Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

È POSSIBILE CONVIVERE CON I PROGRESSISTI? (di Matteo Fais)

La risposta è semplice: NO. E si tratta di un “no” grande come una casa. Ci sono due ItaliE e, a livello globale, direi due mondi, che non possono convivere, pur con tutta la buona volontà e il rispetto per la democrazia.

Il problema è che questo mondo, come anche lo Stivale, sono divenuti troppo vasti. L’uomo non è fatto per convivere in comunità senza confini. Almeno, ciò non può succedere senza che i conflitti si esasperino ed esplodano. La promiscuità genera distanza e solitudine.

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Per farla molto semplice, bisogna stare con i propri simili. Per usare un esempio proprio base, ma estremamente chiarificatore: io non ci voglio andare a casa di uno che, quando entro, mi chiede di igienizzarmi le mani, di indossare la mascherina, di non stringergli la mano e che, più indiscreto che mai, mi interroga per sapere se io sia vaccinato o meno. Che cazzo abbiamo da spartire io e una persona simile? Mi sembra ovvio: niente. Perché dobbiamo trovarci in situazioni così spiacevoli? Non ha senso, è masochismo.

Come sentivo dire da un paio di amici, recentemente, forse bisognerebbe proprio tornare a nuclei sociali minimi e ben distanziati, nel rispetto ognuno del proprio spazio, con una certa comunanza di vedute. So che alcuni svedesi lo fanno, per ovviare a quel clima antropologico di merda che si respira nel loro Paese, con metà della popolazione single e i vecchi che muoiono ma vengono ritrovati solo dopo mesi, perché i figli neppure se li inculano, essendo oramai venuta meno l’idea di famiglia e il legame parentale.

Sì, a quanto pare, molti di loro, per sfuggire a quel gelo che è prima di tutto ghiaccio dell’anima, si ritrovano nei boschi, anche tra sconosciuti, in nome del rifiuto di questa società straniante e triste. Cucinano insieme, mangiano allo stesso tavolo, vanno a caccia e fanno il pane.

In effetti, la situazione nel nostro Paese è diventata folle. Una massa di ipocondriaci ossessivo compulsivi tiene in scacco la Nazione, perseguitando chi vorrebbe semplicemente una vita normale – e non lo era neanche prima. Essendo insoddisfatti della propria esistenza, invece di reagire, in una sorta di assurdo meccanismo psicologico di difesa, si chiudono entro un circuito nevrotico di protezione. Paradossalmente, si suicidano per paura di morire.

No, non è tollerabile stare ammassati in una città con gente simile, prendere decisioni che influenzino sia noi che loro. Come non è tollerabile vivere nel loro spazio intellettuale, reso gigantesco dal web, in cui non si può dire una parola perché scatta la tagliola del politicamente corretto. In America – ma, in parte, anche da noi –, i testi vengono censurati, a scuola non si può più spiegare e contestualizzare un romanzo o un libro di filosofia, perché la cancel culture detta legge in pieno delirio napoleonico.

Qui, dunque, o facciamo la guerra civile – e, secondo me, prima o poi arriva – o ci dividiamo. Tanto, siamo una coppia che non può stare sotto lo stesso tetto. Io stesso, più di una volta, malgrado sia un individuo tendenzialmente mite e moderato, sento dentro una voglia di fare piazza pulita di cui ho quasi paura. Non ci posso fare niente, mi fanno incazzare come una iena.

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Ma è naturale che sia così. Ripeto, l’uomo è fatto per la tribù e la comunità, per la comunanza. Se loro vogliono morire di culi su Instagram, seghe su OnlyFans e mea culpa per una parola di troppo, mentre si igienizzano le mani, meglio che si levino dal cazzo. Noi, con loro, non possiamo avere niente a che fare.

Insomma, io dico che l’Italia va divisa e non ci sono margini di manovra. O stiamo lontani, o qualcuno, prima o poi, deve saltare per aria.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

4 commenti su “È POSSIBILE CONVIVERE CON I PROGRESSISTI? (di Matteo Fais)

  1. Ciao Matteo, avevo lasciato un commento tempo fa riguardo il fatto che ormai siamo 2 tipologie distinte e separate di persone.. noi e gli zombie. Lo stiamo vedendo ogni giorno di più, ormai è palese.. lo intuivamo prima, lo abbiamo sempre saputo nel profondo di essere diversi e lontani da quelli che oggi si sono palesati a 360° e che possiamo definire ”progressisti” ( e che io preferisco definire zombie). Immagino che quelli come noi abbiano avuto fin da piccoli problemi di integrazioni in questa società malata. Da sempre la massa è stata formata per lo più da cretini, è risaputo.. ma c’è un limite a tutto. Pur con momenti di bassezza e oscurità, io non credo che mai nella storia umana degli uomini si siano ridotti a un tale livello di pateticità, assenza totale di valori, stupidità tendente all’infinito, pazzia allo stato puro. Questi condizionano pesantemente le nostre vite; per colpa di queste teste di cazzo noi per comprare 4 merdate al supermercato dobbiamo conciarci da imbecilli con un assorbente sulla faccia. Andare a comprare cose che servono è diventato un incubo al solo pensiero di dover tenere pezza lurida in faccia, della rabbia che sale quando la testa di cazzo di turno ti riprende perchè la museruola non copre il naso. Uscire di casa e vedere le facce orribili, i volti deformi di questi esseri, ha reso la nostra esistenza un incubo. Ebbene io li ho sempre odiati, sempre. Sono sempre stato l’asociale, l’isolato, lo strano della situazione. Fin da bambino ho sempre visto chiaramente la follia del sistema in cui viviamo e la pazzia latente in questi esseri.. sapevo che a prima occasione sarebbe sfociata in tutta la sua potenza rendendoci la vita impossibile. Quindi si Matteo, non possiamo più convivere con questi maldetti. Devono crepare malissimo. A me vengono vampate di calore e voglia irresistibile di comciare a decapitarli uno a uno, e lo farei cazzo. Tutti noi lo vogliamo.. perchè o ammazziamo loro o loro ditruggeranno noi in via indiretta.. dando totale a pieno appoggio a un governo messo li per portare a termine il piano massonico di genocidio, controllo, e transumanesimo. Loro devono morire malissimo, la devono pagare. Il problema è che quelli come noi sono pochissimi…. come ci organizziamo? come hai scritto i simili devono stare con i simili; quei defiienti occupano tutto lo spazio possibile,, e noi siamo come poche cellule sane in mezzo a un cancro esteso. Per farti un esempio, su centinaia di persone che ho conosciuto non riesco a trovarne una sola di simile.. tranne che sul web e dunque con molta distanza che ci separa. ( vivo una città merdosa della sicilia) comunque io credo che riusciremo a organizzarci per mettere in pratica delle azioni o fondare comunità, nel momento in cui gli effetti collaterali del siero raggiungeranno il culmine e si comncieranno a decimare i deficienti. A quel punto potremo iniziare a fare qualcosa. Scusa la lunghezza ma avrei molto di più da dire

  2. Ciao Giacomo.
    Leggo molta frustrazione e sofferenza nelle tue parole. Ti capisco bene perché ci sono dentro anch’io da almeno 20 anni, anche se ora questo desiderio di distruggere tutto mi assale molto più raramente (sarà forse l’età?).
    Un cosa ho capito soffrendo e meditando sulle questioni terrene.
    Questo è il LORO mondo, il mondo di quelli che tu vorresti veder sparire dalla faccia della Terra. Purtroppo non è il tuo mondo e neanche il mio, noi qui siamo ospiti di passaggio, siamo viaggiatori che fanno esperienza, LORO sono qui per restarci.
    Questa è la nostra salvezza e la loro condanna al tempo stesso.
    Mi spiego?
    Un saluto

  3. Ciao LG, ti sei spiegato bene.. e sono anche d’accordo. È solo che la speranza che un giorno questo mondo possa essere ripopolato da brava gente e diventare un mondo vivibile non mi abbandona. Quello che dici tu è vero, che noi siamo di passaggio e loro sono qui per restarci. Il problema è che sono ancora giovane, ho 25 anni.. e una ragazza più giovane di me che amo tantissimo. Io sono pronto a morire di fame ai margini della società e morire nei boschi e dimenticato anche se preferirei di no. Ma non riesco a sopportare che la persona che amo, così come tutte le persone come voi, debbano patire un tale stupro quotidiano dell’intelletto umano. Mi piange il cuore a vedere la ragazza che amo soffrire per non poter vivere serenamente, non poter nemmeno frequentare una palestra senza la marchiatura.. mi piange il cuore vederla costretta alla pezza in faccia. Sono così arrabbiato perché ci hanno portato via la gioventù.. e non che prima il mondo fosse normale. Non che prima fossimo animali sociali; il nostro desiderio sarebbe vivere in pace con un fazzoletto di terra, per conto nostro. Ma come si fa se non si può lavorare senza il marchio? Non si può fare assolutamente nulla.. se io avessi avuto il tempo di preparare una casa di campagna all’autosufficienza, a quest ora la mia rabbia sarebbe mitigata. Invece ci tocca vivere in una realtà distopica come amebe, coscienti di quello che ci stanno facendo e trascinati dalla corrente del merdaio umano, senza poter fare assolutamente nulla. Circondati solo da gente ( parenti compresi) col cervello ormai completamente plagiato, in una città sommersa dalla spazzatura, dalla delinquenza, dai progressisti. Quindi sebbene ho consapevolezza che siamo di passaggio, un insieme di fattori a cui ho solo superficialmente accennato, mi rende tutto ciò insopportabile. Vorrei poter fare qualcosa, vorrei poter riunire tutti quelli come noi, invece mi sento totalmente impotente e isolato. Io non voglio e non riesco a immaginare, che arrivi un giorno in cui possano fare del male a chi amo. Nonostante la fede nel continuo della vita post dipartita terrena, nella ricompensa dell’essere stati dalla parte del bene, non credo che potrei sopportare un dolore tale nel vedere rovinata e distrutta la vita terrena seppur passeggera di chi amo così tanto. Per dei deficienti mascherati.

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