Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

CARI LETTORI: PARLARE DEI GIORNALISTI È UN DIRITTO E UN DOVERE (di Franco Marino)

Non ricordo chi sia stato a dire che “Gli uomini inferiori parlano di persone, gli uomini di buon senso parlano di fatti, gli uomini superiori parlano di idee”. Così, ho sempre ridotto all’osso i miei articoli sulle singole persone, non occupandomi mai di ciò che abbia detto Tizio o Caio. E non tanto perché possano potenzialmente querelarci – con tutto quello che abbiamo scritto in quest’anno e mezzo, che non ci sia arrivata alcuna busta verde è un miracolo – ma perché non do così importanza al singolo al punto di dedicargli un articolo. Tutto ciò incontra un’eccezione: quando si parla di persone che, con le loro azioni, determinano fatti.

E’ alla luce di quanto sopra che mi sento di giustificare ampiamente chi, come Fais e come la Carluccio, sovente dedicano articoli a determinati giornalisti e vengono criticati per questo, sottoposti a battutine del cazzo, a trollate inutili. Molti in questi giorni si concentrano sull’elezione del Presidente della Repubblica, illudendosi che un’eventuale elezione di un personaggio ad alcuni gradito possa cambiare le cose, senza rendersi conto che gli ultimi trent’anni hanno dimostrato che il vero potere è altrove.
Nel 1992 – e in questi giorni ricorrerà l’anniversario – un pool di magistrati ha messo sotto processo quarantasette anni di storia repubblicana. Sempre in quell’anno, un gruppo di politici tra cui il nostro Draghi, ha deciso la svendita del nostro paese. Nel 2008 una tempesta perfetta dà il via al disinvestimento sui debiti europei, che nel 2011 si materializza in un golpe bianco contro Berlusconi. E nel 2020 una mafia internazionale crea un virus farlocco che mette in discussione due secoli di diritti civili e sociali, costringendo decine di milioni a farsi un vaccino che non vogliono farsi e che denuncia numerose reazioni avverse, puntualmente occultate.
Cosa c’entrano i giornalisti? C’entrano. Perché, sia prima che poi, hanno appoggiato questi golpe. Bullizzando chiunque avesse un pensiero differente. Piegandosi supini ad ogni ducetto che si presentasse nei paraggi. Propugnando dei princìpi puntualmente rinnegati quando venivano violati contro qualcuno che non stesse dalla parte giusta. Costringendo le persone attraverso il ricatto morale dell’ostracismo e dello sputtanamento di gruppo, a pensarla come loro. E in una democrazia, il tema di un’informazione davvero libera è primario. Chi non lo capisce, è parte del problema. Se è accaduto tutto lo schifo che ci sta accadendo, noi dobbiamo “ringraziare” proprio i giornalisti. Che in una democrazia rappresenterebbero il cane da guardia del potere e che, in questa circostanza, si sono invece rivelati il cane da difesa personale del potere. Da riporto. Parlare dei giornalisti, descriverne le piccinerie, le ridicolaggini, le poveracciate, è al contempo un diritto e un dovere.

Noi come Detonatore nasciamo per fare “esplodere le banalità”, come dice il nostro manifesto. E tra le banalità ci sono anche la scientifica destrutturazione culturale e logica operata da chi, al contrario, avrebbe dovuto renderci più colti e più informati. Parlare dei giornalisti che si rendono protagonisti di questo scempio non è interessarsi alle loro vite private, fare recensioni – come ci ha accusato qualche ebete – o chissà cosa. Significa discutere di un bene primario in una democrazia quale è la qualità dell’informazione: a maggior ragione in un paese dove il giornalismo, costituito da una cosa obbrobriosa che è l’Ordine dei Giornalisti (in questa forma esiste solo in Italia) e dove si entra solo per cooptazione, di fatto è statale.
Se non capite tutto questo, non capite lo spirito del Detonatore. E se non capite lo spirito del Detonatore, vi chiediamo umilmente di andare altrove.
Leggere una rivista è usufruire di un servizio, come comprare un tipo di pane dal panettiere: se c’è a chi piace il pane di Pistrino e non quello di Altamura, voi avete il diritto di andare da chi vende quello di Pistrino e noi abbiamo il diritto di vendere quello di Altamura.
Non mi pare difficile da capire.

FRANCO MARINO
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