Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

CI SALVERANNO GLI ULTIMI DELLA CLASSE: IL CASO DEI PORTUALI DI TRIESTE (di Franco Marino)

I camionisti siamo abituati a guardarli sempre un po’ con la puzza sotto il naso. In fin dei conti, sono pur sempre i piloti di quei bestioni che ci sbarrano la strada mentre corriamo, frettolosi, chissà dove. Anche grazie a programmi ebeti come quelli di Chef Rubio, pensiamo che siano solo unti e bisunti mangiatori di portate attentatrici delle umane arterie. Mentre se vogliamo offendere qualcuno, diremo che i suoi modi sono quelli di uno “scaricatore di porto”. Eppure, nel corso di queste settimane, queste categorie hanno dato una prova di dignità di non poco valore, opponendosi al delirio del green pass. Che non servirà a cambiare le cose, questo no. I paragoni con Danzica forse, ahimè, sono illusori. Ma evidenziano una vitalità intellettuale che nelle alte sfere dei parrucconi “che sono studiati” non si vede più.

Le spiegazioni possono essere molteplici e interconnesse: investono un’educazione che sin dalla scuola addestra l’individuo a non pensare in maniera sovversiva rispetto ai dogmi del potere dominante, foraggiata mano mano che ci si appropinqua nelle aree tecnico-scientifiche di pertinenza dai finanziamenti delle multinazionali che mirano a raggiungere un determinato status quo, con annessa caratterizzazione ideologica, fino ad arrivare alla semplice propensione umana al conformismo, che fa trovare dunque molto più rassicurante credere alla verità imposta dal capobranco e assai meno conveniente la perdita di determinati benefici. E sia chiaro, quando si dice che la scuola cresce ignoranti, ciò è vero solo se si specifica che il problema non è affatto relativo alla quantità di informazioni fornite, che è anzi elevatissima. Semplicemente la scuola dà ai suoi discenti i pesci ma non insegna loro a pescare. Anche perché se davvero a scuola si insegnasse a pescare, i cittadini si sarebbero già accorti della natura diabolicamente tirannica di questo governo, dei suoi provvedimenti da psichiatria, delle inquietanti analogie con storie passate.

I non studiati non hanno questo problema. Sono vergini, basici. Se una cosa istintivamente la trovano sbagliata, vi si oppongono senza accettare il ricatto morale di un sapere tecnocratico, senza farsi condizionare da chi invece, forte (anzi debole) di un percorso di studi – fatto di molti esami e di poca esperienza sul campo – crede con ciò di essersi librato nell’aere della sapienza. Siamo al punto che oggi una laurea, lungi dall’essere ciò che dovrebbe in realtà essere – un’attestazione di studi conseguiti – sia divenuta il riconoscimento della sottomissione al potere dominante.
Accade un po’ anche nel calcio, nel basket o in altri sport, se ci si pensa: i più grandi innovatori, spesso, sono quelli che non hanno praticamente mai toccato un pallone nella loro vita, si pensi ad Arrigo Sacchi. Così poco calciatore da rimanere “altro” rispetto alla mentalità accademicamente abborracciata del calcio italiano e tuttavia così visionario da cambiarlo per sempre col suo Milan.

E’ per questo che, mentre in situazioni di pace ci salva il sapiente, in quelle di emergenza ci salveranno gli ultimi della classe. Perché ci ricordano, con la loro “ultimità”, che la vita non è soltanto “andare bene a scuola” ma anche saperla disertare se diventa un artifizio del regime. E con esso, saper dimettersi moralmente da qualsiasi istituzione si presti ad essere l’arteria di un potere tirannico. I portuali di Trieste non hanno un blog, della strategia se ne fottono, non parlano di dati ed economia, eppure sono molto più utili di Borghi, Bagnai, Salvini, della Meloni e compagnia.
E sia chiaro che nessuno qui sul Detonatore considera camionisti e portuali come ultimi e ignoranti. Purtroppo quella è una capigliatura di questa società. Noi la pettiniamo solo per osservare quanto sia posticcia.

FRANCO MARINO
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FRANCO MARINO

2 commenti su “CI SALVERANNO GLI ULTIMI DELLA CLASSE: IL CASO DEI PORTUALI DI TRIESTE (di Franco Marino)

  1. Se fosse per me… servirebbero le scorte..ma fatte dal popolo …pronte a dare calci in culo..ai politicanti di turno… codardi e nullafacenti…

  2. Mi piace ciò che scrivi e lo condivido. È significante la solidarietà con i colleghi, uno per tutti tutti per uno. Nella loro semplicità ritroviamo in questi uomini, ma anche nelle donne, le loro donne in primis, quel senso del giusto che è innato, forgiato da vita vissuta duramente e senza fronzoli. I vituperati camionisti e i portuali hanno forti valori , lavoro e famiglia, non sempre aver studiato fa un uomo. Sono gli stessi che usano toni forti e imprecazioni negli alterchi ma che subito dopo ti danno una pacca sulla spalla. E poi qui siamo in Friuli, zona di frontiera. Terra aspra e cruda che non ti regala niente, caratteri forti , gran lavoratori, poche parole. Forse non sono in tema con quanto scrivi. Per lavoro ne ho conosciuti, ti guardano dritto negli occhi quando parlano , sono rudi ma schietti.. ora speriamo che a Trieste si unisca anche Genova, sembrerebbe di sì, c’è qualche voce su Napoli, ma dubito . Taranto non pervenuta. Le notizie sono scarse e oscurate ma di certo i camionisti stanno mantenendo il loro proposito. Noi nel nostro piccolo faremo ognuno la nostra parte sostenendoli. In una intervista il portavoce dei portuali alla fine del discorso dice :”ora siamo noi lo Stato”. Nella sua semplicità e calma ha detto l’ovvio che nessuno dice e pochi ormai pensano, i lavoratori, il popolo fanno lo stato e gli da vivere.. grande rispetto

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