LA MERKEL E’ UN GRANDE BLUFF (di Franco Marino)

Il nome di Jose Luis Calderon dice qualcosa soltanto ai tifosi del Napoli e, nella fattispecie, a quelli non più giovanissimi come me, che non hanno vissuto solo i tempi dorati di De Laurentiis ma anche quelli immediatamente precedenti. Calderon fu un centravanti argentino che, pagato a peso d’oro dal Napoli – anche se molti sostengono fosse stato gonfiato da qualche trucco contabile – si rivelò un flop totale, suffragando una rovinosa retrocessione già praticamente sancita nel girone d’andata e che vide il Napoli battere tutti i record negativi fino a quel momento in vigore. Per dire che fosse scarso, non c’è bisogno di essere stato il calciatore professionista che non sono mai stato. Era palese. Nessuno oggi potrebbe dirmi che non sono all’altezza di farmi un parere in tal senso perché i risultati di quell’improvvido acquisto furono sotto gli occhi di tutti.
Quando analogamente, venendo a palcoscenici assai più prestigiosi, uno sconosciuto parla male di una reclamizzata leader politica, il primo istinto invece è di irriderlo. Come osa costui, dal suo appartamento alla periferia di Napoli Est, dare della mediocre alla persona più potente, almeno per tre lustri, d’Europa? E la domanda è legittima. Ma la risposta sorprenderà: si può osare. Perché, come per giudicare un calciatore scarso, anche in politica contano i risultati rapportati gli obiettivi di partenza. Se dunque l’obiettivo di quel Napoli fosse stato di battere tutti i record negativi, quella stagione certamente andrebbe annoverata tra le più positive e il mio giudizio non avrebbe senso. Ma dubito che i tifosi siano d’accordo su questo. Così la valutazione della Merkel non è componibile senza una domanda: la culona ha usato l’Euro per fare più forte la Germania oppure voleva davvero fare grande l’Euro?
Se dessimo per scontata la sua buonafede e il suo sincero europeismo, il fallimento mi sembra macroscopico. La sua linea sull’austerità – peraltro, del tutto ingiustificata, dal momento che la vera differenza tra Italia e Germania è nel PIL, non nel debito – ha provocato solo forti ondate antieuropeistiche, con i sentimenti antitedeschi che crescono verticalmente. Ma mentre è inverosimile che quel Napoli lottasse per retrocedere, è del tutto verosimile che la Germania invece, tradendo i suoi moniti europeisti, privatamente si sia fatta i fatti propri. Se questo fosse il caso, è un fatto che l’epopea della Merkel coincida con il momento più alto della storia tedesca dal dopoguerra in poi. Il punto è che, anche a sposare la tesi sovranistica, i suoi meriti vengono decisamente sopravvalutati. La Germania era il grande malato d’Europa ma a guarirlo non è stata certo la Merkel bensì il combinato disposto delle riforme di Schroeder e un boost speculativo operato dalla finanza americana che, gonfiando a dismisura gli investimenti sul debito pubblico tedesco e sfruttando la ripresa, ha permesso alla Merkel di presentarsi come “l’uomo forte d’Europa”, senza averne particolari meriti, se non quello – e, per onestà, le va riconosciuto – di non adagiarsi su questo debito e di non profittarne per fare spese folli. Come le va anche riconosciuto di non essere l’unica colpevole delle politiche di austerità, principalmente appoggiate dalla finanza americana che, invece, l’ha usata come alfiere del rigorismo per colpire i paesi del Sud Europa.
In sostanza, il giudizio sulla Merkel non può prescindere dalla domanda: ha fatto il bene dell’Europa o il bene della Germania? Nel primo dei due casi, la sua esperienza è stata pessima, nel secondo caso il merito non è suo. E questo lo dicono i risultati. La Germania in questi quindici anni ha guadagnato potere, il progetto europeo ha perso consensi.
Dopodiché, definire l’Euro e l’Unione Europea morti che camminano è sbagliato: si corre sempre il rischio di farsi irridere dal ricordo di un ipocondriaco centenario che sulla lapide fece scrivere “ve lo dicevo io che ero malato”. Ma definire l’Euro e l’Unione Europea malati, mi sembra ragionevole. Sostenere che la Merkel abbia più di una colpa di questa malattia, anche. Lo sostengono Prodi, Draghi, Putin e tanti altri. I quali pensano che la Merkel abbia pensato solo agli interessi tedeschi. E questo rischia di rivelarsi un boomerang, anche perché la Germania, che ha poco risparmio e poco patrimonio, basa tutto il suo PIL sul suo surplus commerciale, qualcosa che potrebbe facilmente esporla alle ritorsioni della concorrenza, soprattutto se la speculazione finanziaria – che non è MAI qualcosa di spontaneo, contrariamente a ciò che si racconta – dovesse colpire i tedeschi. E dunque, anche se questi quindici anni avessero fatto il bene della Germania, i tedeschi presto scopriranno che fare gli interessi della propria bottega bruciando quelle altrui, specialmente quelle greche e quelle balcaniche, non è il modo migliore di lasciarla in eredità a chi verrà dopo.
La Merkel è stata, dunque, a seconda dei punti di vista, o il più disastroso leader politico della storia europea – una sorta di Clemenceau 2.0 – o il più sopravvalutato di quella tedesca. Niente che abbia a che fare con i peana che i giornali le stanno dedicando in questi giorni.
FRANCO MARINO
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FRANCO MARINO
Di Merkel (come di qualunque altro capo di stato) no ci può impippar di meno… resta da dire che a certo mondo anglosassone e teutonico andò certo indigesto… scoprire ad un tratto che sud europei con pezze al culo iniziarono campare molto meglio di tutti presunti ricconi vincitori seconda guerra mondiale… abbiamo visto con nostri occhi stupore di inglesi (che ancora si ritenevano padroni di pianeta) in pieni anni ’80 a Sestriere a Bardonecchia a Cervinia durante Feste Natalizie… uno choc!… che si ingegnarono di farci scontare attirandoci in autentica associazione a delinquere nomata Unione Europea…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Solo chi non li ha conosciuti, ha potuto attribuire doti speciali ai crucchi. Essi invece sono sempre uguali a se stessi, senza distinguo tra bene e male e la storia è piena di questo esempio. La Merkel non è stata da meno