Il Detonatore

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L’INUTILE ODIO PER IL CARCERIERE (di Franco Marino)

Immaginate un carcere di quelli famosi per la loro crudeltà e dove voi non siete un ricco boss a cui arrivano i pasti da un ristorante di lusso come capitava ai grandi boss mafiosi, ma prigionieri ingiustamente accusati di reati infamanti, di quelli che vi attirano le “attenzioni” di altri detenuti. Verreste ovviamente presi dalla voglia di fuggire perché tutto sembra organizzato per farvi del male, per farvi rimpiangere non di esservi messi nei guai – perché abbiamo detto che non è colpa vostra – ma di non aver individuato qualche segnale che vi dicesse di tornare indietro. In una situazione del genere, sarebbe stupido odiare il carceriere. Che spesso è un povero cristo come voi, che guadagna quattro pidocchi per fare la guardia alle sbarre. Col quale magari riuscite anche a parlare. Il vero punto è distruggere le sbarre, magari con un secondino complice, magari col direttore del carcere dalla vostra parte.

Come ho scritto anche altre volte, le elezioni per il Quirinale (che fa rima con Poggioreale, manco a farlo a bella posta) le ho seguite con scarso interesse proprio perché inutili. Ogni discussione sulla politica italiana parte da un presupposto sbagliato: l’idea che con Tizio si abbiano determinate cose e con Caio se ne abbiano altre. In questo senso, l’elezione di Mattarella – che io peraltro già nei mesi scorsi avevo in un certo senso preventivato – rischia di essere persino una (pregasi notare le virgolette) “buona notizia” perché perlomeno conosciamo il “carceriere”. E non dobbiamo quindi fare lo sforzo di immaginazione di capire cosa avrebbe fatto la Belloni, cosa sarebbe accaduto se fosse stato fatto presidente Draghi, come sarebbe stata la presidenza di Berlusconi. Anche perché sarebbe stato tutto inutile. Chiunque fosse stato eletto presidente al posto di Mattarella, avrebbe fatto le stesse cose, detto le stesse cose, avrebbe mandato ad intervalli regolari la DIGOS a casa di chiunque ne contestasse le azioni. In sostanza, sarebbe cambiato il carceriere ma il carcere sarebbe stato sempre lo stesso. Il cibo di pessima qualità. I letti mezzi sfondati, le cloache qualcosa di ben lontano dai cessi di casa propria. A che pro interessarsi di votare il carceriere?

Noi siamo vittima di una grande mafia internazionale, che ha in Roma solo una delle sezioni, come nei grandi carceri, dove proprio per evitare promiscuità tra delinquenti di gradazione diversa, li si dividono per reati. Siamo stati arrestati da gente che ci ha convinti che il nostro destino dipenda non dal direttore del carcere ma dai carcerieri. E non ci si rende conto che chiunque salga al Quirinale non fa altro che eseguire un compito deciso da un “giudice” che se ne sta in panciolle mentre noi viviamo l’inferno. Capire questo significa realizzare l’entità della prigionia che viviamo. Dobbiamo unirci assieme ad altri detenuti di altri carceri e ribellarci tutti assieme.
Prendersela con i carcerieri non serve a nulla. Si rischia solo di ottenerne pretestuose spedizioni punitive a domicilio, provenienti da uno che a parte il potere di imporre un’obbedienza puramente formale, non ne ha altri.

FRANCO MARINO
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4 commenti su “L’INUTILE ODIO PER IL CARCERIERE (di Franco Marino)

  1. Anche questo è vero. Eseguono semplicemente degli ordini. Ma fa rabbia vedere come fingano ipocritamente di essere tanto “buoni” e “interessati alle sorti del Paese”

  2. E’ la semplice verità. Brucia che troppo pochi non lo capiscano e quindi non si attrezzino alla ribellione totale

  3. Il paradigma mi sembra ben esposto e assolutamente condivisibile la sua conclusione. Ciò che manca è la considerazione che il risultato potrebbe derivare dalla sequela infinita di carcerieri provenienti tutti dalla stessa scuola di formazione per aguzzini. Si è persa dunque l’occasione per testare un carceriere proveniente da altra scuola. Forse l’eccezione avrebbe confermato la regola, o forse no, comunque l’esperienza manca per la costituzione di un giudizio veramente definitivo.

  4. Sera, il Suo narrare di carcere e carceriere ha incontrato una parte del mio pensiero, solo che la assurda situazione l’ho vista come un enorme ospedale psichiatrico, a cielo aperto, ove i matti vengono governati da altri matti…e dove c’è quel *medico, insulso e malefico , che tutto vede e nulla smuove…e che i suoi collaboratori, incapaci di prendere ogniqualsivoglia iniziativa, lo vogliono, lì ,mummificato, ma presente, perché così si sentono più protetti nella loro inefficienza ed indolenza, senza aver coscienza, che chiunque si fosse messo a capo, a fare il *medico dei “matti” , sarebbe divenuto una mummia, perché è
    proprio il Paese che è fossilizzato…
    Ad ogni buon conto, mi corre l’obbligo dirLe, per cognizione parentale, che in un Paese dell’Est, negli anni ’90, la lotta riuscì solo e quando, i matti aguzzini si unirono ai matti cittadini, andando contro il volere del
    * medico mummia …
    (*medico sta per figurativa associazione di dea con il termine “matto”…nulla contro entrambe le categorie)

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