Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

HA RAGIONE GIORGIO AGAMBEN CON I SUOI PARAGONI STORICI (di Davide Cavaliere)

“La legge sulla protezione del popolo tedesco dalle malattie ereditarie che Hitler fece approvare nel 1933 portò alla formazione di speciali commissioni mediche che decisero la sterilizzazione forzata di 400mila persone”. 

Così ha affermato Giorgio Agamben all’audizione al Senato della Repubblica su “Obblighi vaccinali e rafforzamento certificazioni verdi Covid-19”. 

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Discutere le attuali norme politico-profilattiche mettendole in relazione con quanto avvenuto nella Germania nazista non è né scorretto né offensivo per le sue vittime. Persino una sopravvissuta alla Shoah, l’ebrea americana Vera Sharav, ha individuato dei parallelismi tra le strategie naziste e la gestione della “pandemia” da Covid-19

Il pensiero ha per sua struttura anche l’analogia, ossia la capacità di dedurre mentalmente un certo grado di somiglianza tra fenomeni od oggetti differenti. Non si tratta di sostenere che oggi si sia instaurato un nuovo regime nazista. Nessuno dei soggetti promotori delle attuali discriminazioni aderisce alle teorie hitleriane, ma semmai che certe tentazioni, certe pulsioni e semantiche che hanno caratterizzato il totalitarismo siano, ancora una volta, moneta corrente, seppur in modo ricombinato. Il nazismo è quell’evento, estremo e paradigmatico, che ha svelato il legame tra biopolitica e tanatopolitica.

Con il termine biopolitica, reso famoso dal filosofo francese Michel Foucault, s’intendono quelle norme e quelle prassi che, a partire dal Diciannovesimo secolo, in seguito ai processi di urbanizzazione, mirano a disciplinare e sorvegliare il corpo umano nei suoi aspetti biologici: alimentazione, sessualità, igiene. Nelle parole di Foucault: “Si potrebbe dire che al vecchio diritto di far morire o di lasciar vivere si è sostituito un potere di far vivere o di respingere nella morte”. Di fatto, in seguito a un processo lungo secoli, il corpo umano è diventato oggetto di discorsi scientifici e di sottili forme di esercizio del potere attuato, però, non con la repressione ma attraverso regole e “normalizzazione” di condotte.

Proprio nella biopolitica del Terzo Reich, nella sua “biologia realizzata”, vanno ricercate le insidie della situazione contemporanea che, nuovamente, tenta di conservare la purezza della vita scatenando la morte e il terrore. La peculiarità del razzismo novecentesco, così come del suo corollario, l’eugenismo, è di essere dispositivi teorici e pratici che consentono di poter distinguere, per meglio separare fino a eliminare, chi è puro e chi è impuro, chi è sano e chi è malato, quale vita è degna di essere vissuta e quale no

Proprio come ai tempi del nazismo, le attuali biopolitiche, che come abbiamo visto, sono quelle modalità con cui le tecniche e le pratiche di potere si fanno carico della vita, intesa nel suo mero significato biologico, stanno smantellando le categorie con cui la filosofia politica classica ha pensato i rapporti tra individuo e potere, mettendo in discussione i concetti di libertà, proprietà, sovranità e diritto. 

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La regolamentazione delle esistenze attraverso il certificato vaccinale, le politiche sanitarie e quelle biosecuritarie, le misure di sicurezza preventiva, l’estensione illimitata delle stato d’emergenza, rendono evidente come il potere, soprattutto nella sua versione tecnocratica e igienista, diventi sempre più pervasivo e capace di distribuire la morte, sociale, politica, economica e in alcuni casi persino fisica, mentre tenta di salvare e purificare i corpi.

È impossibile, infatti, liberarsi dal nesso vita-morte. Ogni tentativo di allungare o tutelare oltremodo l’esistenza biologica è destinato a ridurre, fino ad annientarla, la dimensione sociale e relazionale dell’essere umano. Siamo in presenza di quella che Ivan Illich definiva “la paradossale nocività di un sistema medico che non conosce limiti”.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”. 

2 commenti su “HA RAGIONE GIORGIO AGAMBEN CON I SUOI PARAGONI STORICI (di Davide Cavaliere)

  1. Condividi pienamente: Quanto segue è ciò che scrissi a mia figlia nel 2020.
    Rifletti!
    Tu sei ancora giovane e quindi sei in grado di risvegliarti! Comincia a ragionare con la tua testa e non lasciarti drogare da ciò che i governanti interessati a gestire il potere, ci propinano spinti dagli enormi interesse economici di imprenditori senza scrupoli, scienziati poco corretti che si divertono a giocare con la nostra vita, economisti che vedono solo la finanza ecc.

    Se continuiamo con questo sistema fra poco ci ritroveremo, in parte già lo siamo, come mucche sane, ben nutrite, pulite ed ordinate per produrre latte finchè possono per poi essere inviate al macello a fare bistecche. Posso fare molti altri esempi. Il paragone mi dirai non regge perchè non siamo reclusi in una stalla od in un prato, siamo liberi e qui sta l’illusione perchè la libertà è fortemente condizionata dal sistema sociale in atto. Noi non facciamo bistecche, pensi, ma ci manderanno in una casa di riposo dove si farà una fine deprimente.

    Alcune considerazioni delle tante che mi vengono in mente.
    Attenzione alla politica del terrore, con essa si insinua nella popolazione l’incubo della catastrofe cosicchè tutti sono disposti ad accettare supinamente i sacrifici più assurdi! Ultimo esempio le ristrettezze imposte con il Covid-19. Analoghe situazioni si stanno verificando in vari settori, quello climatico, quello economico, quello ecologico ecc.
    Rifletti.

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