Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

CHE CI FA KACZYNSKI NEL NUOVO LIBRO DI HOUELLEBECQ? (di Matteo Fais)

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Al diavolo, per un attimo, le recensioni – ne avete già letto tante e palesemente quasi tutti i loro compilatori avevano appena sfogliato il testo. Rimandiamo anche la discussione intorno alla qualità letteraria di Annientare, il nuovo romanzo di Michel Houellebecq. Se proprio volete saperlo, a ogni modo, da quel punto di vista, non è granché riuscito, limitandosi a essere migliore di tutte le schifezze che escono – ma ciò è ben poca cosa per un genio.

È un altro l’aspetto che ci interessa e su cui praticamente tutti hanno sorvolato – anche perché, come dicevo, spesso non hanno proprio letto il volume, date anche le sue 700 e passa pagine.

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Come saprete dalla trama fatta girare su internet, nel libro si parla, tra le altre cose, di terrorismo – e, no, non di quello islamico come in Sottomissione. Annientare è infatti, in senso ampio, una storia della volontà autodistruttiva che caratterizza l’uomo moderno nella società occidentale e, tra gli scenari, seppur in modo decisamente raffazzonato, vengono presentati anche dei possibili movimenti antagonisti che cercano di reagire alla decadenza e all’inesorabilità del tramonto.

Non dico che propriamente l’autore francese li difenda a spada tratta, ma è palese dalle parole che mette in bocca ai suoi personaggi che vi simpatizza. Paul, il protagonista principale dell’opera, per esempio, per quanto cinico e crudamente disincantato per quasi tre quarti della narrazione, non può non riconoscere che effettivamente il mondo per come lui l’ha conosciuto sarebbe appunto da annientare e, in tal senso, non se la sente di criticare le scelte dei terroristi.

Senza spoilerare niente – o, almeno, cercando di essere il più discreti possibile –, si può comunque rivelare che gli attentati compiuti, in più punti, vengono attribuiti a un movimento di probabile stampo anarcoprimitivista, tipo quello che ha come faro il noto filosofo John Zerzan, l’autore di Futuro primitivo. Qualcuno degli esperti che si riuniscono per cercare di comprendere la matrice degli attentati, però, parla di ecofascismo e cita, data anche la sua nota avversione per la Sinistra, l’insuperabile Theodore John Kaczynski, il noto Unabomber americano, insieme al suo mirabile capolavoro: La società industriale e il suo futuro.

Che Houellebecq potesse nutrire una qualche fascinazione, se non altro intellettuale – non dico per la prassi adottata – per un tale genio non stupisce. Basterebbe leggere il paragrafo 6 del noto Manifesto: “Quasi tutti saranno d’accordo sul fatto che noi viviamo in una società profondamente turbata. Una delle più diffuse manifestazioni della pazzia del nostro mondo è la sinistra. Perciò, una discussione sulla psicologia della sinistra può servire come introduzione alla disamina dei problemi della società moderna in generale”. Considerato che Kaczynski fa riferimento, con il termine “sinistra”, a tutti quegli scarti umani del fronte progressista, cioè i difensori dei diritti LGBT, degli animali, ecc., ciò stupisce ancora meno. Entrambi sono palesemente persuasi che il mondo moderno sia stato pervertito da tale terrificante ideologia che ci ha resi simili ad amebe, allontanandoci dalla Natura, spegnendo in noi l’istinto vitale più puro, distruggendo la naturale struttura patriarcale e la famiglia tradizionale, spingendo la denatalità a livelli angoscianti e scatenando la sostituzione etnica in un impeto di autodistruzione dell’uomo bianco.

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Ciò che, però, emerge altresì dal romanzo è che il francese ritiene ingenua la prassi adottata dal pensatore americano. Oggi, la rivoluzione, se proprio deve tentarsi, dovrà avere tra i suoi uomini gente tecnologicamente parlando molto preparata, in grado di aggredire sistemi informatici, far crollare siti, diffondere video di contropropaganda. Insomma, la società tecnologica che ci sta portando all’annientamento si combatte con i suoi stessi mezzi.

C’è poco da dire, a livello contenutistico, Houellebecq, che sicuramente conosce molto bene il pensiero di  Kaczynski, ha saputo assimilarlo e superarlo. Non vorrei arrogarmi il ruolo di esegeta e mettergli in bocca parole che non ha esplicitamente detto, ma mi sentirei di sostenere che Annientare contenga, in quelle poche pagine in cui se ne parla, una seria proposta rivoluzionaria per la società della virtualità, tracciando una via che il terrorista americano non era riuscito minimanete a contemplare.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “CHE CI FA KACZYNSKI NEL NUOVO LIBRO DI HOUELLEBECQ? (di Matteo Fais)

    1. Ho letto a suo tempo Sottomissione, un cumulo di sciocchezze scritte malamente. Non l’ho buttato perchè i libri non si buttano ma non leggerò mai più un libro di costui.

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