Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

NON CI STO A PASSARE PER NO-VAX (di Matteo Fais)

Se c’è una cosa che non sopporto è essere frainteso, dire A e sentirmi poi riferire che sostenevo Z. Dunque, e che sia ben chiaro, non sono un no-vax e non comprendo sinceramente come qualcuno possa aver riscontrato in ciò che scrivo una simile posizione.

Partiamo da un fatto: di medicina – lo ammetto candidamente – non ne capisco un cazzo. Sono figlio di una biologa, ma non mi sono mai interessato. Quando ho un problema di natura sanitaria, mi reco dal medico. I vaccini credo di averli fatti tutti durante l’infanzia e non ho motivo di pensare che mi abbiano causato dei danni.

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Il motivo per cui rifiuto di ricorrere al siero anti covid-19 è derivato proprio dal fatto che so di non sapere, dalla mia estrema umiltà. Io non posso firmare dieci fogli di scartoffie, in cui mi assumo la responsabilità di qualsiasi danno collaterale, perché non ho le competenze per farlo. Sono laureato in Filosofia, non in Medicina. Tale onere, dal canto mio, spetta a uno del settore e non certo al sottoscritto che, in materia, ha le stesse competenze della Signora Gina, casalinga di Voghera.  

Tra parentesi, sempre per precisare, vorrei anche chiarire che non ho mai pensato che il virus non esista. Chi sono io per poterlo sostenere?! Lungi da me, per carità! Posso avere dei dubbi che questo sia prodotto in laboratorio, ma me ne guardo bene dall’esprimermi in merito. Come mia consuetudine, in casi del genere, avanzo il sospetto e chiedo che venga pubblicamente discusso in modo trasparente, ma sospendo il giudizio. Mi siedo in platea e ascolto. Ho solo da imparare.

Se poi mi domandate perché io vada a tutte le manifestazioni contro il green pass – per quanto credo sia chiaro – vi rispondo che il motivo è molto semplice: il passaporto sanitario trasla la questione dal piano medico a quello ideologico e, allora, sento di avere anch’io diritto di parola.

Per farla molto semplice, non credo che sia giusto imporre in modo coatto, a mezzo di un ricatto insomma, l’assunzione di un vaccino che, per loro stessa ammissione, è di natura sperimentale. Ha ridotto l’ingresso nelle terapie intensive da parte di chi ha accettato di farselo somministrare? Saluto la notizia con gioia. Cionondimeno, non ne conosciamo gli effetti sul lungo termine – anche questa è un’ammissione della comunità scientifica – pertanto io, da incompetente, scelgo di non scegliere. Quando mi daranno notizie certe e inequivocabili, ne riparleremo. Non discuto, poi, su quanto business ci sia dietro la produzione del farmaco magico: c’è, questo è un dato e tutti quanti sappiamo bene che la salute, quando ci sono soldi in ballo, è faccenda assolutamente marginale.

Per il momento, e per quel che mi riguarda, ognuno faccia come meglio crede. Mio fratello, con cui vivo, per dire, si vaccinerà. Buon pro gli faccia. Io non voglio piegarmi al ricatto per poter tornare in palestra o al ristorante. Del resto, non ne sento alcun bisogno. Mi alleno in garage e mangio tranquillamente in casa mia.

Ogni tanto, inoltre, qualcuno mi parla di cure casalinghe, plasma, vitamine e Dio solo sa che altro. Mi dicono pure che dovrei appoggiare questa linea. Ripeto, io non ne capisco un cazzo. Sarebbe come chiedermi di firmare il progetto di un ponte – brutto esempio, visto cosa succede con quelli sottoscritti da un ingegnere.

E se mi ammalassi di covid, che farei? Non ne ho la minima idea. Penso che chiederei consiglio a un medico. Nell’ultimo anno, ho già avuto la febbre due volte e non ho mai fatto un tampone. Non so di cosa si trattasse. Ho preso la tachipirina quando la temperatura saliva sopra i trentotto gradi, come sempre. Se fossi stato in punto di morte, tranquilli, avrei cercato uno bravo.

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Ma mi fido dei medici? Più o meno. Credo che molti siano disonesti e, come tutti, troppo attaccati al posto di lavoro – è comprensibile – per perseguire la verità fine a sé stessa. A ogni modo, non conosco una soluzione migliore ai miei problemi di salute.

Però, come dicevo, in ultimo, sono uno studioso di filosofia e un fatalista. Si vive e si muore. Il rischio è dietro ogni angolo e, prima o poi, verrà anche il mio turno. Non fermerei, però, il Paese, con un nuovo lockdown, per salvaguardare la mia salute. Se crepo, crepo e tanti saluti. La prendo in culo come tutti. I loculi impilati uno sull’altro, nei cimiteri, mi sono di costante monito.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “NON CI STO A PASSARE PER NO-VAX (di Matteo Fais)

  1. Usano a sproposito la parola no vax perché non sanno cosa dire. Devono ripetere a pappagallo quello che sentono in televisione. Poveracci.

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