestina, contro l’ipocrisia di una politica che propaganda accoglienza indiscriminata (per poi farci immensi profitti), contro magistrati che, Palomara docet, pur riconoscendo le sue ragioni, dicevano testualmente che dovevano attaccarlo. E trattandosi di azioni a costo zero, ha potuto godere di un credito illimitato, raddoppiando i propri voti in un solo anno e proponendosi come polo antisistema. Nel 2019 Salvini è sembrato davvero ad un passo dal fare il burraco. Fin quando il Movimento 5 Stelle ha deciso di defenestrarlo e di fare il ribaltone col PD. E insieme hanno cercato di legiferare contro di lui. A quel punto a Salvini non sono restate che le dimissioni, forse intuendo l’arrivo di guai all’orizzonte contro cui lui, da solo, nulla avrebbe potuto.
Ho sintetizzato al massimo perché ci sarebbero tante cose da dire al riguardo che allungherebbero il brodo. Come per esempio che Salvini ha contro mezzo partito, l’ala moderata dei Giorgetti e dei Maroni. Che la Lega di fatto è di proprietà di Berlusconi, come ricostruito dall’ottimo Gigi Moncalvo. Ma il punto è questo. Anche se Salvini fosse il vero proprietario della Lega e non avesse avversari interni, anche se fosse in buonafede, oggi non è possibile nessuna svolta democratica sovranista in una competizione le cui regole sono fatte appositamente per sabotarla. Poi certamente è possibile che Salvini sia solo un abile capopopolo povero di sostanza. E senza dubbio non lo hanno aiutato né la sua posizione ambigua sui vaccini né il sostegno al governo Draghi, che sicuramente, se avesse potuto, avrebbe evitato. Ma se quella sostanza l’avesse avuta, cosa avrebbe potuto fare democraticamente? Nulla. Se questo paese non è stato cambiato da giganti come Craxi, Andreotti e Berlusconi, è razionale pensare che ci riescano due volenterosi giovanotti come Salvini e la Meloni? Il sistema è irriformabile democraticamente. Nessuna persona in possesso di un briciolo di cervello fonderebbe un partito per mettersi a competere cavallerescamente con avversari che hanno a disposizione alleati potentissimi: banche, finanza, magistratura, criminalità. E in questo senso, a Salvini si può rimproverare questo, sempre fingendo di credere nella sua buonafede: aver creduto di poter riuscire laddove ha fallito gente enormemente più attrezzata di lui. Una velleità che io, che pure sono l’ultimo dei cretini, certamente non avrei mai preso in considerazione. E quindi è impensabile che ci abbia davvero creduto lui. Che certo cretino non è.
Oltretutto è inutile porsi il problema: gatekeeper o meno che sia, il sovranismo democratico è morto.
FRANCO MARINO
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E quindi,dopo questa analisi,condivisibile,noi cosa possiamo fare?
Sera,
argomento piuttosto controverso…
momento storico particolare …
“Salvini”, nome che si associa a “salvezza” (salvi-noi) …
Ed, invece, proprio questo nome ha riempito, in negativo, pagine di rotocalchi, e nella fase delle elezioni PdR , è stato un altalena di speranze, per il nuovo…
Infatti,
una o due sere prima del *piattino* che aspettava solo di esserci suonato, Lui, ebbro di eccitazione, raccontava all’intervistatore che c’era l’accordo su di un nome di “alto profilo”…
non lo diceva solo per scaramanzia…in quanto, tutti i già proposti da lui, erano miseramente caduti…
Ecco, in quella occasione, ha fatto tenerezza…tant’è che viene da pensare ma lo sapeva o non lo
sapeva delle belve feroci, che lo aspettavano al circo… mah!…
Finzione, recitazione o realtà…(?)
Se è o non è fornito a sufficienza , della grinta richiesta, per essere in leader, non saprei dirlo, ma penso che dopo il Cavaliere , Lui , sia uno dei nomi “politici” (tanto per usare un complimento alla categoria…) , più vilipeso, attaccato e processato del Paese, da addetti ai lavori e non…
E , quasi certamente, dopo tante ingiurie, e pure processi, qualsiasi individuo al posto suo, sarebbe crollato, moralmente, fisicamente e psicologicamente, (sappiamo bene di un Suo acerrimo detrattore, a cui nulla è accaduto di simile, eppure , a Suo dire, gli psicofarmaci non lo lasciano…mai)
Lui, no…Salvini , no!…
È ancora lì, giusta o sbagliata che sia la sua attuale posizione ed ha cercato di combattere (dentro per moderare…🙃 o prossimo passaggio del testimone alla Meloni…?)
ma che teneva da moderare, con quelle belve feroci…(?)
C’è pure un proprio tornaconto?…può darsi…!
Ma di “magnafranchi a tradimento”, il Paese è pieno…che intanto criticando, criticando …mangiando,
mangiando….. da 40 anni ancora non sono sazi , e si sono pure circondati di giovani iene …divoratrici…
Di certo , non c’è l’intento da parte mia, di fargli un panegirico o ergerlo a vittima sacrificale, anche perché un po’ di semplicioneria o di eccessivo entusiasmo, Lui l’ha mostrato…ed è scaduto di “tono”…
ma se per ogni volta che è stato biasimato ed offeso, gli avessero fatto realizzare un desiderio , oggi, il Paese avrebbe migliaia di *soggetti problematici* in meno…