Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

VIA DALLA PAZZA FOLLA – NON RESTA CHE LA FUGA (di Matteo Fais)

Io credo a quello che vedo e  quel che ho davanti, lo so con certezza, è una società che non si può redimere, completamente fottuta.

L’altra sera, dopo la consueta e oramai sempre meno viva manifestazione del sabato pomeriggio, sono andato a mangiare un boccone con un amico, in uno dei pochi locali che non sta chiedendo il green pass – non a me, almeno. Mentre stavamo lì a stratraccannare, a stramaledire le donne, il tempo, ed il Governo, per dirla con il Poeta, ho notato, con un senso di inquietudine paralizzante, che la cameriera stava igienizzando le pagine del menù una ad una. Agghiacciante! Quando li ha posati sul tavolo, le ho chiesto conto del perché avesse fatto una cosa simile. Mi ha risposto: “Così potete stare tranquilli”.

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È stato in quel momento che ho realizzato definitivamente – sempre se ce ne fosse stato bisogno – che siamo in un vicolo cieco, che la realtà come l’abbiamo conosciuta sino a due anni fa non tornerà mai più.

Potrà sembrare un gesto insignificante quello di cui sono stato testimone, o limitato alla piccola realtà di un localino qualsiasi, invece è sintomatico. Igiene e igenismo, la volontà di rimuovere ogni più piccola traccia di sporcizia, sono un nuova religione con il suo credo e i suoi rituali. Dal segno della Croce all’ossessivo compulsività, senza ritorno.

In futuro, la gente pretenderà tutto questo: ordine e disciplina della pulizia. Nessuno si potrà sottrarre. Saranno richieste pubbliche abluzioni, la lavastoviglie dovrà essere trasparente, il cliente accamperà addirittura il diritto di veder pulire i piatti al suo cospetto, prima di essere servito. Un manicomio grande come l’Italia, in cui i detenuti non sono trattati come pazzi, perché la loro è la nuova normalità.

Un’amica mi racconta che già diverse volte, prima di salire in ascensore, persino degli sconosciuti totali si sono sentiti in dovere di far presente le loro scelte sanitarie rispetto al covid. Ognuno, le ha dichiarato così, quasi a bruciapelo, di essere o meno vaccinato. “Possono salire con lei, scusi? Sa, io sono/non sono vaccinato”. Non hanno cercato di abbordarla, anzi a stento le hanno rivolto la parola, ma sul piano sanitario non hanno avuto discrezione, si sono denudati e confessati. Non le hanno mostrato il cazzo, ma qualcuno già tirava fuori il green pass a garanzia della veridicità delle sue dichiarazioni.

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Tutto ciò, palesemente, non è normale. Il problema è che non si tornerà indietro, ma casomai si sprofonderà sempre di più. E il green pass, ci sono fondati motivi per pensarlo, diventerà un’attestazione, a futura memoria, di chi ha risposto fedelmente e senza porsi alcun dubbio alla volontà statale.

A questo punto, non rimane che cercare, per quanto possibile e se possibile, di creare una nuova comunità. Tutti noi che ancora non siamo irrimediabilmente corrotti dalla malefica essenza di questa civiltà malata, dovremmo costruirci una casa in campagna, andarci a vivere in grandi famiglie, riscoprire un rapporto più vero con la vita e la terra. Sempre che, anche lì, non vengano a cercarci. Solo che, francamente, non vedo altre vie di fuga.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

4 commenti su “VIA DALLA PAZZA FOLLA – NON RESTA CHE LA FUGA (di Matteo Fais)

  1. Purtroppo la penso così anch’io. Non si torna indietro dopo due anni di assoluta follia, se non altro perché hanno completamente traviato i giovani e i bambini, ovvero il cosiddetto ‘futuro’ della società.
    Ci auto-recinteremo all’interno di riserve come i poveri nativi americani in attesa che l’altra società psicopatica si autodistrugga definitivamente, poi vedremo il da farsi, sperando che nel processo di autodistruzione non si portino dietro anche noi.

  2. Uno dei motivi per cui ho iniziato a leggere Il Detonatore è che credevo che voi detonaste le banalità. Anche il disfattismo è una banalità, anche l’idea che questo paese non si possa salvare è una banalità. Sinceramente sono delusa.

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