Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

COME AVREI GESTITO IO LA CAMPAGNA VACCINALE (di Franco Marino)

Sostenni le ragioni del SI’ ma capii che Renzi avrebbe perso il referendum del 2016 quando, qualche settimana prima, i principali centri del potere finanziario si spesero per il SI’. E cioè che volessero in realtà affossare la riforma Boschi. A colpirmi fu la lettura dei quotidiani di oltreoceano che, posseduti da quegli stessi centri di potere che diedero il loro endorsement, parlavano di Renzi novello Erdogan. E certo non con l’aria di fargli un complimento. I poteri forti erano consapevolissimi che se Renzi avesse vinto il referendum, si sarebbe messo in tasca il paese. Quale cosa migliore, sapendo che nel paese montava una certa rabbia contro il sistema, di qualificare Renzi come uomo del sistema? Pur essendo quest’ultimo tutt’altro che un uomo del sistema.
Tutto questo ha un nome: psicologia inversa. Che mi ha sempre intrigato moltissimo. Non soltanto, è una potentissima arma di persuasione ma soprattutto è qualcosa di ancora inesplorato.
Altri esempi di psicologia inversa consistono nella creazione di profili social – ben congegnati ma dei quali non è difficile intuire la natura – che ad un certo momento iniziano a fare un’aspra campagna in favore di un tema. Ecco dunque la proliferazione di profili provax scalmanati che, invocando purghe staliniane nei confronti dei novax e scrivendo cose che allarmerebbero chiunque non avesse ancora le idee chiare su come schierarsi, forse hanno come obiettivo proprio quello di allarmare chi non abbia ancora le idee chiare. Si dice che dietro questi profili ci fosse Morisi. Ma sono voci e se quest’ultimo dovesse, per assurdo, leggere questo articolo e smentirlo, prendete per buona la smentita. Riporto solo pettegolezzi.



Cerchiamo di individuare il problema: come mai esistono ancora delle forti resistenze, anche in chi si è vaccinato? La motivazione è semplice: in primo luogo, questa malattia viene percepita da noi nocovidvax come pericolosa ma non troppo. Intendiamoci, tra le mie conoscenze, di gente che è “morta di covid” ce n’è. Ma erano tutte persone che avevano già problemi pregressi, che ne fossero consapevoli o meno. Per il resto, è una malattia che si supera agevolmente. Io l’ho avuta e l’ho superata. Se il cancro fosse come il covid, gli darei un bacio.
La seconda ben più importante ragione, è nella comunicazione che, volendo ammettere che fosse pensata appositamente per persuadere e non per creare sacche di resistenze, è stata letteralmente suicida. Nei confronti dei nocovidvax è andata in onda la più violenta campagna denigratoria che io ricordi, almeno nei miei primi quarant’anni di vita. Mai si era assistito ad un presidente del consiglio che definisse vigliacchi i non vaccinati in mondovisione o che addirittura i giornali dicessero che chi non si vaccina è un delinquente. Lo scopo, peraltro neanche tanto negato, è quello di obbligare le persone a vaccinarsi, non potendolo fare per legge, dal momento che al vaccinato viene richiesto di firmare una sorta di malleva che esenti le multinazionali che hanno elaborato il vaccino da conseguenze legali. Vicende che inevitabilmente allarmano chiunque sia dotato di uno spirito critico.
L’errore a monte sta proprio nell’obbligatorietà non formale ma fattuale. Se la malattia fosse stata davvero percepita come pericolosa, non ce ne sarebbe stato bisogno. Quando l’AIDS era la malattia che tutti conoscevamo, cioè un tiro e un centro (cioè un morto), non ci sarebbe stato bisogno di alcun obbligo vaccinale perché tutti, terrorizzati dalla malattia, si sarebbero precipitati a vaccinarsi. Ma cosa accadrebbe se un domani il vaccino anti-AIDS diventasse obbligatorio oppure sottoposto ad un green pass? Che molti, inevitabilmente, si chiederebbero se non ci sia qualche interesse politico o finanziario dietro questa scelta.
Se il covid fosse contagioso come tutti sappiamo ma pericoloso come l’AIDS, non ci sarebbe bisogno di fare campagne vaccinali. Tutti si precipiterebbero a vaccinarsi immediatamente.

Per ottenere la vaccinazione di massa, al governo basterebbe dire “cari signori, c’è il vaccino, venite a farlo. Siete liberi di non farlo, avete accesso a tutto ma tenete presente che se non dovessero bastare i posti letto per curarvi, noi daremo priorità ai vaccinati”. Una cosa aberrante ma almeno di maggiore senso. Nel frattempo, per non dare spago a chi avrebbe protestato parlando di discriminazione sanitaria, il governo avrebbe dovuto costruire nuovi ospedali. Perché se la gente vede terrorismo psicologico a tutte le ore e poi scopre che le spese per il diritto della gente di cambiare sesso e per le ecobufale di Greta sono superiori a quelle per la sanità; e se vede che si cerca di far passare come ignoranti tutti gli oppositori sia del vaccino anticovid che del green pass; se in sostanza i sostenitori del vaccinismo mentono a tutte le ore del giorno e della notte, le classi dirigenti il nonvaccinismo se lo cercano. In una pandemia, se è davvero così grave come si sostiene, la priorità economica non è la legge Zan ma le spese sulla sanità. In una pandemia, se si pretende fiducia da parte della gente, non bisogna estorcerla ma meritarla. E invece, la fiducia è stata estorta. A colpi di terrorismo psicologico, a colpi di manipolazione dell’opinione pubblica, a colpi di divieti il cui unico scopo è stato rendere di fatto obbligatoria una vaccinazione che non si è avuto il coraggio di rendere obbligatoria anche formalmente. Tutte queste cose, inevitabilmente, producono antivaccinismo. In chi, beninteso, ha ancora uno spirito critico e crede ancora di vivere in una compiuta democrazia.
In un paese dalla comunicazione sana, non vanno limitati i diritti di chi si oppone come, delirando, sostiene Monti. Vanno cacciati i bulli – in qualsiasi modo la pensino – che contribuiscono all’imbarbarimento del dibattito.
Se si fosse seguita questa prassi, sono convinto che nei centri vaccinali ci sarebbero file chilometriche, peggio delle code in autostrada.
A mio avviso, l’errore è stato questo: il governo avrebbe dovuto giocare di psicologia inversa, far presente a tutti che il vaccino era un’opportunità. Non un dovere civico, di fronte al quale un paese fondamentalmente anarcoide come il nostro, automaticamente provoca molte diffidenze. Nell’era dei media di massa, non si è capito che la persuasione o è soave, come dice l’etimologia stessa della parola, oppure, se si mette in discussione l’essenza stessa della democrazia, si mettono in allarme pletore di intellettuali e medici, come è accaduto in questa circostanza.

Nella scrittura dell’articolo, mi rendo conto che ho scelto di dare spago all’eventuale buonafede della classe dirigente. Al fatto che a questa classe politica interessi davvero curare il covid e non sottoporre le masse ad una vaccinazione forzata. Una buonafede alla quale io, personalmente, non ho mai creduto. Ma, buonafede o malafede, se avessero reso autenticamente facoltativo questo vaccino, forse i vaccinati sarebbero stati di meno ma sono convinto che il consenso nei confronti della campagna vaccinale sarebbe stato più ampio.
La psicologia inversa funziona molto meglio di quella diretta. Che ottiene sempre il risultato di far chiedere, a chi la subisce, se il fine non sia inverso rispetto a quello ufficiale. E anche qui, vai a capire se in realtà l’obiettivo non fosse proprio quello di creare un dissenso da perseguitare e dunque la psicologia inversa la stia praticando ma per fini molto meno nobili di quelli ufficiali

FRANCO MARINO
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2 commenti su “COME AVREI GESTITO IO LA CAMPAGNA VACCINALE (di Franco Marino)

  1. Esatto, se parlassimo della peste bubbonica è probabile che anch’io andrei a vaccinarmi rischiando pure una miocardite. E’ probabile ma non certo, perché vorrei comunque poter decidere liberamente.
    Premesso ciò, dammi pure il vaccino ma dammi anche le cure, non nasconderle e non fare finta che esse non esistano. E se non esistono, investi la stessa cifra sia nei vaccini che nella ricerca delle cure.
    Perché investi miliardi nei vaccini e zero nelle cure e nel potenziamento della Sanità in generale?
    Non posso fidarmi di chi opera in questo modo, spiacente.

  2. L’hanno fatta troppo sporca da subito. Molti di noi hanno subodorato la fregatura bèṅ prima dell’arrivo dei vaccini, che vaccini non sono…

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