Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

UN’ODISSEA ITALIANA (di Franco Marino)

Credo di aver già scritto in un paio di circostanze che il dibattito su chi sarà il prossimo presidente della Repubblica è completamente inutile. I pronostici hanno tutti una caratteristica da molti ignorata: hanno statisticamente non più del 50% delle possibilità di essere azzeccati, percentuale che cala mano mano che aumentano i possibili risultati finali. E se calcoliamo che le ipotesi su chi sarà il prossimo presidente sono molteplici, la percentuale si abbassa drasticamente. Così, chi vuole incamminarsi sulla strada di tentare un pronostico, corre un rischio elevatissimo di fare una figuraccia. No grazie, non ne vale la pena. Ma c’è anche un’altra ragione per cui in questo articolo non leggerete nessun pronostico: l’autore ha letto l’Iliade e l’Odissea. E prima che qualcuno mi prenda per matto, cercherò di spiegare.

Leggendo quei due grandi poemi omerici, si impara presto una cosa: i protagonisti di entrambi, rispettivamente Achille e Odisseo (Ulisse) hanno un’influenza relativa sugli eventi perché tutto è nelle mani degli dei, i quali si divertono a scompaginare i piani dei protagonisti. Non è che Omero creda davvero che Nettuno punisca Ulisse perché ha irriso Polifemo. La morale è molto semplice. Si possono perdonare ad un grande condottiero le più inenarrabili nefandezze, l’inganno, il delitto, proprio perché necessarie, ma non la tracotanza, la hybris. Che costituiscono quell’eccesso che irrita gli dei che dunque si vendicano in un modo o nell’altro. E dunque, la vera forza di un condottiero non è tanto nelle sue qualità ma nella capacità con cui egli sappia muoversi quando le forze gli sono avverse. Di questo, Putin, forte anche della sua passione per il judo – che insegna a sfruttare la forza dell’avversario a proprio vantaggio – ne ha fatto tesoro nella politica: salito al potere benedetto e sponsorizzato dagli americani, si è rivelato uno degli avversari più ostici dello Zio Sam. Ma va detto che, punto primo, non aveva centinaia di basi sul proprio territorio e che, punto secondo, aveva un debito pubblico piuttosto basso, oltre ad avere una quantità immensa di materie prime. Tutte peculiarità assenti nella politica italiana dove, fatte le dovute proporzioni, sia nei fatti che nella qualità dei protagonisti, si assiste ad un fenomeno abbastanza analogo a quello dei poemi omerici: un gruppo di personaggi che si battono per portare avanti le proprie politiche e un gruppo di “dei” (i mercati, i poteri forti stranieri) che sovrintendono le vicende locali, scompaginando i loro piani. E rendendo inutile di fatto ogni discussione sulla politica nazionale, di qualsiasi paese. O per meglio dire, di qualsiasi paese che dipenda in un modo o nell’altro da quegli dei. E l’Italia, avendo un debito pubblico enorme, più di cento basi militari tra la NATO e le basi semplicemente americane, e al proprio interno alcuni enormi poteri non politici – i media e la magistratura che agiscono esattamente in direzione di quei “mari” – che di fatto limitano enormemente ogni possibilità di manovra, è una macchina completamente ingovernabile dall’interno.
Se, dunque, per assurdo, il prossimo presidente della Repubblica decidesse di muoversi in opposizione di questi poteri, magicamente avremmo una grossa tempesta finanziaria che inizierebbe a scatenarsi contro l’Italia, altrettanto magicamente le rivolte sociali si scatenerebbero in tutta la loro violenza, i media comincerebbero a fare massicce campagne contro il nuovo Presidente della Repubblica che a quel punto rischierebbe di essere messo fuorigioco da qualche inchiesta giudiziaria.
Poi, certamente il Presidente della Repubblica è il vero nocchiero della nave italiana. Nel senso che i suoi poteri sono molto più silenziosi e molto più forti di quel che si crede comunemente. Ma può fare poco se non ha a sua disposizione il controllo completo dei macchinari.

Chiunque verrà eletto come Presidente della Repubblica ma, in generale, chiunque venga eletto a qualsiasi carica, ha poteri enormi se cavalca le onde dei mari ma non ne ha nessuno se decide di mettervisi contro. Perché sarà sufficiente che i tanti Nettuno – di cui nessuno sa nulla – attivino i mari, che la barca affondi. Certamente, se verrà eletto Draghi, avremo come uomo più potente della politica italiana uno che frequenta l’Olimpo internazionale. Ma anche quello conta relativamente poco. Perché se Draghi – e ci credo poco – dovesse dare prova di una certa autonomia, anche nei suoi confronti si attiverebbe la macchina infernale che ha già fatto fuori altri politici prima di lui.
Per cambiare davvero qualcosa, bisogna sedersi a tavola con quegli dei, ammesso che sia possibile. Un tema che appassionerebbe chiunque voglia scrivere il seguito di un grande poema omerico. Di sicuro non chi, per diletto o mestiere, osserva le vicende italiane.

FRANCO MARINO
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