Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL CASO SIGNORINI DIMOSTRA CHE I PROGRESSISTI NON ACCETTANO LA DEMOCRAZIA (di Matteo Fais)

Non mi ricordavo neppure dell’esistenza di Signorini. Di lui so giusto che conduce programmi del menga, di cui francamente non me ne frega un accidenti di niente. Poi, apro i social e mi imbatto in quello che qualcuno chiamava “il consueto scandalo del giorno di cui dimenticarsi il giorno dopo”. Il protagonista è il noto conduttore – se non ho capito male, la trasmissione è il Grande Fratello.

A quanto pare, l’allampanato signore avrebbe proferito queste parole, mentre si parlava di una cagnetta in difficoltà, che qualcuno pensava di far abortire: “Noi siamo contrari all’aborto in ogni sua forma tra l’altro anche quello dei cani non ci piace. Ma anche quello naturale non ci piace, non è una benedizione del cielo un aborto naturale, anche se è quello del cane”.

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Ovviamente, dell’opinione di Signorini chi se ne fotte. È un parere come un altro. Tutti hanno un parere su tutto – “i pareri”, diceva qualcuno, “sono come il buco del culo: ognuno ha il suo”. La cosa preoccupante sono i commenti dei progressisti e la polemica montata ad arte – come al solito, quanto scritto sotto gli articoli è spesso più interessante per studiare l’italico disagio dei pezzi stessi.

Insomma, gli insulti fioccano. Chi gli dà del “finocchio represso” ed è finocchio a sua volta, ma dalla parte giusta della Storia, quindi affiliato alla comunità LGBT+ilcazzochevipare – perché si sa che tutti i gay sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.

Ma il delirio non finisce qui. C’è chi invoca “l’interrogazione parlamentare” – beh, in effetti, in Italia, non abbiamo altro di cui occuparci –, chi chiede che venga allontanato dalla televisione con un daspo vita natural durante – no, dai, io direi di passare proprio alle fucilazioni sommarie.

Capite qual è il problema? Questa gente è fulminata. Tralasciamo la coglionata secondo cui “solo una donna può parlare di aborto visto che il corpo è suo” – come se l’uomo non ci avesse messo il suo zampino per fare un figlio, o meglio una minchia tanta –, ciò che emerge dalle varie posizioni dei commentatori è un disagio intellettuale a cui, chiunque abbia a cuore la democrazia, prima o poi dovrà porre un argine, con le buone o con le cattive.

Si tratta di persone malate. Prendono una frase buttata lì così e la trasformano in un motivo per crocifiggere qualcuno. Proprio non ce la fanno a tollerare che ci sia chi non la pensa come loro. Ma se non sopporti le differenze di vedute, sei uno psicopatico, un pericolo pubblico, uno Stalin senza Armata Rossa ma altrettanto folle.

Non importa che qui si stia parlando di lui, di Signorini. Potrebbe essere chiunque: avrebbe comunque il diritto di dire la sua. Lui non è un legislatore, non va a sparare sulle donne che si recano in ospedale per abortire. Ha solo un’idea che è sua e, a quanto mi risulta, non è stata incisa sulla pietra. È contro? Bene, sai chi se ne sbatte!

Ma questa gente non può farcela. Dà di matto se qualcuno pensa autonomamente – non importa se qualcosa di stupido o di profondissimo.

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Bisogna capirlo, sono pericolosi. Grazie a loro, chi non si vaccina potrebbe essere confinato in casa e chi non usa la schwa, poco ma sicuro, un giorno potrà essere allontanato da un posto di lavoro, solo perché la loro idea di inclusività è divenuta legge coranica. Per difendere il DDL Zan, sarebbero capaci di ammazzare – almeno le Brigate Rosse lo facevano per questioni serie. Così non ragionano neppure i talebani, al momento.

Ma vi rendete conto da chi siamo circondati?

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “IL CASO SIGNORINI DIMOSTRA CHE I PROGRESSISTI NON ACCETTANO LA DEMOCRAZIA (di Matteo Fais)

  1. Si, ce ne rendiamo conto perfettamente e avere questa consapevolezza senza però porre argine, ascia alla mano, è devastante. Ci hanno disarmato, isolato, e il risultato è che ci spacchiamo fegato e intestino vedendo, ascoltando e leggendo la follia pura, la totale assenza di coscienza e anima di questi esseri che hanno letteralmente il controllo essendo larga maggioranza. È orribile, semplicemente orribile. Comunque affinché noi possiamo vivere dignitosamente questi devono crepare in qualche modo. L’ho sempre pensato, da ben prima che tutto ciò diventasse così manifesto

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